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Italia fuori dal tunnel tra settembre e ottobre

Ecco il Piano vaccini, approccio militare contro il virus

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E’ sempre stata una guerra. Ma è sempre mancato un Piano di attacco/risposta di tipo “militare”. E questo è stato uno dei problemi. Per carità: anche i piani più attenti e strategici possono fallire. Però quando è chiaro, condiviso, dove tutti sanno cosa devono fare, le probabilità che il nemico venga sconfitto aumentano. Il nemico è il virus. E finalmente è arrivato il Piano per l’esecuzione della campagna vaccinale nazionale. Porta la firma del Commissario straordinario, generale Francesco Paolo Figliuolo, lo stemma della Presidenza del Consiglio e parte da un presupposto: “Superare l’emergenza significa mettere in sicurezza gli italiani per far ripartire il Paese”. In 25 slide ci sono le linee operative da seguire “per completare al più presto la campagna vaccinale”.  Che infatti Mario Draghi ha sempre definito “la prima emergenza economica del Paese”. Il dossier vaccini è il regalo che il premier fa a se stesso e al Paese alla scadenza del primo mese a palazzo Chigi. Una sorta di missione compiuta. La prima.

Che ha un unico, fatale, punto debole: se manca la materia prima, ovverosia i vaccini, salta tutto. Il governo si sta blindando, in segreto, su questo punto. Il premier, in contatto costante con Bruxelles che è stato giustamente l’interlocutore unico nella trattativa con Big pharma, ha già applicato il blocco della vendita a terzi delle dosi infialate in Italia (le 350 mila per l’Australia) e sono allo studio altre “penali”. D’accordo con il commissario all’Industria Breton è stata avviato l’iter per la produzione di vaccini in Europa che è rimasta l’unico “grande paese” a non avere autonomia produttiva sui vaccini che saranno l’oro dei prossimi decenni. Ce l’hanno giù Usa, Cina, Russia. Una mancanza che rischiamo di pagare caro nell’immediato perché, al di là delle messa in sicurezza dei cittadini che resta l’obiettivo primario, rischiamo di essere il continente che riparte economicamente dopo gli altri. Un handicap pesante sotto il profilo geopolitico.

In questi mesi più volte è stato chiesto al premier allora in carica Giuseppe Conte dove fosse e quale fosse il Piano vaccini. Arrivavano sempre risposte evasive (“Il Piano c’è, ve lo faremo vedere”) o polemiche (“se mancano i vaccini, col Piano ci facciamo poco”). C’era un Piano Arcuri, dove protagoniste erano le tende fatte a Primula, che è stato gentilmente archiviato. E c’è il Piano strategico nazionale del Ministero della salute che è stato “armonizzato” (questo il termine utilizzato) con quello del generale Figliuolo. Possiamo dire che anche il Ministero della salute non avrebbe brillato per capacità organizzativa. Prova ne è che la divisione in fasce della popolazione con le priorità di chi deve essere vicinato per prima (e soprattutto le categorie delle persone fragili e super fragili con patologie gravi) è stata aggiornata quattro giorni fa. Dopo che sono passati avanti intere categorie professionali (avvocati, magistrati e veterinari) e i soliti amici degli amici perché nei vari hub vaccinali non sono state preparate liste di attesa da contattare in caso di prenotati che non si presentano. Il governo Draghi vuole e deve guardare avanti. Non c’è spazio per le polemiche.

Visione organica, unitaria e attori in campo

Ma torniamo alle 25 slide che sembrano, appunto, il piano di attacco al nemico “virus”. Un attacco a tutto campo. I “principi guida” sono “capillarità e spinta sulla distribuzione e somministrazione” dei vaccini. Significa arrivare ovunque e comunque nel Paese e nello stesso arco di tempo. Da questi principi si sviluppa tutta la “logistica di gestione dell’intero processo vaccinale” che ha un coordinatore unico nel Commissario che però si avvale di tutti gli “attori istituzionali, organizzazioni e associazioni” per garantire “in piena sinergia la continuità della filiera vaccinale” che ha quattro step: approvvigionamento, stoccaggio, distribuzione e somministrazione”.  La governance sarà quindi “accentrata a fronte di una esecuzione decentrata, con una catena di controllo snella”. Se il capo è unico - il team del generale Figliuolo -  gli esecutori sono tanti. Tutto “il sistema Paese”: ministero dell’Interno, della Difesa, Economia e Finanze che scende in campo, oltre che per le risorse finanziarie, con Agenzia delle Dogane, Monopoli e  Guardia di finanza.

Novità per Regioni, Poste e piattaforme digitali

E poi il ministero della Salute, ministero Affari regionali, Protezione civile e le Regioni. Rispetto alle quali viene fatte una precisazione importante: “Definiscono i piani regionali seguendo le indicazioni stabilite a livello centrale  e poi le applicano con le proprie strutture”.  Torna in campo, anche, la Croce rossa italiana. E c’è una new entry per questo tipo di emergenze: Poste italiane che aiuterà molte regioni, quelle che già in queste settimane hanno mostrato difficoltà nelle prenotazioni e nel raggiungere i cittadini, “supportandole con i propri sistemi informativi” e aiuterà nella distribuzione con Sda Express Courier. Le Poste accanto alle Forze armate per la distribuzione. Un paese moderno che, nell’emergenza, finalmente prova a far dialogare tutte le parti del sistema Paese. Tutta la logistica del Piano beneficia di questa modalità di approccio. Che utilizzerà in tempi brevi, di un’altra risorsa finora incredibilmente non utilizzata: saranno messi a sistema, cioè fatti dialogare insieme,  i sistemi informativi regionali. E le rispettive banche dati. Non solo quelle di Poste italiane  ma anche il sistema della tessera sanitaria “per potenziare e migliorare tutte la filiera, dalla prenotazione alla somministrazione”. Il Piano oltre “militare” circa anche l’aspetto emozionale con alcune parole chiave: “Piena sinergia”, “effetto  moltiplicatore delle risorse”, “inclusività delle migliori risorse del Paese”, “valorizzazione delle realtà territoriali”, “coinvolgimento di tutti gli attori".

Obiettivi e linee operative

L’obiettivo è ambizioso ma reale: a regime, nel giro di un mese, portare a 500 mila le somministrazioni giornaliere (ora siamo a 170 mila) in modo da vaccinare  l’80 per cento della popolazione entro il mese di settembre. Per fare questo occorre una distribuzione efficace e puntuale dei vaccini e l’incremento delle somministrazioni giornaliere. Il tutto segue tre linee operative della campagna. La prima: approvvigionamento e distribuzione, attraverso costante contatto della struttura commissariale con tutti gli stakeholder (portatori di interessi sul fronte vaccini). Ad oggi sono state approvvigionate 7,9 milioni di dosi, che si raddoppieranno entro le prossime tre settimane. Entro la fine di giugno è previsto l’arrivo di altre 52 milioni di dosi circa, mentre ulteriori 84 milioni sono previsti prima dell’autunno. La seconda: monitoraggio costante dei fabbisogni con interventi mirati, selettivi e puntiformi sulla base degli scostamenti dalla pianificazione. Verrà costituita una riserva vaccinale pari a circa l’1,5% delle dosi, per poter fronteggiare in fretta imprevisti (mancanza di dosi o di personale)  e indirizzare le risorse dove necessario grazie agli attori in campo di cui s’è parlato prima.

Si tratta di un Piano B che ha a sua volta un Piano C.  Si chiamano “punti di accumulo”, ovverosia concentrare le risorse necessarie in aree cluster e di piccoli dimensioni in stato di particolare necessità. Il monitoraggio costante consentirà di tenere sotto controllo ogni giorno approvvigionamento e somministrazione in ogni angolo del Paese. Si parla di “interventi produttivi mirati, selettivi e puntiformi sulla base degli scostamenti alla pianificazione”. Il Piano è una previsione continua di piani di riserva. Non è chiaro però, quantomeno non nel Documento ufficiale, cosa succede se Big Pharma, come sta accadendo, dovesse alzare il prezzo e far mancare le dosi nonostante contratti già firmati.

"Capillarizzazione"

Che fuori dal gergo paramilitare significa arrivare ovunque, sempre e comunque.  E’ la terza linea guida della campagna. La “capillarizzazione della somministrazione”, si ottiene incrementando la platea dei vaccinatori e il numero di punti vaccinali. A regime saranno in campo 44 mila medici di base, 60 mila odontoiatri, 23 mila medici specializzandi. Sono in via di finalizzazione gli accordi con i medici sportivi e il Coni, i medici di aziende e siti produttivi e della grande distribuzione, i medici convenzionati ambulatoriali e i farmacisti. Se necessario, ci sarà l’assunzione di medici e infermieri a chiamata, in aggiunta agli oltre 1700 già operativi.
In caso di emergenza scenderanno in campo anche team mobili, cioè unità che possono in assoluta autonomia partire e raggiungere le località più isolate e difficili da raggiungere, magari abitate da anziani. E il motivo per cui molte regioni già adesso con morfologie complesse (montagna) e scarsa logistica (raggiungibili solo con strade impervie) sono rimaste indietro nella vaccinazione. Un vero e proprio esercito di vaccinatori.

Vaccini anche nelle parrocchie

Nelle 25 slide emerge il disegno di un paese interamente coinvolto nel Piano vaccinale. Una battaglia di tutti nell’interesse collettivo e primario. Individuato chi e come, manca il dove. Già oggi le regioni hanno allestito 1733 punti vaccinali (molti di queste dovevano essere le famose Primule). Non bastano se vogliamo essere in salvo, liberi e pronti a lavorare e vivere normalmente in ottobre. Ecco he per allestire nuovi centri potranno eventualmente essere utilizzati siti produttivi, le aree della grande distribuzione, le palestre, le scuole, le strutture di associazioni e persino delle Cei, sale parrocchiali, refettori, oratori. Tutto questo sarà controllato e monitorato da un “Tavolo operativo permanente” che verifica quotidianamente l’andamento delle attività sul terreno. Al tavolo, coordinato dalla Struttura Commissariale, partecipano la Protezione Civile, le Regioni e le Province autonome, con l’eventuale partecipazione di altri attori istituzionali e delle associazioni.

Slide 19, le variabili

Nella slide numero 19 ci sono luci e ombre di questo Piano. Le cosiddette variabili. Alcune nefaste. Altre migliorative. Al capitolo “Effetti sulla campagna vaccinale”, si dice chiaramente che “non sono state considerate riduzioni di approvvigionamento dei vaccini”. Il cosiddetto “worst case scenario” (lo scenario peggiore) è stato calcolato  considerando per tutti la doppia somministrazione. Sappiamo però che Janssen ne prevede una sola e questo potrebbe accorciare i tempi del Piano. Così come non è stato considerato “l’impatto favorevole nel tempo della riduzione della pressione ospedaliera” che può liberare risorse da utilizzare nella campagna vaccinale. La popolazione da vaccinare, esclusi gli under 16, sono 51 milioni di persone. L’immunità di gregge è stata calcolata al 60% a fine luglio, al 70% a fine agosto e all’80% a fine settembre.
E’ solo un Piano. Ma alla fine, dopo averlo letto, ci si sente meglio. Un po’ più positivi.

Notizia e Foto tratte da Tiscali
© Riproduzione riservata
14/03/2021 16:40:00


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