Rubrica Umbria

Cascia, la Città di Santa Rita

Il 1900 è l’anno di canonizzazione di Santa Rita da parte di papa Leone XIII

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La città di Cascia è adagiata sulla dorsale di un colle dalle aspre pendici e fino al 14 gennaio del 1703 è quasi congiunta alla frazione di Ocosce. Le basi di entrambi i lati del colle sono solcati dal fiume Corno e dal torrente di Cuccaro.

La presenza umana a Cascia e nel suo territorio, come in tutta la Valnerina, è da far risalire all’epoca preromana. Le antiche popolazioni sono in origine inceneratrici e poi innumatrici. Escluso lo scavo del tempio di Villa San Silvestro sull’Altipiano di Chiavano, iniziato nel 1912 dello studioso Adolfo Morini, illustre cittadino di Cascia, i restanti ritrovamenti archeologici sono stati spesso casuali ma consistenti e sono costituite da tombe, epigrafi, stipe votive, vasi, idoli, are, cippi funerari, numerose monete d’oro, d’argento, di bronzo, di rame di diverse epoche e luoghi. Di alcune di queste non si conosce l’origine: il conio riporta simboli in buono stato di conservazione ma di cui la numismatica non ha fornito un’esatta interpretazione. Molti di questi reperti sono custoditi nel Museo di Palazzo Santi

I più importanti rinvenimenti archeologici sono avvenuti nel 1794 tra le località di Maltignano e Civita e nel 1956 tra quelle di Maltignano e Tazzo, piccoli borghi poco distanti dalla città. I primi sono conservati nei Musei Vaticani e i secondi nelle sale del Museo Civico di Palazzo Santi.

Il territorio, densamente abitato già in epoca Italica, fu romanizzato, insieme a tutta la Sabina, nel III secolo a. C. dal console Manio Curio Dentato. Con la discesa dei Longobardi e l’occupazione del territorio della Valnerina, vengono istituiti gli importanti gastaldati tra i quali i più noti sono quelli di Ponte, di Cerreto di Spoleto e di Monteleone di Spoleto. Tra l’VIII e IX secolo, per motivi di difesa, si costruiscono i nuovi insediamenti che si sviluppano dal basso verso l’alto, come nel caso Cascia e di molti altri borghi dell’attuale Valnerina.

Nel X secolo con le donazioni carolinge alla Chiesa di Roma Cascia, per la sua posizione strategica che controlla le più importanti vie di comunicazione dell’epoca, viene posta sotto il dominio diretto dei papi che la governano attraverso il Capitolo di San Pietro con il pagamento annuale del fodrum da parte della città fino al 3 maggio del 1401 quando papa Bonifacio IX passa la città sotto la giurisdizione del rettore del Ducato di Spoleto. Cascia nel Basso Medioevo conta venticinque castelli e cinquanta ville, con una popolazione che si aggira intorno ai ventimila abitanti.

Nel 1198, per volere di Innocenzo III, diviene libero Comune autorizzato ad eleggere autonomamente, ogni semestre, il suo podestà. Cascia è forse l’unica città d’Italia ad avere per stemma un simbolo femminile: una donna che reca in una mano un serpente e nell’altra un giglio fiorito.

Durante il Medioevo aspre sono le contese tra papato e impero. Anche qui si hanno le lotte tra le fazioni dei guelfi e ghibellini: i guelfi, gli intrinseci, sono sostenitori della Chiesa, abitano all’interno della città e di essa hanno l’esclusivo governo; i ghibellini, gli estrinseci, sono sostenuti dagli esponenti dell’Impero, anche loro sono nobili e ottimati ma abitando nel contado sono esclusi dal governo della città. Per questo motivo, negli anni, danno vita a cruente lotte intestine fino a quando, nel 1387, si stabilisce una uguale ripartizione dei ruoli di governo tra le due fazioni, dai consoli ai vari amministratori comunali.

Nel 1240, dopo varie trattative diplomatiche tra Cascia e l’imperatore Federico II di Svevia, la città viene “occupata” dalle forze imperiali in quanto rimase fedele alla Chiesa di Roma. Innocenzo IV per questo fatto straordinario la loda chiamando i casciani “venerabili fratelli e diletti figli”.

La città fin dalla sua costituzione a Comune ha sempre adottato uno statuto cittadino e non rurale come farebbe pensare la sua posizione geografica. Cascia trae le sue energie economiche dai commerci e dalla lavorazione e produzione in loco dei prodotti derivati della lana, dal cuoio, dai manufatti d’oreficeria, d’argenteria, dalla lavorazione del corallo, dalla farmaceutica e da tante altre attività di carattere artigianale che le garantirono, fino agli inizi del XVIII secolo, fruttuose basi commerciali in quasi tutta la penisola.

Il popolo casciano, sin dalla costituzione del Libero Comune è sempre stato fiero della propria libertà politica, fierezza che portò a continue discordie e sollevazioni contro lo Stato Pontificio al punto che, papa Leone X, il 6 aprile del 1517 ne fece demolire la Rocca, un tempo posta al centro della città, i cui ruderi oggi si conservano nei pressi della Chiesa di Sant’Agostino, e spesso in mano ai ribelli. Nel 1519, in linea con la nuova strategia accentratrice dello Stato Pontificio, Leone X le revoca il privilegio della nomina del podestà che da questa data è sostituito da un governatore di nomina pontificia.

Papa Clemente VIII nel 1596 le conferisce il titolo di città. Questo privilegio, poi riconfermato successivamente dai pontefici Clemente XI nel 1703 e da Leone XII nel 1824, testimonia il nuovo ruolo che Cascia ricopre all’interno della strategia territoriale del Moderno Stato Pontificio.

Il 5 novembre del 1599 città e contado sono danneggiati da un forte terremoto, che non ne scalfisce la vitalità economica che rimane consistente per tutto il Seicento. Il suo splendore subisce un grave contraccolpo il 14 gennaio del 1703, quando un terribile terremoto, che danneggia tutto il Centro Italia, la rade completamente al suolo. Gli abitanti rimasti con grandi sacrifici ricostruiscono e restaurano i soli due borghi più popolari nella parte più bassa della città.

Nel 1848 durante la breve vita della Repubblica Romana, Cascia riceve la visita del generale Giuseppe Garibaldi che dalle Marche si reca e Roma. Il pomeriggio del 28 gennaio con il suo seguito giunge in incognito a Cascia, ma è riconosciuto e ricevuto con tutti gli onori. Il giorno successivo parte alla volta di Rieti accompagnato dai casciani. A questi il generale affida due missive autografe con le quali ringrazia il gonfaloniere per l’accoglienza ricevuta e i membri della famiglia Franceschini per averlo ospitato.

Fino all’Unità d’Italia, a testimonianza dell’importanza e della grandezza della città, a Cascia sono presenti quattro monasteri femminili, due maschili e altri due sono eretti al di fuori della città.

Il 1900 è l’anno di canonizzazione di Santa Rita da parte di papa Leone XIII. L’evento contribuisce a restituire a Cascia l’importanza e la fama dei secoli passati nonchè un discreto benessere economico ai quali contribuirono anche le vicende e la storia di Maria Teresa Fasce, badessa del Monastero di Santa Rita e dal 1997 beata. La Madre Fasce rinvigorisce il monastero e il culto della Santa ricorrendo anche ai nuovi mezzi di comunicazione che il Novecento metteva a disposizione.

Negli anni Venti del XX secolo, la famiglia Porena impianta uno dei primi caseifici industriali dell’Umbria mentre, nel contempo, la produzione agro-industriale cresce vistosamente in tutto il Comune.

Il secondo conflitto mondiale rappresenta una triste e dura parentesi nella Storia cittadina. Cascia, da sempre fiera della propria libertà, si pone in prima linea nella lotta di liberazione. Luogo fulcro della Brigate partigiane “Antonio Gramsci”, “Melis” e del “Battaglione Jugoslavo”, la città si pone a capo del movimento partigiano trascinando con sé le città di Norcia, Leonessa e Monteleone di Spoleto tanto da costituire nel febbraio del 1943 la Prima Zona Libera d’Italia e la Repubblica di Cascia. Dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943, dura è la reazione tedesca verso le forze partigiane e gli abitanti di Cascia.

Dopo la guerra si completa l’erezione della Basilica di Santa Rita, inaugurata nel 1947 che ha reso Cascia una della Capitali mondiali della Cristianità cui giungono milioni di pellegrini, turisti e visitatori da tutte le parti del mondo.

La città ha dato i natali ad illustri personaggi ecclesiastici, militari e civili. Tra questi si ricordano diversi beati, tra cui l’agostiniano Simone Fidati, famoso oratore sacro, scrittore e filologo vissuto a cavallo tra il XIII e XIV secolo; la sua consorella Santa Rita (+ 1447), numerosi vescovi, tra cui San Vincenzo Pallotti (1795-1850), e il cardinale Fausto Poli (1581-1653). Tra i militari spiccano Abrunamonte Chiavano vissuto a cavallo tra i secoli XIII-XIV, gli Antonelli (secc. XV-XVI) e Paolo Franfanelli (1605-1643). Tra i civili i poeti e scrittori Panfilio Cesi (XVI secolo), Pier Paolo Prosperi (1833-1873), don Marco Franceschini (1763-1832), Luigi Franceschini (1825-1886), Adolfo Morini (1875-1950) e Agostino Serantoni (1911-1996).

Redazione
© Riproduzione riservata
04/04/2021 06:58:04


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