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"Riapertura di tutte le attività di ristorazione anche la sera"

Appello unitario inviato prima al Governo da Confartigianato, Cna e Casartigiani

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“Riaprire al più presto tutte le attività di ristorazione”: è questo l'appello unitario inviato alla vigilia di Pasqua da Confartigianato, Cna e Casartigiani al Governo Draghi per sollecitare una decisione che consenta la riapertura in sicurezza dell'intero settore anche nelle ore serali.

A darne notizia è Fabrizio Piervenanzi - Presidente di Confartigianato Alimentazione Toscana - che specifica come il documento unitario, composto da 11 pagine di puntuali analisi, richieste e proposte, sia stato inviato al Ministro della Salute, Roberto Speranza, a quello dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, al responsabile delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Stefano Patuanelli, oltre che alle Commissioni Agricoltura e Industria di Camera e Senato, alla Conferenza delle Regioni e al Coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico.

Riassunta la situazione e ribadito come “l’evidenza epidemiologica non consente di imputare a bar e ristoranti e alla ristorazione in genere, la trasmissione del virus”, mentre “i ristori e i sostegni per il settore sono stati del tutto inadeguati” le tre organizzazioni di categoria ribadiscono decisamente la loro richiesta: “Chiediamo che venga fatto ogni sforzo affinché si scongiuri l’espansione di una strage di imprese già in corso. Altri mesi di chiusure senza alcuna certezza per il futuro andrebbero ad infliggere un nuovo e ancor più doloroso colpo al settore della ristorazione”.

Il documento chiede anche un'accelerazione delle vaccinazioni e che gli operatori (titolari e personale) vengano inseriti fra le categorie prioritarie una volta terminata la messa in sicurezza delle fasce esposte a maggior rischio, anziani e categorie fragili.

Gli artigiani sottolineano “l’esigenza di bilanciare salute e iniziativa economica nel campo della ristorazione” e ricordano che “il solo comparto degli eventi rischia di vedere sfumati quasi due anni di fatturato, dal momento che la pandemia sta stravolgendo l’intera programmazione 2021” mentre più in generale avvertono che “la chiusura di un altro mese può valere, da sola, una parte dirimente del fatturato. Il che vuol dire che la sopravvivenza di molte attività della ristorazione è messa duramente alla prova”

Ma c'è anche dell'altro e riguarda l'intero comparto dell'agroalimentare e del Made in Italy. “Si stima che soltanto l’invenduto concernente vini ed alimenti abbia raggiunto, lo scorso anno, un valore pari a 9,6 miliardi di euro. Una filiera – quella dell’agroalimentare – cui si collega il destino di circa 4 milioni di posti di lavoro”.

Gli artigiani del comparto chiedono “la certezza di poter tornare a svolgere la propria attività con un certo grado di regolarità. Le aperture ad intermittenza costituiscono un ostacolo per l’ordinaria pianificazione del lavoro, che si struttura sull’acquisto e la trasformazione di prodotti che per loro natura presentano carattere di deperibilità”.

In dettaglio si chiede che il cosiddetto “coprifuoco” sia spostato alle 23, e che anche dopo le 18 si possa in ogni caso effettuare il consumo al tavolo, con l'ingresso su prenotazione, in un orario congruo (es. entro le ore 21.00), con la chiusura dei locali alle 23. All'atto della prenotazione dovranno essere inoltre specificati tutti i dati necessari a garantire la più precisa tracciabilità dei clienti, fermo restando che al medesimo tavolo non potranno sedere più di 4 persone. Allorché conviventi, si potrà raggiungere un numero di persone non eccedente il limite di 8. Infine si prevede che la documentazione attinente alla registrazione di chi, in concreto, entra nel locale in qualità di cliente dovrà essere conservata dall’esercizio per 14 giorni, così da poter essere trasmessa all’Autorità competente, nell’eventualità in cui ne emerga la materiale esigenza.

Modifiche alle disposizioni si chiedono anche per quanto riguarda specificamente le cerimonie e gli eventi. “Si tratta – sottolinea Piervenanzi - di un pezzo di economia che reclama immediata programmazione e ripartenza. La pandemia si è abbattuta come una scure sulla possibilità di celebrare riti religiosi e civili, cerimonie pubbliche (es. matrimoni) ed eventi (es. congressi, convegni, ecc.).” Gli artigiani chiedono pertanto “l’avvio di un confronto franco e trasparente sul versante della immediata ripresa delle cerimonie. Tale proposta è limitata al momento alle cerimonie civili e religiose, e agli eventi intesi come congressi, convegni e simili” ai quali si chiede di applicare lo stesso regime dei ristoranti, mentre sin d’ora è necessario “studiare un formato organizzativo suscettibile di essere replicato con successo in ordine a quelle manifestazioni che presuppongono lo svolgimento di banchetti e buffet, nonché l’effettuazione di servizi catering.”

E mettono in evidenza la diversità fra cerimonie e feste, sottolineando come “le feste private fanno capo a persone fisiche, non si riferiscono ad un’azienda che organizza l’attività e non si riferiscono ad alcun protocollo, per cui non possono essere regolamentate; la cerimonia è un’attività organizzata, che deve sottostare ai protocolli previsti per il settore. La sicurezza della cerimonia deve essere in capo ad un’impresa che organizza e gestisce l’evento.”

Redazione
© Riproduzione riservata
07/04/2021 17:40:40


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