Caso pubblicità ingannevole Ferragni-Balocco, la procura di Prato apre un'inchiesta

Il fascicolo aperto è un 'modello 45', cioè senza ipotesi di reato e senza indagati
La procura di Prato ha aperto un fascicolo modello 45, cioé senza ipotesi di reato e senza indagati, per la vicenda legata al pandoro Balocco firmato dalla influencer Chiara Ferragni. Lo riportano 'Il Tirreno' e 'La Nazione' spiegando che la procuratrice facente funzione Laura Canovai ha aperto l'inchiesta come atto dovuto a seguito dell'esposto che l'associazione di consumatori Codacons ha presentato all'autorità giudiziaria nelle varie città italiane.
Intanto il nucleo di polizia economico-finanziaria di Milano sta acquisendo, senza ordine di esibizione, le carte raccolte dall'Antitrust nella vicenda dei pandori Ferragni-Balocco, nell'ambito dell'inchiesta esplorativa coordinata dal procuratore aggiunto di Milano Eugenio Fusco.
Per l'istruttoria l'autorità garante della concorrenza (che ha comminato una maximulta da oltre un milione di euro) ha infatti raccolto moltissimo materiale e di conseguenza l'acquisizione da parte della Gdf prenderà diversi giorni. Tutta la documentazione, che compone un corposo fascicolo, sarà poi esaminata dalle Fiamme gialle che stenderanno una relazione da consegnare a Fusco, che poi deciderà se e quale reato ipotizzare ed eventualmente fare iscrizioni nel registro degli indagati. Al momento l'inchiesta è a carico di ignoti e senza titolo di reato.
Ferragni-Balocco, la vicenda
L'Antitrust ha imposto una multa di oltre 1 milione alle società riconducibili all'influencer Chiara Ferragni e di 420mila euro a Balocco per pratica commerciale scorretta per la questione del pandoro 'griffato' Ferragni. Le società coinvolte sono accusate di aver lasciato credere ai consumatori che, acquistando il pandoro, avrebbero contribuito a una donazione all'Ospedale Regina Margherita di Torino, ma la donazione di 50 mila euro era già stata effettuata dalla sola Balocco mesi prima.
Le società riconducibili a Chiara Ferragni, Fenice S.r.l. e TBS Crew S.r.l., che gestiscono i marchi e i diritti relativi alla personalità e all'identità personale della nota influencer ed imprenditrice, hanno incassato dall'iniziativa oltre 1 milione di euro, cifra che ora dovranno restituire sotto forma di multa. Più in dettaglio, Fenice dovrà pagare una multa di 400 mila euro e TBS Crew di 675 mila euro.
L'Autorità contesta alle tre società, appunto, di aver attuato una pratica commerciale scorretta per aver pubblicizzato il 'Pandoro Pink Christmas' associato all'immagine di Chiara Ferragni, il cui ricavato sarebbe stato destinato ad una donazione all'Ospedale Regina Margherita di Torino per acquistare un nuovo macchinario per le cure terapeutiche dei bambini affetti da Osteosarcoma e Sarcoma di Ewing.
Le società Fenice e TBS Crew hanno incassato la somma di oltre 1 milione di euro a titolo di corrispettivo per la licenza dei marchi della signora Ferragni e per la realizzazione dei contenuti pubblicitari senza versare nulla all'ospedale.
Secondo l'Antitrust la pratica scorretta si è articolata in diverse condotte: far credere ai consumatori che acquistando il "Pandoro Pink Christmas" al prezzo di oltre 9 euro, anziché 3,70 euro del pandoro non griffato, avrebbero contribuito alla donazione che, in realtà, era già stata fatta dalla sola Balocco molti mesi prima del lancio dell'iniziativa; aver diffuso, tramite il cartiglio apposto su ogni singolo pandoro, informazioni idonee ad avvalorare la circostanza - non vera - che l'acquisto del prodotto avrebbe contribuito alla donazione pubblicizzata; aver pubblicato post e stories sui canali social di Chiara Ferragni in cui si lasciava intendere che comprando il "Pandoro Pink Christmas" si poteva contribuire alla donazione e che la Signora Ferragni partecipava direttamente alla donazione, circostanze risultate non rispondenti al vero, nonostante le sue società avessero incassato oltre 1 milione di euro.
L'AGCM ha ritenuto inoltre che anche il prezzo del pandoro "griffato", pari a circa due volte e mezzo il prezzo del Pandoro classico Balocco, abbia contribuito a indurre in errore i consumatori rafforzando la loro percezione di poter contribuire alla donazione acquistando il "Pandoro Pink Christmas".
Secondo l'Antitrust questa pratica ha limitato considerevolmente la libertà di scelta dei consumatori facendo leva sulla loro sensibilità verso iniziative benefiche, in particolare quelle in aiuto di bambini affetti da gravi malattie, violando il dovere di diligenza professionale ai sensi dell'articolo 20 del Codice del Consumo e integrando una pratica commerciale scorretta, connotata da elementi di ingannevolezza ai sensi degli articoli 21 e 22 del Codice del Consumo.
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