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Ecco i primi dati sui vaccinati Covid: "Dopo 21 giorni il 99% sviluppa gli anticorpi"

L'obiettivo primario deve essere quello di correre con la campagna vaccinale

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Lascia ben sperare il monitoraggio effettuato all’Ospedale Bambino Gesù sul personale sanitario sottoposto al vaccino anti-Covid.

Secondo lo studio, infatti, il 99 per cento dei vaccinati ha sviluppato gli anticorpi contro il virus già a 21 giorni dalla somministrazione della prima dose. "Si tratta dei primi risultati che confermano nella pratica clinica la bontà dell'approccio vaccinale in termini di efficacia e di protezione dal Sars-Cov-2", ha commentato il professor Carlo Federico Perno, responsabile di Microbiologia e Diagnostica di Immunologia dell’ospedale pediatrico della Santa Sede.

È stata la sua équipe ad effettuare la ricerca sul personale, assieme alla Medicina del Lavoro, sotto il coordinamento della Direzione sanitaria. I dati che arrivano dal monitoraggio, ha aggiunto Perno, mostrano "i dettagli dei meccanismi della risposta immunitaria al vaccino, e suggeriscono, basandosi su quanto finora evidenziato, che gli anticorpi prodotti dalla vaccinazione abbiano una persistenza nell'organismo alquanto duratura".

I risultati della ricerca, una delle prime sulla risposta anticorpale dei vaccinati contro il Covid, parlano della produzione "di una quantità di anticorpi specifici 50 volte superiore alla soglia di negatività" già dopo 21 giorni dalla prima dose nella stragrande maggioranza dei soggetti. Inoltre, fanno sapere dal Bambin Gesù, "sette giorni dopo la seconda dose, gli anticorpi sono stati sviluppati dal 100 per cento dei vaccinati finora valutati, con un titolo anticorpale di circa 1.000 volte superiore alla soglia di negatività, indice di elevato tasso di potenziale protezione".

Non solo. Il vaccino sembra efficace anche dal punto di vista immunologico, con un aumento, nell’80 per cento dei casi presi in esame, delle cellule B di memoria, quelle che ci permettono di mantenere nel tempo la produzione di anticorpi nel tempo, oltre ad un "incremento significativo", registrato nel 64 per cento delle persone vaccinate, delle cellule T di memoria, che servono a coordinare la risposta immunitaria complessiva del nostro organismo contro il virus. Tutto questo già a sette giorni dall’inoculazione della prima dose del vaccino Pfizer.

La conferma arriva anche dai dati epidemiologici. Trascorso un periodo di due settimane dalla prima somministrazione nessuno degli operatori sanitari vaccinati ha contratto il virus. Le sette persone che sono state contagiate dopo aver ricevuto il siero, invece, hanno preso la malattia prima che fossero passati quattordici giorni dall'inoculazione della prima dose, e in tutti i casi l’infezione si è manifestata con sintomi lievi e non c’è stato bisogno del ricovero in ospedale.

"Ora sarà necessario ampliare le osservazioni e prolungarle nel tempo", ha spiegato il responsabile dell’unità di Microbiologia e Diagnostica di Immunologia del Bambin Gesù. "Tuttavia – ha aggiunto il professor Perno - quanto finora osservato in questa rilevazione è alquanto promettente e supporta l'utilità di una vaccinazione di massa contro il Covid-19".

Ad oggi sono stati circa 3mila gli operatori sanitari dell’ospedale pediatrico a ricevere la prima dose del siero anti-Covid, mentre in 1.425, tra medici e infermieri, sono stati sottoposti anche al secondo richiamo.

A commentare i risultati dello studio è anche l’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato, che definisce "ottimi e incoraggianti" i dati sull’immunizzazione del personale. "L'obiettivo primario – ha aggiunto - ora deve essere quello di correre con la campagna vaccinale più delle varianti e va fatto di tutto per mettere in condizione le Regioni di avere i giusti quantitativi di vaccini".

Notizia e foto tratte da Il Giornale
© Riproduzione riservata
30/01/2021 06:16:17


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