Montenegro, per il tentato golpe del 2016 anche due agenti russi tra i condannati
Tredici gli imputati, per un totale di 68 anni di carcere
Fu tentato golpe, pilotato dalla longa manus di presunti agenti dei servizi russi. E le condanne, per aver provato a sovvertire l’ordine costituzionale, dovevano essere esemplari. Così è stato ieri, in una Podgorica blindata, dove l’Alta Corte montenegrina ha pronunciato la sentenza di primo grado nel cosiddetto processo «Drzavni udar», colpo di Stato. Tutti condannati – per un totale di 68 anni di carcere - i tredici imputati, con passaporto montenegrino, ma anche ultranazionalisti serbi e russi accusati di essersi mobilitati per conquistare il potere con la forza nel giorno delle elezioni parlamentari, il 16 ottobre 2016.
Nuovi leader filorussi
Nei piani, poi saltati grazie a una soffiata, anche l’assalto al Parlamento e l’eliminazione dell’allora premier e oggi presidente, Milo Djukanovic. L’obiettivo, secondo l’accusa, spianare la strada a una nuova classe dirigente filorussa, pronta a impedire l’adesione del Montenegro alla Nato, una mossa avversata da Mosca ma concretizzatasi nel 2017. Quali furono i protagonisti del complotto? Secondo i giudici, in particolare Eduard Shishmakov e Vladimir Popov, condannati in contumacia a 15 e 12 anni per «tentato terrorismo» e per aver creato una «organizzazione criminale» assieme ad altri imputati. I due sarebbero presunti agenti dei servizi militari russi, ha sostenuto la procura, e sarebbero stati i responsabili del coordinamento dell’operazione. A subire la stessa sorte, pena cinque anni – ma non finiranno per ora in carcere - sono stati anche Andrija Mandic e Milan Knezevic, due leader dell’opposizione filoserba, che aveva paventato una «irrimediabile destabilizzazione» del Paese in caso di giudizio sfavorevole. I due politici avrebbero più volte viaggiato in Russia per mettere a punto il piano. Mosca ha sempre rigettato ogni suo coinvolgimento.
Commenta per primo.