Svolta green, arriva la batteria atomica per smartphone che dura 50 anni
“BB100”, questo il nome che le è stato attribuito
Avete caricato il vostro smartphone? Bene, ora dimenticate il caricabatterie e riprendetelo tra 50 anni. Pochi giorni fa, la startup cinese Betavolt ha presentato la prima batteria atomica per smartphone che si presenta al mondo come una svolta assoluta. La batteria ha una dimensione di 15x15x5 millimetri, una potenza di 100 microwatt, una tensione di 3 volt e può immagazzinare 3.300 megawattora. “BB100”, questo il nome che le è stato attribuito, è già in fase di produzione quantomeno per la fase pilota, e presto verrà prodotta su larga scala per poi essere immessa sul mercato. Una volta ottenuto il placet dagli enti regolatori, la previsione è il lancio di una batteria da 1W già nel 2025.
Ma come fa a durare 50 anni?
La batteria atomica per smartphone è una tecnologia innovativa che sfrutta il decadimento radioattivo di un isotopo del nichel per generare elettricità senza bisogno di ricarica. Durante i dieci lustri, il nichel si trasforma in un isotopo stabile di rame che, in sostanza, alimenta la batteria stessa. La batteria, fanno sapere i produttori, è sicura e resistente a temperature estreme, e potrebbe essere utilizzata per alimentare diversi dispositivi oltre gli smartphone: droni, micro-robot e anche apparecchi medici.
La batteria sviluppata da Betavolt è modulare, ovvero composta da più moduli, cioè da più unità indipendenti che possono essere collegate tra loro per aumentare la capacità e l’autonomia della batteria stessa. Questa caratteristica permetterebbe di utilizzare al massimo la batteria atomica, adattandola ai diversi smartphone, dispositivo che in 50 anni cambiamo dieci o più volte.
La batteria atomica per smartphone potrebbe avere delle conseguenze benefiche per l’ambiente, in quanto ridurrebbe il consumo di energia elettrica e la produzione di rifiuti derivanti dalle batterie tradizionali, anche se non manco le perplessità sulla tecnologia sviluppata dalla startup cinese Betavolt.
Differenza tra batteria atomica e batteria al litio
Negli ultimi anni sta aumentando la consapevolezza sugli enormi problemi ambientali e sociali connessi all’estrazione dei minerali, tra cui il litio, attualmente utilizzato nelle batterie.
Le batterie al litio hanno quindi un impatto ambientale negativo sia nella fase di estrazione delle materie prime, che comporta l’uso di acqua e sostanze chimiche, sia nella fase di smaltimento, che richiede processi di riciclo complessi e costosi. Inoltre, le batterie al litio hanno una durata limitata e una bassa efficienza energetica, che le rende inadatte a sostenere la transizione verso le fonti rinnovabili. Basti pensare al calo delle performance che, per le batterie dei nostri cellulari, arriva nel giro di 2-5 anni a seconda che il nostro utilizzo sia più o meno intenso e corretto.
Stando alle promesse fatte da Betavolt, invece, la batteria atomica potrebbe rappresentare una vera e propria svolta sulla durata delle batterie e ridurre le emissioni di gas serra. Questa nuova tecnologia, inoltre, potrebbe aprire nuovi scenari per quanto riguarda la mobilità elettrica, che in questi mesi sta vivendo un periodo più nero che green.
Quanta energia si risparmia con la batteria atomica
Secondo alcune fonti, il consumo energetico medio per ricaricare uno smartphone è tra i 3 e i 7 watt all’ora, a seconda del modello e del tipo di batteria. Questo significa che se ricarichi il tuo cellulare per due ore al giorno, consumi tra 0,006 e 0,014 kWh di elettricità al giorno, che corrispondono a una spesa annua tra 0,5 e 1 euro, considerando un costo dell’energia di 0,23 euro per kWh. In questa condizione il caricabatterie consuma da 3 a 7 watt all’ora; quindi, se uno smartphone richiede due ore di carica il consumo totale sarà da 6 a 14 watt all’ora.
Tuttavia, il consumo potrebbe essere superiore per due motivi: il primo è legato alla progressiva riduzione dell’efficienza della batteria dei telefoni, infatti non è raro che dopo qualche anno sia necessario ricaricare il cellulare anche due o più volte al giorno; in secondo luogo, spesso si ricarica il telefono di notte, lasciandolo per ore attaccato alla presa e comportando un ulteriore (e inutile) consumo energetico (consuma circa 0,25 watt all’ora).
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