Natasha Stefanenko: "La città dell'orrore sovietica in cui sono cresciuta"

Ne aveva già parlato ma su quel periodo della sua vita, un autentico incubo, la modella, showgirl e opinionista (laureata in ingegneria metallurgica) Natasha Stefanenko è tornata con nuove dichiarazioni. "Sono nata in una città segreta dello Stato sovietico ai tempi del trattato di Brest-Litovsk" ha detto intervistata in Rai da Francesca Fialdini, "la città in cui abitavo non aveva un nome, perché per motivi militari, quasi per mezzo secolo, non esisteva sulla carta geografica. La città era circonda completamente da mura, dal filo spinato, dagli allarmi".

Un clima da incubo: "Era controllata costantemente dalle guardie. C'erano pochissimi varchi per entrare. Anche i cittadini sovietici, per entrare, dovevano procurarsi i documenti che erano quasi impossibili da ottenere. Noi cittadini potevamo entrare e uscire perché avevamo un pass. A tutti gli altri era proibito". 

La repressione di idee non allineate a quelle del regime era durissima, a cominciare da chi aveva una fede religiosa: "Ho resistito grazia mia nonna, a 40 anni mi sono battezzata. Mi diceva: serve pazienza, tutti vedono il risultato finale, nessuno quello che ci hai messo per arrivare fin lì". 

Nessuna tranquillità e la paura continua: "Non dormivo la notte". In precedenza aveva detto: "Quando sono arrivata in Italia era per caso, per un concorso di modelle, ma io mi sono laureata in Ingegneria. Era il 1991quando arrivai qui, ero impazzita per i supermercati. Da noi in Russia c'erano molti problemi. In Russia compravo tanto cibo per sicurezza, per non rimanere senza niente, i primi tempi qui da voi facevo lo stesso. Scorte su scorte".