Assassinio di Daniel Pearl, il Pakistan grazia uno dei killer
Giornalista Usa ucciso nel 2002: dalla pena di morte a sette anni di carcere
Un tribunale pachistano ha ribaltato la condanna alla pena di morte per uno dei killer del giornalista Daniel Pearl (nella foto) del Wall Street Journal, rapito e ucciso nel 2002 in Pakistan. Omar Saeed Sheikh, un cittadino britannico, era stato condannato alla pena capitale nel luglio dello stesso per il sequestro e l’omicidio del reporter, ma la Corte di appello di Karachi ha stabilito adesso che avrebbe dovuto scontare soltanto sette anni di carcere. Con tutta probabilità Sheikh, sospettato anche di complicità con gli attentati dell’11 settembre, sarà scarcerato. Da 18 anni era in attesa del processo di appello, un intervallo anomalo dovuto anche alle interferenze dei Servizi pachistani.
Altri tre imputati, condannati in primo grado all’ergastolo assieme Sheikh, sono stati prosciolti dalla Corte di appello di Karachi, la più popolosa città pachistana. Nel complesso è un colpo di spugna sulle responsabilità dell’omicidio di Pearl, corrispondente per l’Asia meridionale con base a Mumbai, in India. Il giornalista era stato attirato in una trappola, con la promessa di un’intervista in Pakistan con un religioso estremista molto influente. Pearl venne rapito il 23 gennaio del 2002 da un gruppo jihadista che si definiva National Movement for the Restoration of Pakistani Sovereignty, e decapitato nove giorni dopo. Il corpo smembrato venne ritrovato il 16 maggio.
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