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Abusi sui seminaristi: l’Argentina chiede il mandato di cattura per monsignor Zanchetta

Il vescovo si trova in Vaticano, richiamato nel 2017 da papa Francesco

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Dopo essersi reso irreperibile, visto che per giorni sembra non abbia risposto ad una serie di mail e telefonate, la Magistratura di Salta, in Argentina, ha spiccato un mandato di cattura internazionale nei confronti di monsignor Gustavo Zanchetta, l’ex vescovo  della diocesi di Orán nominato assessore dell’Apsa. Domiciliato in Vaticano, sul presule 54enne pende la doppia accusa di frode allo Stato e abuso sessuale semplice e continuato ai danni di due seminaristi mentre era ordinario diocesano. E proprio il fatto che i reati sarebbero stati commessi da un ministro di culto costituisce un’aggravante. La pm María Soledad Filtrín ha deciso di emettere il mandato nei confronti di Zanchetta dopo che lo stesso non ha risposto alle ripetute richieste di procedere alla notifica degli atti processuali e dopo la sua decisione di costituire il suo domicilio nello Stato del Vaticano. A giugno, però, quando a due settimane esatte dalla formalizzazione in tribunale delle accuse di molestie era stato autorizzato a lasciare l’Argentina e rientrare a Roma, il vescovo aveva fornito tramite i suoi legali numeri di contatto e indirizzi e-mail alle autorità argentine in modo da poter essere aggiornato sullo stato del suo caso. Un caso sicuramente tra i più intricati all’interno delle mura leonine. Monsignor Zanchetta era già stato protagonista di una strana vicenda di dimissioni da Orán, piccola diocesi al nord dell’Argentina caratterizzata da povertà e traffici di droga, dove Papa Francesco lo aveva posto il 23 luglio 2013 con una delle sue prime nomine episcopali. Nell’agosto 2017 il vescovo, allora 53enne (età ben lontana dai 75 anni richiesti per la pensione) aveva rinunciato alla guida della diocesi «a causa di motivi di salute» incurabili in quei luoghi. La sua improvvisa partenza, senza aver salutato né sacerdoti né fedeli, aveva dato adito a mille polemiche e speculazioni sul fatto che a motivo delle dimissioni vi fossero una «cattiva gestione finanziaria», una «crisi depressiva» o addirittura «pressioni» da parte dei narcotrafficanti.

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
22/11/2019 05:51:21


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