Da Berlinguer ai giorni nostri
Parlare di questione morale è estremamente delicato
Noi siamo convinti che il mondo, anche questo terribile, intricato mondo di oggi, può essere conosciuto, interpretato, trasformato, e messo al servizio dell’uomo, del suo benessere, della sua felicità. La prova per questo obbiettivo è una prova che può riempire degnamente una vita.
(Dal comizio di E. Berlinguer del 7 Giugno 1984, Padova)
Parlare di questione morale è estremamente delicato, perché ogni qualvolta ci si approccia a questo argomento così complesso, ma anche purtroppo attuale, si finisce per fare considerazioni che cadono nella sfera politica o meglio nel rischio di sostenere quella o l’altra parte politica.
Io questo non desidero farlo e il mio vuol essere un approccio di tipo sociale, etico e super partes per una riflessione equilibrata sul momento storico che stiamo vivendo con tutte le sue contraddizioni e le sue problematiche.
Era il 28 luglio 1981 quando Berlinguer rilasciò la storica intervista a Eugenio Scalfari su la Repubblica.
Il titolo: I partiti sono diventati macchine di potere.
Fu quella una conversazione che fece emergere il grido di dolore e di grande preoccupazione dell’allora Segretario del partito Comunista nei riguardi della deriva politica. ma anche sociale del nostro paese e per la prima volta, fu in quel momento che, dopo tanti anni riemerse pesantemente il tema della questione morale o malattia morale
Berlinguer laureatosi all’Università di Sassari, presso la Facoltà di Giurisprudenza, conosceva perfettamente chi la malattia morale l’aveva tirata in ballo ben 60 anni prima, perché proprio dall’approfondimento del pensiero di Benedetto Croce egli scrisse la tesi dal titolo Filosofia del Diritto: da Hegel a Croce e Gentile.
La questione morale esiste da tempo, affermò Berlinguer, ma ormai essa è diventata la questione politica prima ed essenziale, i partiti non fanno più politica e sono degenerati : questa è l'origine dei malanni d'Italia.
I partiti di oggi-continuò- sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune
I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV e alcuni grandi giornali.
I partiti- continuò Berlinguer- non fanno più politica. Politica si faceva nel ‘45, nel ‘48 e ancora negli anni Cinquanta e sin verso la fine degli anni Sessanta. Grandi dibattiti, grandi scontri di idee, certo, scontri di interessi corposi, ma illuminati da prospettive chiare, anche se diverse, e dal proposito di assicurare il bene comune. Che passione c’era allora, quanto entusiasmo, quante rabbie sacrosante! Soprattutto c’era lo sforzo di capire la realtà del paese e di interpretarla. E tra avversari ci si stimava. De Gasperi, Togliatti e Nenni e, al di là delle asprezze polemiche, delle battaglie, la stima era reciproca e, lo scontro sempre leale, si placava per il bene del paese.
Dalle parole dello statista non si può che evincere quanto il problema, ma chiamiamola condizione, sia attuale: L’Italia è ammalate anche oggi come nel 1981 di malattia morale, prima di ogni altra cosa e oggi è uno dei nostri problemi più importanti, una situazione di malessere generalizzata alla base di tutto il nostro sistema, della politica prima di tutto, ma poi a cascata su tutti gli altri settori dello stato, da quello sociale allo stato psicologico e emozionale della gente.
Così come la malattia fisica colpisce il corpo, la malattia morale colpisce la libertà, il rispetto, il rispetto delle istituzioni, lo stato del diritto, il rispetto di tutti quei valori su cui la democrazia è fondata. L’odio sociale, la maldicenza e la vendetta prendono il sopravvento e la malattia morale arriva a delegittimare tutto il sistema sociale.
Questa espressione venne efficacemente usata da Benedetto Croce, quando indagava sulle ragioni che condussero in Italia alla instaurazione del Regime fascista. Croce riteneva che l’offuscamento o addirittura il venir meno nella coscienza collettiva, dei valori di libertà, di rispetto della dignità di ogni uomo, dello spirito di tolleranza, del rispetto della legge e della Giustizia, del rispetto delle Istituzioni, del sostegno ai più deboli (cioè i cardini della Legge morale) avevano finito per inquinare la vita politica, economica e sociale del Paese.
I segni premonitori di quello che sarebbe accaduto dopo il 1921 in Italia (data della Marcia su Roma) erano stati puntualmente rilevati dal filosofo liberale che aveva osservato con preoccupazione gli accadimenti del cosiddetto Biennio Rosso. In quel periodo infatti (1919/1920) si era appena conclusa la Rivoluzione Bolscevica e si era manifestata una grande protesta delle masse operaie verificatesi a seguito della grave crisi economica che aveva colpito l’Italia dopo la Prima Guerra Mondiale.
A questa protesta si erano unite sollevazioni anche da parte della classe borghese ed in particolare da parte degli agrari e poi anche da parte dei reduci di guerra, che erano rientrati nella loro vita civile e che si ritrovavano privi di lavoro.
A tutto questo si aggiunse ricordiamo la pandemia influenzale chiamata” Spagnola” che dal gennaio 1918 a dicembre 1920 uccise decine di milioni di persone.
Questa situazione aveva costituito la premessa per l’avvento della dittatura. A causare questa crisi non erano, secondo Croce, ragioni economiche e sociali, ma uno smarrimento di coscienza, una depressione civile e una ubriacatura, prodotte dalla guerra e dalla grave crisi economica.
Oggi di questa stessa “malattia morale” vedo i sintomi preoccupanti nel nostro vivere insieme, nella nostra comunità, ma anche, e troppo spesso, nel Parlamento.
Vedo con amarezza e preoccupazione che sintomi di questo tipo ormai da tempo si manifestano nelle varie espressioni e nei meccanismi del nostro vivere insieme.
Il civile confronto politico è divenuto una lotta senza quartiere. In essa si fa frequente ricorso non solo alla violenza verbale, ma anche allo spirito di vendetta, al dossieraggio su episodi della vita privata.
Stiamo purtroppo approdando nel porto dell’”odio sociale”. Persino alcune nostre Istituzioni rischiano a loro volta, di essere inquinate dalla caduta dei valori morali.
Vedo i segnali di questa situazione nella spietata difesa degli interessi di parte, nel continuo avvicendamento dei responsabili della maggiori Istituzioni finanziarie, negli interventi a volte “impropri” della Magistratura.
Tutto ciò inoltre avviene in un Paese che non ha ancora trovato, a causa di anni di malgoverno e scelte scellerate, un modello stabile di crescita economica e per questo rischia, per i suoi giovani, di veder riattivare l’antica e dolorosa prassi della emigrazione.
Occorre, senza venir meno ai nostri diversi principi politici, ricostruire vincoli di solidarietà per la nostra Comunità.
In questa direzione si possono stabilire o rafforzare dei principi che abbiano valore costituzionale, in base ai quali organizzare il comportamento delle forze politiche e sociali. Ciò comporta una condivisione di questi principi, molti dei quali compaiono già nel nostro sistema costituzionale. Si tratta di riprenderli, di rinnovarli ed eventualmente ampliarli attraverso un costruttivo dibattito tra le stesse forze politiche.
Altre esperienze simili sono state condotte con successo in alcuni paesi occidentali che erano stati colpiti dalla sindrome che oggi turba profondamente la nostra vita politica e sociale.
Queste esperienze, consacrando il metodo democratico, hanno evitato lotte dolorose e distruttive tra i membri delle comunità.
Per proseguire e approfondire questo argomento , ritengo importante ricordare Alexis Henri Charles de Clérel de Tocqueville, nato nel 1805 a Cannes, Ministro degli Esteri Francese nel 1849, magistrato, storico, filosofo e precursore della moderna sociologia.
Nel 1831 inviato negli Stati Uniti per studiare il sistema penitenziario statunitense, fu colpito dallo stato sociale e soprattutto da una realtà nuova dove emergeva il livellamento sociale e l’assenza di privilegi da parte di alcuni rispetto ad altri, per questo motivo decise di rimanere più di un anno e scrisse la sua opera più importante ”La Democrazia in America” un capolavoro per comprendere la democrazia Americana e le modalità che permisero di arrivarci.
Norme che Tocqueville teorico della democrazia moderna racchiuse in un unico concetto fondamentale: la coscienza democratica non può esistere se non ci sono fondamenta morali solide.
Mara Valentini
Mara Valentini - Mara Valentini è nata e cresciuta a Rofelle, frazione del Comune di Badia Tedalda, e in questo contesto, ha imparato ad amare la terra e il mondo delle piante e dei fiori. Dopo esseri diplomata al Liceo Scientifico di Sansepolcro, si è laureata presso l’ Università di Urbino. Ama cambiare, intraprendere nuove sfide in un rinnovamento continuo. Da sempre impegnata in politica, per combattere le ingiustizie e difendere i più deboli. Nel 1989 è cominciata la sua storia nella Repubblica di San Marino, dove è stata Direttore generale del Dipartimento “Istruzione, Cultura e Università”. Membro CAHDPH Rights of Persons with Disabilites dal 2007 al 2016 presso il Consiglio d’Europa, Rappresentante della Repubblica di San Marino nel Committee of Experts on the Rights of People with disabilites (DECS-RDP), Council of Europe Strategy on the Rights of Persons with disabilites (2017-2023) a Strasburgo. Nella XXIX Legislatura è stata Parlamentare della RSM poi Commissario della Commissione Parlamentare I - Affari Istituzionali, Pubblica Amministrazione, Affari Interni, Protezione Civile, Giustizia, Istruzione, Cultura, Università e Ricerca Scientifica, poi Commissario della Commissione Parlamentare IV - Sanità, Sport, Territorio e Ambiente. Sindaco di Governo. Membro (UIP) Unione Internazione Parlamentare a Ginevra. Capo Delegazione (PAM) Parliamentary Assembly of the Mediterranean delle Nazioni Unite. Tra le sue passioni, la scrittura e la cucina: collabora con la rivista “Giardino Antico” dove ha una sua rubrica personale dal titolo “La cucina delle foglie”.
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