Opinionisti Giorgio Ciofini

Livio della Serenella

Sestino è armasta una terra di frontiera, dimenticata anche da Dio

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È aretino per un pelo, provenendo dal piviere di Sestino. Ma Livio della Serenella possiede quell’umanità che ci affratella a prescindere dal posto dove siamo nati.

Livio della Serenella

                È dei paraggi di Sestino, l’ultimo Comune de’ la provincia e, perciò, rientra di straforo in questa scalcinata galleria. Da que’ le parti parlano una lingua ‘n po’ bastarda, mezza toscana e mezza de’ la Marca papalina. Un paio di chilometri più ‘n là, cominciava lo Stato Pontificio e fino a un secolo fa, da’ la dogana di Monterone non passavano manco le parole, senza pagare il dazio. Sestino è armasta una terra di frontiera, dimenticata anche da Dio, che ci regala ancora gente come Livio. Camina piano e incurvato, come l’Autostrada da Fanfani, per arivare a ‘Rezzo. Quando t’avista, abassa ‘l capo e ti guarda di sottecchi. Pare uno di que’ cagnoni da guardia, ‘n po’ giuggioloni, che non abaiano mai. Fanno finta di dormire, ma sono dimolto più svegli di quel che appare. Non ti caca, ma non per malanimo. Forse ti compatisce, come compatisce sé stesso. Livio sa che il mondo va così e mai esce dai binari, non perchè ha fatto per anni il tramviere a Milano. Ha conosciuto tutte le vie della capitale economica, ma non ha dimenticato la marca di confine, ‘n do’ ha messo le radici e ha lasciato il cuore. Livio è nato filosofo, anche se ha sempre lavorato co’ le mani. Pensa anche quando fa la calcina, o caccia ‘l cinghiale, o taglia la legna nei boschi, che d’inverno la neve imbianca di fiocchi leggeri e di pensieri belli, a guardalla da un focolare. Porta sulle spalle secoli di generazioni contadine, la loro fatica, la loro rassegnazione, la loro fede laica e convinzioni tenacemente incrollabili. Ha le radici e l’ampio mantello d’una quercia adulta, cui nessun vento fa paura, che d’estate ti regala l’ombra e le ghiande, che fanno carne per l’inverno, quando la montagna ti rinchiude ‘n casa. Livio ha la saggezza di chi ha vissuto tutte le stagioni e, da quando lo conosco, è armasto sempr’uguale. Solo qualche sparuto fiocco di neve sui capelli neri, t’avverte che il tempo passa anche per lui, lento come ‘l su’ passo, che non cambia mai, cascasse il mondo. La calma di Livio è olimpica. Per me è un antistress naturale, contro la velocità dei tempi moderni e la frenesia milanese. Così è anche la Serenella, la sua quercia gemella, che fa i fiori e, perciò, ‘n casa è la padrona. La quercia femmina ha la passione de’ lo shopping, come Livio ce l’ha del bosco. Ci sono più cianfrusaglie ‘n casa de’ la Serenella, che margherite in un prato a primavera. Cià speso un capitale e Livio, che ha nel sangue la passione contadina del risparmio, la guarda di traverso, con que ’lo sguardo da cagnone bastonato e, ogni tanto, mugugna. Ma lei fa orecchie da mercante, notando per le vie de’ lo shopping milanese, libera e felice balenottera al polo commerciale. Anche tra le piante le gerarchie sono definite dalla capacità di procreare, almeno tra le dicotiledoni. Da quando ha smesso di fare il tramviere, ogni tanto a Livio e Serenella tocca fare da pendolari tra Dese e Milano, ‘n do’ c’è una terra più adatta a piante da giardino, che a querce e faggi. Per questo, nell’esilio milanese, hanno scelto Cesano Boscone, ch’almeno conserva nel nome il profumo dei boschi di Sestino e di San Sisto, la terra natale tra la Massa Trabaria e il Montefeltro, dove fanno cene tra amici, che non hanno niente da invidiare a quelle di Lucullo e Trimalcione. Dopo gli s’alargano le fronde e, sotto l’ombra che fanno, ci sta tutto ‘l paese di Sestino, quando c’è la canicola. Patiti del burraco, da ‘n par d’anni, sono diventati nonni grazie a Paolino, che glià regalato Leonardo. Quando t’invitano Livio e Serenella, a Dese o Cesano, pigli du’ chili per volta, ma è sempre un piacere grande come loro due che, per pesalli, oramai ce vole la pesa pubblica.    

Giorgio Ciofini
© Riproduzione riservata
31/12/2020 11:05:23

Giorgio Ciofini

Giorgio Ciofini è un giornalista laureato in lettere e filosofia, ha collaborato con Teletruria, la Nazione e il Corriere di Arezzo, è stato direttore della Biblioteca e del Museo dell'Accademia Etrusca di Cortona e della Biblioteca Città di Arezzo. E' stato direttore responsabile di varie riviste con carattere culturale, politico e sportivo. Ha pubblicato il Can da l'Agli, il Can di Betto e il Can de’ Svizzeri, in collaborazione con Vittorio Beoni, la Nostra Giostra e il Palio dell'Assunto.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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