WikiPedro: il cicerone digitale innamorato della sua Toscana

“I social sono una piantina da innaffiare tutti i giorni, ma utilizziamo sempre il cervello"
Dall’incontro casuale in piazza Torre di Berta a Sansepolcro, all’amicizia che mi lega oramai da tempo con Pietro Resta. Quando leggerete questa prima riga scommetto che di primo acchito la domanda che vi sottoponete sarà: “Chi è Pietro Resta?”. Tolgo ogni dubbio ed in questa introduzione voglio parlare in prima persona. È WikiPedro, fiorentino doc e cicerone digitale come viene definito. Racconta storie e curiosità attraverso video pubblicati nei propri canali social: ha iniziato a far questo in maniera quasi casuale e con un fine completamente diverso rispetto a quello che oggi fa; partito dal raccontare la città di Firenze ha poi allargato nel tempo il suo interesse e il suo modo di illustrare le cose a tutta la Toscana. Ma i progetti in agenda per lui sono molti (in ultimo è stato protagonista al Palio di Siena di luglio), anche oltre i confini regionali. Disponibile e alla mano: insomma, vi posso assicurare che nei suoi video non è un personaggio costruito bensì spontaneo al cento per cento. Nel momento in cui gli ho chiesto se potevo fargli un’intervista a 360 gradi la risposta non è tardata ad arrivare. “Certo amico, quando vuoi. Per te sono sempre a disposizione”. E così, tra una chiacchierata e l’altra, è venuta fuori una bella (sarò di parte ma secondo me è bellissima) pagina di storia in cui Pietro, pardon WikiPedro, si racconta in esclusiva per l’Eco del Tevere. Lo scorso autunno ha visitato anche la provincia di Arezzo e ha raccontato storie e aneddoti di questo angolo di Toscana che si interseca con altre Regioni tra cui Emilia Romagna, Marche e Umbria. Prima il capoluogo e poi le altre vallate, tra cui proprio la Valtiberina con interesse su Piero della Francesca, Luca Pacioli e Michelangelo Buonarroti. Un nuovo modo di raccontare i luoghi e la loro storia che sicuramente fa molta presa sui giovani.
· Pietro Resta all’anagrafe, per tutti WikiPedro: come nasce questo nome?
“In realtà non è farina del mio sacco. È merito dei colleghi di Radio Firenze, i quali crearono un piccolo programma in cui per 20-30 secondi trasmettevano i miei video. La rubrica si chiamava proprio WikiPedro e mi consigliarono di cambiare nome alla mia pagina, che fino a quel momento era ‘Live Florence’. C’era stato subito un buon riscontro in radio e quindi accettai il consiglio: era il marzo del 2018 e ad oggi posso dire che è stata la scelta giusta”.
· Cosa fai nella vita?
“Faccio video, cerco di creare contenuti online che siano divulgativi dal punto di vista culturale e storico. Sono partito da Firenze, sono fiorentino doc e lì vivo, per poi allargarmi in tutta la Toscana da un anno a questa parte. Tengo a sottolineare, però, che la base è sempre Firenze, la maggior parte dei contenuti li sviluppo nel capoluogo toscano”.
· Come è nata questa particolare idea di narrare la storia, i luoghi e i personaggi attraverso dei video?
“All’epoca affittavo il mio appartamento in centro a Firenze ai turisti, quello dove poi ancora oggi vivo. Desideravo, però, offrire un servizio ancora più completo e non fermarmi al solo affitto della camera. A quel punto, ho iniziato a studiare più intensamente, seppure di storia e cultura sono sempre stato appassionato e offrire questa opportunità: mi si è aperto un mondo e l’obiettivo è quello di trasmettere il mio sapere anche agli altri”.
· Chi è l’autore delle tue storie o produzioni nei social?
“E’ Pietro, sono io. Faccio tutto da solo: dallo studio, al video e infine il montaggio per poi andare in pubblicazione nei miei canali social”.
· Qual è il segreto dei tuoi video, come riesci ad individuare sempre nuove storie e aneddoti da raccontare?
“Alla fine, credo proprio che il segreto non ci sia. Io nei video sono molto me stesso e cerco di non tradire mai la mia personalità: un approccio leggero, ma che non significa affatto superficiale e questo credo sia ciò che piace alla gente. Nel crescere, la fiducia delle persone è stata l’ingrediente più importante. Essendo oramai da anni attivo su Firenze, è una sfida quotidiana trovare sempre nuovi contenuti, ma vi posso assicurare che c’è davvero tanto da dire. Sulla Toscana, invece, c’è più libertà, essendo comunque un territorio ampio e oltretutto completo. Studio, ascolto e tranquillità: forse, se proprio devo, sono questi i segreti nei miei video”.
· Qual è la parte più difficile del tuo lavoro?
“Quella più difficile, ma sicuramente la più stimolante, è proprio cercare di creare nuovi contenuti per video o storie in una forma spiritosa e leggera. Quella più difficile e meno piacevole, anche se non dovrei dirlo, è il montaggio dei video, che risulta poi la parte fondamentale. Ma alla fine credo che poi il risultato ci sia sempre”.
· In questi anni la più grande soddisfazione che hai ottenuto?
“Le voglio dividere in due categorie: quelle materiali e quelle immateriali. Per la prima, sono sicuramente il titolo di personaggio fiorentino dell’anno nel 2021 e la Corona d’Oro del Marzocco lo scorso anno, direttamente dal Comune di Firenze. Per il resto, invece, c’è l’affetto delle persone che mi ringraziano in tutte le maniere per i video e i contenuti che gli metto sempre a disposizione”.
· Hai mai avuto modo di confrontarti o lavorare con un personaggio del piccolo o grande schermo? O richieste per film?
“No, ho avuto solo un’esperienza televisiva nel 2018 con Dmax. Ho buoni rapporti con Carlo Conti, ci conosciamo e lui ha molta stima nei miei confronti. Per il resto, non ho mai avuto contatti con personaggi dello spettacolo e neppure richieste per dei film”.
· Dai video alla carta stampata, perché hai scritto anche un libro: come è nata questa idea?
“L’idea è stata di Mondadori, che è sempre molto attenta ai profili social che secondo loro possono essere convertiti anche in cartaceo. E secondo me ci poteva anche stare, dopo due anni, di riordinare i video e metterli in fila così da essere più fruibili dalle persone. Un libro è a portata di mano per chi vuole conoscere Firenze. Un’idea, quindi, che è andata molto bene, ma vi posso assicurare che è un’esperienza davvero molto impegnativa. C’è l’idea e già la proposta da parte di Mondadori anche del secondo volume, ma in questo momento proprio non riesco. Intendete, è una cosa bella e che mi interessa, ma in questo momento non sono pronto”.
· Come mai, da Firenze, hai deciso di iniziare a raccontare anche altre parti della Toscana e dell’Italia?
“Proprio per cercare di allargare sempre di più il pubblico e scoprire altri territori, non volevo fare la fine del ‘bottegaio fiorentino’ che conosce solo Firenze. Ho poi notato che i numeri delle visualizzazioni dei video, quindi l’interesse, sono buoni anche quando non parlo di Firenze. Il massimo lo raggiungo poi quando mi trasferisco nelle città, come le esperienze all’Isola d’Elba o nelle città di Lucca, Livorno e anche ad Arezzo. Sono sempre state bellissime esperienze, ricche di soddisfazione”.
· E c’è appunto la parentesi aretina con le sue vallate: che idea ti sei fatto di questo angolo di Toscana e come sei stato accolto?
“Sono stato accolto benissimo. Questa è una terra molto bella, a mio avviso sottovalutata e non molto turistica ancora. Egoisticamente la preferisco, poiché si riesce a lavorare e a visitarla meglio in un mix tra arte e buon cibo. La Toscana tracima di turismo in questo momento e non è mai facile poi visitare i luoghi. Attenzione, però, meno turistica non significa affatto meno bella: questo lo voglio sottolineare molto bene”.
· Hai incontrato delle persone con cui hai poi mantenuto dei contatti?
“Ho amici ad Arezzo, questo anche prima che venissi per lavoro. Devo dire che sono rimasto in contatto con te e pure con un ragazzo che ha un negozio di abbigliamento nel centro di Arezzo. Tengo a precisare che quando sono fuori da Firenze, lo sono per lavoro e quindi faccio una vita che poi mi permette di lavorare. La faccio poco mondana. Amicizia la faccio per il mio carattere, ma comunque sono lì per lavorare”.
· Come reagisce la gente quando ti vede?
“In tutte le maniere. C’è chi mi blocca in mezzo alla strada, chi si vergogna e sorride e coloro che hanno un approccio molto confidenziale, a volte anche troppo. Le reazioni, quindi, sono molte e diverse tra di loro. Le persone di una certa età sono più spigliate e prendono subito confidenza, mentre i ragazzini sono più timidi. Quello che non mi capacito e mi fanno assolutamente ridere sono le reazioni delle donne di mezza età”.
· WikiPedro, ci racconti la tua giornata tipo?
“Mi sveglio presto. Alle 6.30 sono già in piedi per uscire di casa attorno alle 8. Giusto qualche appunto, studio il programma della giornata e inizio a fare video e storie. Pranzo, poi ho un momento ‘down’ nel primo pomeriggio: l’abbiocco, tanto per dirlo alla toscana. Dopodiché, esco di nuovo tra le 15 e le 16 per programmare la giornata successiva. Ho tempo anche per rispondere alla mail e ai follower, ceno e se ho da uscire lo faccio, ma poche volte alla settimana. Sono molto metodico e tengo davvero tanto alla mattina: per esempio i video li faccio sempre tra le 9 e le 12, stacco il telefono e quello è il momento creativo per me. Difficile che produca dopo pranzo, seppure possa capitare”.
· Nei video, poi, vediamo spesso un particolare legame con la nonna: come mai?
“È un personaggio particolare eduna persona, oltre che a me cara, che si presta bene. Spigliata, forte e in gamba che solo io so prendere. Vero che cerco di metterla nei video, ma non troppo, perché non voglio che passi il messaggio di ‘sfruttare la nonna’. Deve essere qualcosa di naturale. Quando lo faccio è sempre a sua insaputa, perché altrimenti perderebbe la sua naturalezza, nascondo il telefono e lascio partire la scena. Va bene quello che viene”.
· Davanti a te c’è una persona che non ti segue: come faresti per convincerla a farlo?
“Non lo faccio mai di pregare le persone a seguirmi. Ma se dovessi proprio farlo, gli chiederei subito se gli piacciono storia, arte e cultura. Se la risposta fosse positiva, gli direi che nei miei profili possono trovare qualcosa di interessante. Non gli parlerei certamente di viaggi, travel e neppure di cibo”.
· Quali sono i tuoi progetti futuri, quelli entro l’anno diciamo?
“Mi piacerebbe fare un “up grade” dei video e creare un format più divulgativo e lungo per raccontare ancora meglio la storia. Un prodotto di qualità specifico sulla storia, che potrebbe essere anche proiettato nelle scuole. Un servizio di dieci minuti solo sul duomo di Firenze, tanto per fare un esempio. Nel mese di ottobre, invece, sarò in Emilia Romagna ed è la prima volta che esco dalla Toscana per lavoro. Sono davvero curioso di sapere quale sarà la reazione della gente”.
· Che rapporto hai con lo sport ed in particolare con il calcio?
“E’ un rapporto di grande passione. Il calcio è stata la mia vita per 24 anni, ma che per ovvi motivi ho dovuto mettere da parte. Non nascondo che il calciatore era quello che avrei voluto fare. Ma non per questo ho perso la passione e in particolare per i colori viola della Fiorentina”.
· I giovani vivono oggi nei social, ma secondo te ne fanno un uso corretto?
“Alcuni sì, altri no. Non è giusto fare di tutta l’erba un fascio. Quando si è ragazzi, inevitabilmente si è più immaturi e io sono contento di aver raggiunto il successo in età abbastanza matura e di averlo gestito nel migliore dei modi. Averlo avuto a 18-20 anni, il rischio sarebbe stato quello di buttare tutto in ‘brodo di giuggiole’, mentre ottenerlo a 28 anni, come è stato per me, si riesce a gestirlo meglio. Vedi Davide, oggi purtroppo o per fortuna il successo è alla portata di tutti, mentre prima i ‘famosi’ erano gli attori oppure i calciatori. Oggi lo possiamo essere tutti. A me, 30 anni fa nessuno mi avrebbe chiesto una foto: oggi lo chiedono più a me che ad un giocatore della Fiorentina. Non con questo voglio essere presuntuoso, ma dire che il successo è alla portata di tutti e va saputo gestire. Quello che sarebbe importante è riuscire a staccarsi, perché sono strumenti che alla fine ti mangiano il cervello ed entrano in tuo possesso. In età matura è più facile, mentre in età adolescenziale più difficile. Il consiglio che voglio dare, quindi, è quello di utilizzare sempre il cervello, poi se hai un’idea e dei contenuti validi questi mezzi vanno utilizzati perché hanno potenzialità incredibili. Si può essere un ‘mini-imprenditore’ anche a 18 anni”.
· E se WikiPedro perdesse il cellulare?
“Vi rivelo un segreto: è successo! Me lo ricomprerei e non sarebbe un problema, seppure si fermerebbero per un attimo il business e gli affari. È come se io avessi un negozio di scarpe e la saracinesca si rompesse, così che non posso entrare; stessa cosa se si guastano i fornelli ad un cuoco. Non ne farei un dramma, anche se dovesse essere per una, due o tre settimane, perché sono convinto che nel tempo ho seminato bene e maturato anche dei crediti. Ho dato sempre continuità, garantendo da cinque anni almeno un video alla settimana; se dovesse esserci un periodo di stop, credo che i miei seguaci lo capirebbero senza problemi. Nonostante ciò, i social sono una piantina da innaffiare continuamente”.
· Lo vuoi lasciare un saluto ai nostri lettori?
“Lo faccio molto volentieri e spero di tornare presto nella vostra magnifica terra. Un saluto particolare ai lettori de L’Eco del Tevere, ho saputo che questo è il 17esimo anno di pubblicazione: sappiate che il 17 porta bene, ve lo assicuro e vi auguro una buona lettura. Ciao da WikiPedro”.
Davide Gambacci
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