Due anni di mascherine anti Covid gettate in giro: la bomba ecologica che sta esplodendo
Ora che il Covid è meno minaccioso, a preoccupare sono loro
Già alla fine del 2021 l'utilizzo medio di mascherine globale ogni mese era di 129 miliardi, cioè 3 milioni al minuto. La maggior parte delle quali, usa e getta e realizzate con microfibre di plastica. Cioè non rapidamente biodegradabili. Ora le nostre (cattive) abitudini d'uso ci arrivano addosso. L'allarme risuona da uno studio pubblicato su Frontiers of Environmental Science & Engineering e firmato da un team della University of Southern Denmark.
Peggio della plastica usata
L'enorme produzione è simile a quella delle bottiglie di plastica, stimata in 43 miliardi al mese. Tuttavia, a differenza di queste ultime (di cui circa il 25% viene riciclato) non esistono linee guida ufficiali sul riciclo delle mascherine, il che rende più probabile che vengano smaltite come rifiuto solido. La preoccupazione più recente e maggiore riguarda la loro realizzazione con fibre di plastica microscopiche (spessore da 1 a 10 micrometri). Quando si diffondono nell'ambiente tendono a rilasciare più microplastiche, in maniera più facile e veloce delle plastiche sfuse come nei sacchetti, un impatto che può essere aggravato da quelle di nuova generazione, le cosiddette nanomascherine.
I dati che mancano sono quelli che preoccupano
I ricercatori sottolineano di non sapere come le mascherine contribuiscano al gran numero di particelle di plastica rilevate nell'ambiente, semplicemente perché non esistono dati. "Ma sappiamo- afferma Elvis Genbo Xu, autore dell'articolo- che, come altri detriti di plastica, possono accumulare e rilasciare sostanze chimiche e biologiche nocive, come il bisfenolo A, metalli pesanti e microrganismi patogeni. Questi possono comportare impatti negativi indiretti su piante, animali e esseri umani". Tra i suggerimenti vi è quello si pensare a sistemi di conferimento specifici e standardizzati per le mascherine e di realizzarne di biodegradabili.
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