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Mondo Economia: intervista con Patrizio Pecorari responsabile Coldiretti Valtiberina

Dal Covid ai giovani: cosa é cambiato?

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Il punto della situazione con un autorevole esponente di categoria: il dottor Patrizio Pecorari, da anni responsabile di Coldiretti Valtiberina. Che cosa ha cambiato il Covid-19 nelle abitudini alimentari e i giovani sono propensi a impegnarsi in agricoltura? Sono alcuni degli argomenti che abbiamo trattato in questa intervista.

Fra i pochissimi “benefici” effetti del Covid-19 vi sarebbe stato quello di riaffezionare gli italiani alla cucina e ai prodotti genuini. Da responsabile di un’associazione di categoria degli agricoltori, può spiegare in che modo si è manifestata questa riscoperta?

“Più di 8 aretini su 10 (82%), con l’emergenza Coronavirus, sugli scaffali cerca prodotti “made in Italy” per sostenere l’economia e il lavoro del territorio. L’andamento degli acquisti è accompagnato da una svolta patriottica degli aretini e quindi anche degli abitanti della Valtiberina,  con una maggiore attenzione all’origine dei prodotti che mettono nel carrello determinato dalla consapevolezza delle difficoltà che sta affrontando il Paese. L’italianità è diventata dunque un fattore importante di richiamo nelle vendite dei prodotti. Un’attenzione particolarmente evidente nei prodotti alimentari anche per i primati conquistati dal “made in Italy” nel mondo per qualità e sicurezza. L’agroalimentare nazionale è il più green d’Europa con 303 indicazioni geografiche riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, 5155 prodotti tradizionali regionali censiti lungo la penisola, la leadership nel biologico con oltre 60mila aziende agricole bio e il primato della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari. Primati da valorizzare con l’indicazione di origine su tutti i prodotti per garantire trasparenza e libertà di informazione ai consumatori. Al centro anche i mercati di Campagna Amica: nella nostra vallata, il giovedì mattina tutti i miglior prodotti a “chilometro zero” arrivano a Porta Tunisi dove è possibile acquistare direttamente dal produttore le primizie di stagione e tutte le eccellenze del territorio. La vendita diretta ha creato una sensibilizzazione nei clienti, che oggi scelgono consapevolmente di porre attenzione alle scelte alimentari, riportando al centro il territorio, la sicurezza e la qualità.

Valtiberina Toscana, terra di bovini di razza chianina, di tartufo e di tabacco. Quali sono le prospettive per le due attività e quali sono le migliori alternative?

“L’allevamento e i tartufi sono e saranno anche in futuro tra i fiori all’occhiello delle produzioni del nostro territorio. A queste, credo che si debbano aggiungere tutti i prodotti che fanno della nostra vallata un territorio custode della biodiversità, penso a tutte quelle produzioni che i nostri agricoltori custodiscono e tramandano nel tempo e che fanno parte anche dell’atlante nazionale dei Sigilli di Campagna Amica. Inoltre credo che sia opportuno in prospettiva futura, porre attenzione verso tutto quello che riguarda il turismo e che ha a che fare quindi con il nostro agroalimentare: parlo degli agriturismi, testimoni sul territorio della vera ed autentica accoglienza di qualità, con i Cuochi contadini che portano dal campo alla tavola la storia di un prodotto, di un territorio. La Valtiberina ha una capacità di crescita in questo settore ancora molto grande, la nostra organizzazione, con Terranostra, l’agriturismo di Campagna Amica è in continua evoluzione e pone quotidianamente possibilità di sviluppo per le aziende che ne aderiscono attraverso corsi di formazione, consulenze mirate, eventi, focus e comunicazione a partire dal territorio provinciale e fino a quello nazionale. Relativamente al tabacco, per almeno quattro anni la situazione è destinata ad andare avanti così, anche perché qui si produce il pregiato “kentucky”, materia prima del sigaro toscano. Semmai, c’è qualcuno che ha già riconvertito la coltivazione scegliendo la canapa, ma si tratta ancora di piccoli appezzamenti”.

Anche quest’anno il freddo fuori stagione ha compromesso alcune coltivazioni e piante da frutto. Un fenomeno che sta diventando sempre più frequente? E come vi regolate in situazioni del genere?

“Il gelo ha colpito duramente anche la Valtiberina, con le produzioni che risultano praticamente dimezzate, vedi frutta, orticole e vigneti. Una situazione drammatica per molte imprese agricole, che hanno visto perdere in una giornata il lavoro di un intero anno.  Per proteggere i raccolti sono stati addirittura accesi i falò notturni per riscaldare i vigneti. Dopo le alte temperature dei giorni precedenti che hanno favorito il risveglio della vegetazione, le piante sono state sottoposte ad un terribile shock termico con effetti sulle produzioni. Siamo di fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione e il moltiplicarsi di eventi estremi con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense e il rapido passaggio dal sole al maltempo che ha fatto perdere oltre 2 miliardi di euro in un decennio, fra cali della produzione agricola di tutta la Toscana e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti. E’ importante fare i giusti investimenti anche nei bacini idrici perché le coltivazioni hanno bisogno di questo, anche in maniera diversa rispetto al passato proprio per i cambiamenti climatici, oltre a questo è necessario adottarsi delle nuove tecnologie e degli strumenti dell’agricoltura 4.0”.

Oltre ai vari eventi promozionali, che cosa ha fatto Coldiretti per trasmettere la cultura della genuinità fra i consumatori?

“La battaglia sull’etichettatura di Coldiretti è senza fine. Tantissime quelle vinte, con grandissimo pressing della nostra organizzazione negli ultimi vent’anni, che ci ha visti impegnati in prima linea da nord a sud della penisola, dal Brennero per fermare i Tir contenenti prodotti provenienti da altri paesi o al porto di Taranto per fermare le navi con il grano canadese solo per citare alcuni esempi. In questo momento difficile per l’economia, Coldiretti continua a portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti per combattere la concorrenza sleale al Made in Italy. Grazie al pressing incessante della nostra organizzazione, è in vigore in Italia l’obbligo di indicare in etichetta l’origine per pelati, polpe, concentrato e degli altri derivati del pomodoro con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del 26 febbraio 2018 del decreto interministeriale per l’origine obbligatoria su conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro. Il 13 febbraio 2018 era entrato in vigore l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano per la pasta e del riso. Ma prima erano stati raggiunti già diversi traguardi: il 19 aprile 2017 è scattato l’obbligo di indicare il Paese di mungitura per latte e derivati dopo che il 7 giugno 2005 era entrato già in vigore per il latte fresco e il 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy mentre, a partire dal 1° gennaio 2008, vigeva l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro. A livello comunitario, il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca. Dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto, la Commissione Europea ha recentemente specificato che l’indicazione dell’origine è obbligatoria anche su funghi e tartufi spontanei. Educazione alla Campagna Amica poi, è il nostro progetto che portiamo avanti negli istituti scolastici e nei comuni della nostra provincia, anche in Valtiberina la collaborazione è fattiva con i comuni di Sansepolcro, Anghiari e Monterchi. Siamo stati allentati dell’emergenza Covid ma grazie alla sinergia di Coldiretti Donne Impresa ed il Miur, ritorneremo con un progetto del tutto nuovo”.

I giovani sono propensi a fare gli imprenditori agricoli e cosa fa la vostra associazione per incentivarli, specie in quelle aree (presenti anche in Valtiberina) che sono a rischio di spopolamento?

“Coldiretti Giovani Impresa rappresenta la forza giovane di un’agricoltura che investe nella terra, che crede nelle proprie tradizioni e che rappresenta un modo nuovo di interpretare l’agricoltura, distintivo, innovativo che parte dai territori e si proietta alla conquista dei mercati mondiali con le proprie eccellenze. Anche ad Arezzo il Comitato Giovani è molto dinamico, ne fanno parte anche agricoltori della Valtiberina, farne parte vuol dire condividere valori e avvalersi di una struttura pronta ad aiutare i giovani e le loro start-up agricole, anche ispirandosi alle tante storie dei nostri ragazzi che ce l’hanno fatta. Il comitato viene rinnovato ogni 5 anni e possono farne parte giovani fra i 18 ed i 30 anni, il prossimo rinnovo sarà nel 2023. Mettiamo a disposizione dei giovani che si rivolgono a noi la nostra esperienza, offrendo supporto attraverso corsi di formazione, servizi e percorsi di finanziamento, iniziative, viaggi e villaggi Coldiretti come esperienza di confronto e crescita. Durante questo anno e mezzo di pandemia, i nostri giovani non si sono mai fermati e hanno partecipato attivamente ai comitati e alle iniziative che abbiamo congiuntamente come Coldiretti organizzato, a partire dalle iniziative di solidarietà con la consegna dei pacchi alimentari alle famiglie bisognose, fino alla realizzazione di webinar insieme all’Università degli Studi di Siena, sede di Arezzo, dedicato alla Pac. I nostri giovani partecipano attivamente al  concorso Oscar Green che quest’anno ha raggiunto la sua quindicesima edizione, appuntamento che premia le idee innovatrici in agricoltura, dedicato  ai giovani che sfidano il Covid, sono state molte le candidature anche dalla nostra provincia. Da sempre, Coldiretti Arezzo è impegnata nella promozione e nella valorizzazione delle aziende agricole: i giovani hanno il compito di essere i capofila, guidati dall’organizzazione nel fare questo, perché - come ci piace dire in Coldiretti - “indossano la maglia numero 10” e quindi sono quelli con le idee più fresche e con le forze più grandi. Noi siamo accanto a loro ogni giorno, ed ogni giorno insieme lavoriamo per questo. Il nostro Comitato Giovani provinciale ha da poco incontrato in una videoconferenza, nell’ambito di una trasmissione televisiva a loro dedicata il coordinatore di Anci Giovani, Luca Baroncini, nonché sindaco di Montecatini Terme, ci ha subito colpito positivamente la collaborazione fra Giovani Impresa ed Anci Giovani. Abbiamo coinvolto il coordinatore di Anci, perché anche la nostra provincia conta di 36 Comuni; molti di questi sono classificati fra i piccoli Comuni e alcuni si trovano in territori montani e zone marginali, tanti dei quali anche nella nostra Valtiberina. Tante delle aziende anche fra i nostri giovani imprenditori risiedono nelle aree interne, per questo è importante dare loro un segnale e farli sentire protagonisti affinché con il loro lavoro possano portare rinascita e valorizzazione promuovendo appunto con i comuni occasioni volte alla creazione di lavoro, opportunità d’impresa e tutela dell’ambiente”.

Cosa manca all’agricoltura italiana per diventare una potenza internazionale come meriterebbe di essere?       

“L’agricoltura italiana è già una potenza internazionale, nell’anno dell’emergenza Covid, in controtendenza rispetto al crollo generale. Fra i settori produttivi simbolo del “made in Italy”, si salva solo l’agroalimentare trainato dal record storico delle esportazioni che superano i 46,1 miliardi di euro, ai massimi di sempre, mentre il tessile e automotive registrano tagli drammatici, tiene solo la produzione delle imprese del comparto alimentare che diventa così la prima ricchezza del Paese. Un risultato ottenuto grazie alla fame di Made in Italy sulle tavole di tutto il mondo dove nonostante la pandemia Covid si registra un andamento positivo con un aumento dell’1,7% nel 2020 rispetto all’anno precedente. Piuttosto, è interessante concentrarci su quello che sembra voler smantellare la nostra agricoltura, la nostra biodiversità, la nostra dieta mediterraneo, mi riferisco all’etichettatura nutri-score o etichetta a semaforo. Mi spiego meglio, l’etichettatura nutriscore francese, così come il sistema a semaforo adottato in Gran Bretagna, influenza il consumatore suggerendogli, con un bel colore verde, di scegliere prodotti con ingredienti di sintesi e a basso costo spacciandoli per più salutari, si tratta di un sistema fuorviante, discriminatorio e incompleto, che finisce per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole, per favorire invece prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta. Si rischia di promuovere cibi spazzatura contenenti edulcoranti al posto dello zucchero e di sfavorire alimenti salutari come l’olio extravergine di oliva, considerato il simbolo della dieta mediterranea o come il Grana Padano, il Parmigiano Reggiano e il prosciutto di Parma, le cui semplici ricette non possono essere certo modificate. L’etichetta nutrizionale a colori boccia ingiustamente quasi l’85% in valore del Made in Italy a denominazione di origine (Dop/Igp) che la stessa Ue dovrebbe invece tutelare e valorizzare, soprattutto in tempo di Covid. Dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza contrastando le indicazioni fuorvianti ed estendendo l’obbligo di indicare in etichetta il Paese d’origine di tutti gli alimenti per combattere la concorrenza sleale al “made in Italy”. L’Italia, grazie ai primati nella qualità e nella sicurezza alimentare conquistati a livello europeo, ha la responsabilità di svolgere un ruolo di leadership nell’Unione”. Il nostro Paese ha la responsabilità di svolgere un ruolo di apripista in Europa, anche sfruttando le opportunità offerte dalla storica apertura dell’Ue all’obbligo dell’origine con l’indicazione dello Stato membro con la nuova Strategia Farm to Fork nell’ambito del Green New Deal”.

Redazione
© Riproduzione riservata
01/06/2021 09:31:28


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