Kuwait, ondata di proteste contro la violenze sulle donne dopo l’uccisione di una giovane
La sorella della vittima: «Avevamo detto che l’avrebbero uccisa, dov’è il governo?»
Rapita dall'auto su cui viaggiava con la sorella e la nipote, accoltellata e poi abbandonata morente davanti ad un ospedale. La sorte toccata a Farah Hamza Akbar, una giovane kuwaitiana, ha suscitato una protesta senza precedenti in vasti settori della società, anche tra gli uomini, per le violenze sulle donne e le leggi di un Paese in cui la condizione femminile deve ancora fare i conti con tradizioni e pregiudizi ancestrali.
«Avevamo detto che l'avrebbero uccisa! Dov'è il governo?», grida disperata la sorella della vittima, Dana Akbar, in un video che è diventato virale e ha scatenato un'ondata di indignazione nel Paese. La sua famiglia, infatti, aveva denunciato l'assassino per le molestie di cui aveva fatto oggetto Farah per diverso tempo prima di mettere in atto i suoi propositi omicidi. Le autorità, citate dalla Bbc online, hanno detto che l'uomo è stato arrestato e ha confessato di avere pugnalato la sua vittima al petto. Ora è incriminato per omicidio di primo grado, un'imputazione che in Kuwait può portare alla condanna a morte. L'episodio ha dato nuova linfa ad un movimento nato per chiedere una maggiore protezione per le donne.
Alcuni mesi fa una campagna era stata lanciata sui social media con l'hashtag #Lan_ Asket («Non rimarrò in silenzio») sul modello del #metoo in Occidente, inducendo molte donne a denunciare le molestie subite. E dopo l'uccisione di Farah decine di donne e uomini si sono radunati sulla Piazza Irada, vicino all'edificio dell'Assemblea Nazionale, per esprimere la loro condanna. In Kuwait sono anche molto frequenti le uccisioni di donne per motivi 'd'onore' da parte di membri della famiglia. Crimini che, a causa delle leggi in vigore, consentono agli assassini di cavarsela con pene miti. Un caso che fece scalpore lo scorso dicembre fu quello di Fatima al-Ajami, una donna che lavorava come guardia allo stesso parlamento nazionale e che fu uccisa dal fratello.
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