Disturbi alimentari: cause, tipologie e trattamento
A preoccupare è il progressivo abbassamento dell'età di esordio di queste problematiche
Con il termine disturbi alimentari, o meglio disturbi del comportamento alimentare (DCA), si indicano una serie di problematiche caratterizzate da una relazione patologica con il cibo. Più precisamente chi ne soffre, oltre ad avere rapporti non sereni con l'alimentazione, si preoccupa in maniera eccessiva per la propria forma fisica e, non a caso, la percezione dell'immagina corporea in questi individui risulta spesso alterata. Se un tempo si credeva che i disturbi alimentari colpissero prevalentemente il sesso femminile, oggi ci si è dovuti ricredere. Sono sempre più numerosi, infatti, gli uomini che si ritrovano ad affrontarli.
Le statistiche italiane parlano di 3 milioni di pazienti, con un progressivo abbassamento dell'età di esordio della malattia. Una vera e propria emergenza sanitaria che ha spinto le autorità ad istituire la Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla che si celebra il 15 marzo. L'obiettivo è quello di sensibilizzare circa le conseguenze spesso gravi dei disturbi alimentari che, senza eccezioni, minano la salute fisica e psichica in maniera indelebile. Vediamo ora più da vicino le problematiche più diffuse: anoressia nervosa, bulimia e binge eating.
Disturbi alimentari: l'anoressia nervosa
Uno dei disturbi alimentari più diffusi è l'anoressia nervosa, ovvero una malattia la cui caratteristica principale è un significativo dimagrimento causato da una riduzione drastica dell'apporto calorico. Chi ne soffre ha il terrore di ingrassare e pertanto mette in atto una serie di strategie per evitare tale evenienza: vomito autoindotto, assunzione di lassativi, esercizio fisico estremo.
Secondo i dati, ad esserne maggiormente colpite sono le donne (circa il 90%). La problematica di solito esordisce nel periodo adolescenziale, tra i 15 e i 18 anni, ma sono sempre più frequenti i casi diagnosticati durante la preadolescenza (8-10 anni) e la menopausa. Esistono due forme di anoressia nervosa:
- Anoressia restrittiva: la dieta rigida o il digiuno sono associati ad un'attività fisica estenuante ed eccessiva;
- Anoressia con bulimia: il ridotto apporto calorico può talvolta essere sostituito da episodi di abbuffate e da conseguenti comportamenti di eliminazione (vomito autoindotto, assunzione di lassativi).
Non esiste un'unica causa, infatti questa condizione è l'esito di una serie di fattori genetici, ambientali, psicologici e relazionali. Il soggetto anoressico può aver vissuto un'esperienza traumatica o, per via di una scarsa autostima, può aver smarrito il controllo durante una dieta iniziata per perdere qualche chilo di troppo. Da un punto di vista ambientale talvolta si rivelano determinanti le influenze professionali (lavorare nel mondo della moda o della danza) e quelle famigliari (crescere in una famiglia in cui la comunicazione interpersonale è scarsa o addirittura assente).
Oltre al rapido calo ponderale, una delle prime manifestazioni dell'anoressia nervosa è l'amenorrea. Complica la situazione la dismorfofobia, ossia una percezione errata del proprio peso corporeo. Ci si vede eccessivamente grassi e si fa di tutto per dimagrire. A lungo andare questi atteggiamenti mettono a dura prova la salute. Sono sintomi fisici del disturbo:
- L'abbassamento della pressione arteriosa e della temperatura corporea;
- L'anemia;
- Le alterazioni endocrine;
- Le carenze vitaminiche e minerali;
- L'ipoglicemia;
- L'alcalosi metabolica.
Disturbi alimentari: la bulimia
Anche la bulimia è uno dei disturbi alimentari più frequenti. A caratterizzarla sono le numerose abbuffate di cibo, a cui seguono comportamenti destinati ad annullare quanto più possibile l'apporto calorico di quanto ingerito e i relativi sensi di colpa, come il vomito autoindotto, l'attività fisica estenuante, l'assunzione di lassativi, il digiuno prolungato. Quella del bulimico è una vera e propria ossessione per il cibo. È stato calcolato che un paziente è in grado di ingerire in una sola ora da 5mila a 20mila calorie.
La bulimia, che colpisce in particolar modo il sesso femminile di età compresa fra i 16 e i 40 anni, è causata da una serie di fattori psicologici, biologici ed ambientali. Da un punto di vista psicologico si è notato che la problematica è frequente in persone che hanno un determinato carattere. Si tratta di soggetti ansiosi o depressi, con una bassa autostima e con una notevole difficoltà a gestire le tensioni.
Talvolta sussiste una diagnosi di disturbo ossessivo-compulsivo o di disturbo post-traumatico da stress. Alcuni studi hanno evidenziato una componente genetica della malattia. Numerosi, infine, i fattori ambientali tra cui: l'esaltazione della magrezza da parte dei media, eventi particolarmente stressanti; violenze fisiche e/o abusi sessuali.
Abbiamo già visto che fra le principali manifestazioni comportamentali rientrano le abbuffate compulsive alle quali seguono i cosiddetti "metodi di spurgo". Non devono, però, essere trascurati i sintomi fisici che la bulimia comporta:
- Anomalie del ciclo mestruale;
- Danni dentali;
- Alito cattivo;
- Frequenti infiammazioni della gola;
- Costipazione;
- Squilibri elettrolitici;
- Problematiche cardiache;
- Malnutrizione.
Disturbi alimentari: il binge eating
A volte meno menzionato, il binge eating rientra anch'esso fra i disturbi alimentari. Definito anche disturbo da alimentazione incontrollata, è caratterizzato da ricorrenti episodi di abbuffate associate a particolari segni distintivi. Il paziente mangia in maniera vorace e rapidamente, anche in assenza dello stimolo della fame, grandi quantità di cibo fino a star male.
Questo comportamento, che avviene in media almeno due giorni la settimana per un periodo di sei mesi, si traduce in sensi di colpa, depressione e vergogna. A differenza della bulimia, però, il binge eating non è seguito da metodi di compenso (vomito, esercizio fisico, abuso di lassativi). La problematica colpisce prevalentemente il sesso maschile (40% dei casi) e le diagnosi sono in crescita.
Secondo numerosi studi il disturbo da alimentazione incontrollata è l'esito di una serie di fattori genetici, neuroendocrini, evolutivi, affettivi e sociali. In momenti di stress intenso e talvolta in maniera quasi inconsapevole, un soggetto cerca consolazione in determinati cibi. Quelli particolarmente dolci o salati provocano l'attivazione della dopamina, un neurotrasmettitore che induce un senso di appagamento ma che, al tempo stesso, rinforza la dipendenza verso gli alimenti incriminati.
Chi soffre di binge eating spesso è un individuo con una bassa autostima. Insoddisfatto della propria immagine corporea, egli ricorre frequentemente a diete dimagranti. Le abbuffate potrebbero rappresentare una fuga, un blocco nei confronti di uno stato emotivo considerato intollerabile o una difficoltà nella gestione degli impulsi. Non di rado la problematica innesca altri comportamenti legati all'impulsività: autolesionismo, alcolismo, tossicodipendenza, cleptomania.
Il trattamento dei disturbi alimentari
Dai disturbi alimentari si può guarire. Sia in caso di anoressia nervosa, di bulimia che di binge eating, il primo passo da compiere è quello di riappropriarsi di un atteggiamento sano nei confronti del cibo. Per far ciò è fondamentale intraprendere un percorso psicoterapeutico che può essere di tipo impersonale o di tipo cognitivo-comportamentale. Alle volte la terapia psicologica prevede il coinvolgimento dell'intero nucleo famigliare.
Utile, altresì, il supporto farmacologico. Le molecole maggiormente prescritte sono le SSRI, ovvero gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina che, rispetto agli antidepressivi triciclici, hanno meno effetti collaterali. Il dosaggio deve essere aumentato in maniera graduale e talvolta necessita di adeguamenti.
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