Si fa presto a dire America...
Esistono due Americhe, una “blue” e una “red”
Forse quando lo finisco di scrivere ne sapremo di più, ma lo dubito; ma chi sarà il presidente degli Stati Uniti?
A questo punto Biden ha quasi tre milioni di voti in più di Trump, ha un leggero vantaggio con i grandi elettori, ma considerando che ancora contano i voti, corre il rischio di non raggiungere la quota di 270 e non divenire il prossimo presidente.
Quello che abbiamo appreso da queste elezioni è chiaro più che mai: esistono due Americhe, una “blue” e una “red”.
Il trumpismo ha radici profonde in America che continueranno a dettare il corso degli eventi politici ed economici per molto tempo. I democratici speravano in una netta vittoria che avrebbe spazzato via le barriere ai mutamenti progressivi ma il responso del 3 Novembre ha arrestato ogni progresso in quella direzione.
L’evento più sorprendente per Biden è stata la conquista di uno stato “rosso”, l’Arizona.
I sondaggi indicavano la possibilità di un trionfo democratico, che avrebbe ripudiato l’era trumpiana. Il partito democratico sperava di allargare la maggioranza democratica alla
Camera dei Rappresentanti e ottenere il controllo democratico del Senato, ma non è successo. Anche se Biden si assicura la presidenza avrà le mani legate.
Il risultato dell’elezione non si presta ad interpretazioni di parte. La nazione americana è spaccata a metà, con il Senato ancora in mano ai repubblicani e la spada di Damocle di sentenze anti-sociali e ultra conservative della Corte Suprema. Trump ha confermato chiaro e tondo il proposito già espresso, quello di far leva sulla Corte Suprema per arrestare il conteggio dei voti in assenza e per corrispondenza.
Dal canto suo, Joe Biden ha invitato alla calma e ad una serena attesa del risultato finale.
Per i democratici la delusione maggiore è quella di non aver fatto progressi elettorali nel Sud e nella Florida in particolare, dove Biden faceva conto sull’elettorato hispanico. Di fatto, il fallimento si farà sentire al Congresso dove è prevedibile l’intensificarsi del “gridlock” ossia dell’ingorgo che paralizzerà il varo di nuove leggi destinate a riformare settori cruciali
come gli interventi economici per alleviare le conseguenze del Covid 19 e il regolamento dell’immigrazione.
Trump ha riscosso il voto dei cubano-americani, tradizionalmente repubblicani, e di elettori latino-americani che hanno causato la perdita di due seggi democratici di Miami alla Camera dei Rappresentanti. In breve, per il futuro, i democratici non possono più far conto su un blocco di elettori hispanici, per quanto sia ormai accertato che gli stessi latinos sono divisi, tra quelli repubblicani della Florida e quelli democratici dell’Arizona.
Il dibattito in seno al partito democratico promette di essere acceso e possibilmente determinante ai fini della scelta di una nuova compagine di candidati per le elezioni del 2024.
Va registrato il fatto che anche questa volta i sondaggi demoscopici sono falliti. Forse ci vorranno alcuni giorni prima di proclamare il vincitore della contesa presidenziale ma gli americani non dimenticheranno facilmente che i “poll” avevano dato Joe Biden vincente con otto punti di vantaggio, uno scarto che si è rivelato una chimera. Ed infine, la stessa stampa ha fallito nelle sue previsioni, avendo costantemente e ostinatamente bollato Donald Trump come razzista, misogino e aspirante dittatore. Trump certamente rispecchia tali aspetti, ma una massa di americani manifestamente non è d’accordo su tale raffigurazione del presidente repubblicano. E’ certo comunque che i media non hanno saputo individuare quegli aspetti della presa che Trump ha presso un vasto settore dell’elettorato.
E ora torno ad ascoltare la radio sono le 8:00 (ora di Boston),
Non ci sono novità! Continuano a contare i voti arrivati per posta.
Fausto Braganti
Fausto Braganti - Pensionato, attualmente residente nelle Corbieres (sud est della Francia, vicino a Perpignan). Nato e cresciuto a Sansepolcro. Dopo il liceo ha frequentato l’Università di Firenze, laureandosi in Scienze Politiche al Cesare Alfieri. Si è trasferito a Londra nel 1968, dove ha insegnato italiano all’Italian Center per poi andare a Boston negli Stati Uniti, dove ha lavorato per Alitalia per 27 anni con varie mansioni e in diverse città, sempre nel settore commerciale. Dopo Alitalia è rimasto nel campo turistico per altri 15 anni per promuovere l’Italia agli americani. Ha pubblicato un libro di memorie, “M’Arcordo…” sulla vita a Sansepolcro nel dopo guerra, ottenendo un discreto successo. Ama la Storia: studiarla, raccontarla e scriverla.
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