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Mondo Politica: intervista a Simona Bartolo consigliere comunale a Sansepolcro

"Profondamente delusa dal comportamento del mio gruppo i Democratici per Cambiare"
È entrata in consiglio comunale a Sansepolcro lo scorso 19 ottobre e subito le carte si sono sparigliate. Simona Bartolo, insegnante di scuola primaria, non rappresenta infatti i Democratici per Cambiare, la lista della quale faceva parte alle elezioni del 2016. Ha dunque fatto la sua scelta, rimanendo all’interno della maggioranza ma optando per il Gruppo Misto. Insomma, per l’amministrazione guidata da Mauro Cornioli un altro segnale di scricchiolio quando la legislatura è sempre più vicina alla dirittura di arrivo.
Bartolo, quali sono state le sue prime sensazioni non appena si è seduta sullo scranno consiliare?
“Tantissima era l’emozione, trattandosi di una esperienza nuova. Peraltro, non ero supportata da nessuno e tutto questo per una scelta mia. Al momento del discorso – non lo nego – la mia voce era un tantino tremolante: sono abituata ogni giorno a parlare con gli alunni, ma in quel momento ero davanti a una platea istituzionale”.
Perché ha deciso di non andare con i Democratici per Cambiare?
“Fin dalla conclusione delle elezioni comunali del 2016 c’è stata una sorta di rottura. Fra i Democratici per Cambiare, gli eletti erano stati solo uomini, mentre le donne erano state messe in disparte: avevo insomma notato cose e situazioni che non mi erano piaciute e non lo dico assolutamente per questioni di… femminismo. Da quel momento, abbiamo interrotto i contatti: nessuno mi ha più chiamato, ma anch’io non ho richiamato nessuno, fino a quando settimane addietro mi hanno detto che probabilmente avrei ricevuto una proposta di surroga. Ebbene, le due donne che nella lista dei non eletti stavano davanti a me (Francesca Giovagnoli e Cristina Falleri n.d.a.) non hanno accettato, poi era il mio turno e ho avuto la sensazione che spingessero anche me a dire di no, magari aspettando il “sì” dalla donna che forse sarebbe stata di loro gradimento. Ero tentata di mollare anch’io, poi ci ho ripensato e non mi sono piegata a determinati atteggiamenti. E allora mi sono detta: accetto. Ero entrata a far parte dei Democratici per Cambiare anche in nome di uno dei suoi fondatori, mio zio Massimo Canosci, che purtroppo non c’è più da qualche anno, per cui ho deciso di prendermi questo impegno nella piena consapevolezza della scelta che ho fatto e per ricordare quanto fatto da mio zio. Non dimenticando un particolare: dopo le dimissioni di Luca Galli, si è optato per Francesco Del Siena in giunta e il posto il consiglio è rimasto libero. Se pertanto Simona Bartolo è diventata consigliere, lo si deve alle loro scelte”.
Il consigliere Michele Del Bolgia l’ha duramente criticata, dicendo che Lei non rappresenta i Democratici per Cambiare perché è uscita dal movimento. Cosa risponde?
“Del Bolgia ha dichiarato che non rappresento le donne dei Dpc, perché sono rappresentate dai Dpc stessi. Bene, sarei curiosa di parlare con altre donne per sapere cosa ne pensano. La mia scelta è stata regolare, poi è chiaro che non potevo mandare giù quel “boccone” al quale ho fatto riferimento sopra. E lo ripeto: nessuna rivendicazione di femminismo. Piuttosto, inviterei Del Bolgia e gli altri a fare una riflessione e magari consiglio a tutti di concentrare le loro energie su argomenti più importanti: adesso ce n’è veramente bisogno”.
Quali sono i punti nei quali si impegnerà negli ultimi mesi di questa amministrazione?
“Lavoro nella scuola e quindi questo è il mio ambito principale. L’obiettivo prioritario è quello di fare in modo che tutti abbiano la possibilità di fruire della scuola, in presenza come a distanza. Se dovessimo chiudere, non avremmo i mezzi per raggiungere tutti e da casa non vi sarebbe per tanti la possibilità di partecipare. Recepirò pertanto tutte le istanze provenienti da questo mondo, non dimenticando che in qualità di consigliere comunale sono entrata a far parte della commissione cultura”.
Simona Bartolo ha intenzione di continuare anche in futuro la sua attività politica?
“Penso di sì, perché comunque anche per la professione che svolgo rappresento la comunità nella quale vivo da oltre trent’anni (mi sento biturgense a tutti gli effetti, anche se la mia famiglia non è originaria di questa parti) e oramai ho le spalle sufficientemente larghe per ricevere le critiche. Quindi non lo nego: mi piacerebbe continuare”.
Perché, secondo il suo parere, sono state disattese le aspettative venutesi a creare con l’insediamento di questa amministrazione?
“Semplice: perché le promesse fatte in campagna elettorale debbono essere mantenute e se poi questo non avviene, è chiaro che qualcuno storce la bocca. Quando si formulano proposte, bisogna poi essere concreti e tradurle in pratica”.
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