Opinionisti Fausto Braganti

Si fa presto a dire America

C’e’ una radice storica che spiega l’accanimento degli americani nel possedere armi da fuoco

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Le stragi quasi quotidiane in America hanno molte cause, prima fra tutte il fatto che nella nazione esistono piu’ armi da fuoco che abitanti (per la precisione, questi sono 330 milioni). Ma c’e’ una radice storica che spiega l’accanimento degli americani nel possedere armi da fuoco e nel farne uso in circostanze che variano dalle alterazioni mentali alle vendette, dai suicidi al cosiddetto “road rage”, che scatena gli automobilisti inferociti dalla condotta di altri sulla strade. Quello che fa notizia sono le stragi, designazione riservata all’uccisione di almeno quattro persone, un genere di delitto plurimo predominante nelle scuole e nei luoghi di intrattenimento. E’ una fattispecie criminale in cui gli Stati Uniti eccellono, perpretata da individui armati di AR-15, un fucile semiautomatico originalmente in dotazione all’esercito statunitense.

La radice del fanatico attaccamento degli americani alle armi da fuoco e’ quella del mito secondo cui una nazione armata e’ una nazione piu’ sicura. Gli Stati Uniti sono nati come il Paese dei Minutemen, una forza coloniale ovvero di milizie civili esercitate ai conflitti a fuoco della rivoluzione americana, pronte ad entrare in azione nel giro di minuti (donde il nome Minutemen). E’ un mito che ha accompagnato lo sviluppo della nazione americana e che con il tempo si e’ trasformato in una realta’ politica che resta scolpita nelle aule del Congresso. Questo spiega perche’ ogni tentativo dell’esecutivo di imporre misure restrittive al possesso e all’uso di armi da fuoco fallisce miseramente al Congresso, anche all’indomani di stragi orripilanti come quella nella scuola Sandy Hook, dove nel dicembre 2012 vennero massacrati venti bambini di 6 e 7 anni, e sei adulti appartenenti al personale.

Con la presidenza di Joseph Biden si apre un nuovo capitolo nell’interminabile contesa politico-sociale attorno al cosiddetto “gun control”. Durante la campagna elettorale, Biden aveva promesso di combattere la proliferazione delle armi da fuoco e la “escalation” di delitti commessi con armi da fuoco che ogni anno uccidono 40.000 americani. L’angoscioso problema e’ che il presidente in carica puo’ fare ben poco in fatto di “gun control” perche’ e’ il Congresso a legiferare in proposito. Ma i membri del Congresso, ed in modo speciale quelli repubblicani, non avvertono il dovere di intervenire in una crisi che investe la sicurezza pubblica ed in misura crescente la sanita’ pubblica. All’indomani di una strage, quando l’opinione pubblica e gli apostoli del “gun control” invocano un intervento governativo, i difensori del Secondo Emendamento, quello che sancisce la legittimita’ del possesso delle armi, si rifugiano nell’ipocrito ritornello “questo non e’ il momento di discutere sul possesso delle armi”, annullando in tal modo l’esecrazione per l’ultimo eccidio dovuto alla disponibilita’ di armi d’assalto.

Biden ci prova adesso attraverso un serie di ordini esecutivi che introducono regole come quella che vieta i “stabilizzatori” che trasformano comuni pistole in veri e propri mitragliatori. Un altro ordine e’ volto a mettere fuori legge i cosiddetti ”ghost guns” (pistole fantasma) che possono essere assemblate in casa con parti acquistate online. E’ superfluo aggiungere che queste armi non recano numeri di serie e non costringono il portatore a registrarle. Un’altra iniziativa intrapresa da Biden e’ quella di affidare al dipartimento della giustizia il compito di emanare disposizioni definite “red flag” mirate a sventare l’acquisto di armi da parte di individui che possano rappresentare un pericolo a se stessi o ad altri.

Resta da vedere quanto capitale politico Biden sia disposto a spendere per forzare l’approvazione congressuale di norme di “gun control” alle quali i repubblicani, e qualche democratico, sono fermamente contrari. La priorita’ del presidente e’ l’approvazione di un ambizioso progetto di rilancio economico nell’ottica di una impellente equiparazione sociale. Nei ranghi dell’opposizione al “gun control” spicca da sempre la National Rifle Association (NRA), un potente movimento di propagazione delle armi da fuoco e di assoluto sostegno ai fabbricanti di armi. La NRA ha perso terreno a seguito di problemi nella sua leadership, ma ha ancora notevole potere politico per avversare la nomina di David Chipman a direttore dello ATF - l’ufficio che regola alcool, tabacco e armi da fuoco - bollandolo per l’appunto come un estremista ostile ai diritti dei proprietari di armi.

Il presidente Biden ha espresso sostegno a due proposte di legge approvate dalla Camera dei Rappresentanti che ampliano i parametri di controlli obbligatori per ogni acquisto o cessione di armi da fuoco. Infine, Biden preme per il ripristino di una legge del 1994 che fino al 2004 vietava la vendita di armi di assalto, primo fra tutti il micidiale R-15. Ma la realta’ politica e’ quella che e’, incancrenita nella resistenza dei senatori repubblicani a misure di buonsenso che limitino la vendita di armi da fuoco. Purtroppo, una massa di americani e’ ostinatamente convinta che il governo federale coltivi piani per sequestrare le armi di cittadini “rispettosi delle leggi”.
Il risultato e’ che la nazione non solo non e’ sicura, ma e’ incapace di arrestare la diffusione di armi da fuoco tra americani tarati ed incontrollabili. Altre stragi sono quindi inevitabili con una frequenza che si e’ fatta settimanale.

Redazione
© Riproduzione riservata
21/04/2021 08:35:54

Fausto Braganti

Fausto Braganti - Pensionato, attualmente residente nelle Corbieres (sud est della Francia, vicino a Perpignan). Nato e cresciuto a Sansepolcro. Dopo il liceo ha frequentato l’Università di Firenze, laureandosi in Scienze Politiche al Cesare Alfieri. Si è trasferito a Londra nel 1968, dove ha insegnato italiano all’Italian Center per poi andare a Boston negli Stati Uniti, dove ha lavorato per Alitalia per 27 anni con varie mansioni e in diverse città, sempre nel settore commerciale. Dopo Alitalia è rimasto nel campo turistico per altri 15 anni per promuovere l’Italia agli americani. Ha pubblicato un libro di memorie, “M’Arcordo…” sulla vita a Sansepolcro nel dopo guerra, ottenendo un discreto successo. Ama la Storia: studiarla, raccontarla e scriverla.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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