Fusione UBI in Intesa, ancora molti problemi a clienti e lavoratori in provincia di Arezzo

Quattrocento dipendenti UBI si sono uniti ai duecentocinquanta di Intesa
Più di due settimane sono passate da quando, il 12 aprile, UBI Banca è stata integrata in Intesa Sanpaolo, e con essa 2,5 milioni di clienti, millecento filiali e quindicimila dipendenti.
Nella nostra provincia, di sedici filiali UBI, otto sono state unite a filiali ISP, sette sono restate autonome e un piccolo sportello ha chiuso. Quasi quattrocento dipendenti UBI (un centinaio delle filiali e circa trecento del polo territoriale di Via Calamandrei) si sono uniti ai circa duecentocinquanta di Intesa. Così, dal 12 di aprile, nella provincia di Arezzo, ISP ha 37 tra sportelli e punti operativi e circa seicentocinquanta dipendenti.
Nonostante i toni trionfalistici dei massimi vertici di Intesa Sanpaolo e pur considerando la complessità dell’aggregazione, dobbiamo purtroppo denunciare che non tutto è andato come la banca aveva detto, non tutto è andato per il verso giusto, anzi. E dopo più di due settimane, possiamo dire che i lavoratori si trovano ancora in mezzo a grandi difficoltà.
Innanzitutto, la fusione tra filiali andava evitata in questi tempi di emergenza virus, sia per la tutela dei clienti che dei lavoratori. Manca ancora, nelle filiali ISP, il completamento dei dispositivi di sicurezza in relazione al virus. C’è evidente carenza di organici nelle filiali e il loro dimensionamento (numero dipendenti e ruoli) è risultato in certi casi molto discutibile e slegato dalla realtà lavorativa. La formazione ai lavoratori risulta carente e molto limitata; a molti di essi sono state cambiate le mansioni senza la necessaria preparazione. Il nuovo modello organizzativo ha creato ancora più confusione fra lavoratori e clienti. Sentiamo poi di ingiustificate pressioni commerciali sui dipendenti, incuranti di tutte le difficoltà legate alla fusione e alla migrazione informatica.
Oltre che nella rete delle filiali, altrettanti grossi problemi stiamo registrando tra gli organici degli uffici di Via Calamandrei (in gran parte vuoti per lo Smart Working), problemi inerenti la scarsa o insufficiente formazione, i nuovi ruoli professionali, gli spostamenti tra i diversi comparti senza apparenti motivi professionali, incoerenti attribuzioni di ruoli; tutte situazioni, queste, che rendono ancora più complicata l’aggregazione di UBI in Intesa Sanpaolo.
Dal campione nazionale del credito, ci saremmo aspettati una maggiore attenzione a tutti gli aspetti legati alla fusione, dato che lntesa di tempo per prepararsi ne ha avuto molto.
Anche ad Arezzo, ci aspettiamo ora un deciso cambio di passo e un maggiore e concreto ascolto delle istanze dei lavoratori. Che nessuno pensi di scaricare la responsabilità delle inefficienze della banca sui dipendenti, che stanno mostrando - come sempre – serietà, disponibilità, senso di responsabilità e grande attenzione alla clientela.
La FABI - Federazione Autonoma Bancari Italiani, il primo sindacato nel settore bancario, si aspetta da Intesa Sanpaolo risposte concrete ai problemi ora evidenziati con tanta chiarezza.
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