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Quattro chiacchiere con Valentino Borghesi imprenditore metalmeccanico di Sansepolcro
Ferro e metalli si trasformano in pregiati pezzi di arredamento
Scale artigianali e pezzi unici dal design particolare, con lui che progetta e realizza. Know-how squisitamente artigianale per Valentino Borghesi e la sua azienda, in vita da quasi 40 anni e ubicata nella zona industriale di Santafiora a Sansepolcro. Ferro e metalli sono le materie prime che si trasformano anche in pregiati pezzi di arredamento. Una realtà ben avviata, non fosse stato per un coronavirus che l’ha costretta a segnare il passo.
Borghesi, quali ripercussioni ha avuto il Covid-19 sul vostro settore?
“Purtroppo, la risposta è molto semplice: ci ha consentito di portare a termine i lavori che avevamo avviato, ma per il resto niente. L’avvento dell’emergenza ha bloccato ogni nuova commissione, come se insomma fosse stato innalzato un muro. Ho dovuto ricorrere alla cassa integrazione per tre persone, che spero di richiamare prima possibile”.
E per ciò che riguarda l’applicazione dei protocolli sanitari all’interno dell’officina?
“Rispettiamo alla lettera le normative della Regione Toscana con le specifiche istruzioni, soprattutto per ciò che riguarda gli interventi di sanificazione. Relativamente ai distanziamenti sociali, siamo messi senza dubbio bene: ogni operaio lavora separato di almeno 3-4 metri rispetto al collega”.
Da quanto abbiamo potuto intuire, l’emergenza ha praticamente “riscritto” i programmi di un 2020 che per voi era nato con ben altre premesse?
“Sì e anche in misura sensibile. C’era diversa “carne al fuoco” a livello di lavoro, ma se guardiamo per esempio al segmento “arredamento” tutto è ora spostato al 2021. Ci è stata in pratica azzerata la seconda parte dell’anno, per cui mi auguro che questi sei mesi ancora davanti trascorrano più velocemente possibile”.
Come giudica gli interventi del governo centrale a sostegno di lavoro e imprenditoria?
“Non è arrivato niente, questa la realtà. A parte il bonus di 600 euro, dobbiamo ancora vedere tutto il resto, a cominciare dalla cassa integrazione per i dipendenti. Il problema è che si vorrebbe far capire agli italiani che sta andando tutto bene, quando invece non è vero: le difficoltà ci sono, inutile nascondersi”.
Le sue preoccupazioni per il futuro in generale?
“Che intanto il virus non si ripresenti, perché a quel punto dovremmo scappare tutti a casa e sarebbe davvero finita. Confidiamo allora in un ritorno abbastanza rapido alla normalità, per aver se non altro la possibilità di tamponare la situazione e di ricominciare a poter contare su ordinativi e commissioni. Quello che ci conforta è la qualità riconosciuta del nostro lavoro: con un requisito del genere, l’ottimismo è maggiore e anche motivato, per cui è il caso di impegnarsi come sempre abbiamo fatto, al fine di avere la meglio su questo difficile momento”.
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