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Quattro chiacchiere con Alfiero Bigioli rivenditore auto di Sansepolcro

"Abbiamo un governo buono a fare solo annunci"
Vendita e assistenza auto nella nuova sede inaugurata dieci anni fa alle Forche di Sansepolcro. Un’ampia area espositiva, un’officina attrezzata, un magazzino ricambi e un efficiente servizio clienti: tutto questo è Bigioli Auto, azienda che si appresta a compiere i 50 anni di vita e che ha al timone Alfiero Bigioli assieme al figlio Massimo, con sei dipendenti in organico. L’emergenza Covid-19 ha lasciato il segno anche in questo settore, come Alfiero Bigioli spiega nell’intervista.
Bigioli, come avete vissuto il periodo del lockdown?
“Siamo rimasti aperti solo per le emergenze: eravamo io e mio figlio, con i sei dipendenti in cassa integrazione da aprile, poi abbiamo riaperto in maggio. Due mesi dedicati solo all’essenziale, ma per il resto lavoro uguale a zero e quando abbiamo ricominciato, con un regime logicamente ridotto, ho versato ai dipendenti una parte dello stipendio”.
E il mercato dell’auto che fase sta vivendo?
“Era già in crisi da gennaio-febbraio, per cui il lockdown non ha fatto altro che dargli il colpo di grazia. Adesso qualcosa si sta muovendo, ma con molta lentezza: l’unica eccezione è relativa all’usato, quello però sotto i 5mila euro. Cosa significa, quindi? Che purtroppo i soldi non ci sono”.
E con le nuove disposizioni anti Covid-19 come vi state regolando?
“Serviamo anche le società di noleggio, per cui è chiaro che da noi pretendano la massima regolarità nella prevenzione del Covid-19. Plexiglass rigorosamente all’interno dei nostri uffici, dove si entra uno alla volta, mentre in officina non vi sono problemi: il distanziamento è garantito. Tutte le mattine sanifichiamo l’accettazione e i banchi da lavoro: mi ha fatto particolarmente piacere che la Asl, durante un controllo, ci abbia fatto i complimenti per come operiamo. Per carità, non pretendevo i complimenti, però al rispetto delle disposizioni ci teniamo”.
E come valuta l’operato del governo nazionale?
“Mi pare che questo sia il governo degli annunci. Sia chiaro: nessuna critica personale nei confronti del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, perché credo che al suo posto anche chi lo sta criticando non avrebbe combinato di meglio. Se vogliamo essere onesti, il problema maggiore è stato quello di aver delegato alle Regioni la cassa integrazione. A parte i dipendenti pubblici, gli altri aspettano ancora soldi per andare avanti e mi sembra che continuino a prenderci in giro: a livello di parole e di promesse, nulla da eccepire, però all’atto pratico non si è ancora visto un centesimo”.
Preoccupato per le notizie che circolano su un possibile ritorno del virus?
“Dovrebbero divulgare notizie più incoraggianti, senza ovviamente nascondere la verità dei fatti. Purtroppo, i focolai in giro ancora ci sono: non abbiamo fatto in tempo a tirare un sospiro di sollievo che in qualche zona si sono ripresentati e la questione non deve essere sottovalutata, anche se tutto ciò sta bloccando chi è tentato di andare in ferie e anche chi – parlo del mio settore - deve acquistare un’auto. Nel clima di incertezza che continua a regnare, la gente preferisce stare a guardare per capire quale piega prenderà la situazione. Mi viene allora da dire: o non crediamo a quanto ci dicono i virologi, che spesso non mi sembrano d’accordo nemmeno fra di loro, oppure ci comportiamo con maggiore coscienza e intelligenza per evitare ricadute che sarebbero pericolose. Diciamolo francamente: non ci possiamo permettere un secondo lockdown, perchè sarebbe la fine”.
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