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Unicredit e MPS, quale impatto nella provincia di Arezzo?

"Massima attenzione alle ricadute sui dipendenti!", dice Faltoni responsabile della FABI

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Lo Stato italiano, attraverso il Tesoro, alcuni anni fa intervenne per salvare il Monte dei Paschi di Siena, tanto che ne ha il 64% del capitale. Però, in conseguenza degli impegni presi dall’Italia con l’Unione europea, tale presenza pubblica deve terminare a breve; da qui, l’impegno del Governo per trovare un compratore del MPS.

Proprio tre giorni fa, UniCredit ha ufficialmente dichiarato l’interesse ad approfondire la conoscenza dello stato dei conti della banca senese, al fine di valutarne – forse già entro metà settembre – l’acquisizione; poi, si apprende già che la banca milanese potrebbe essere interessata  a rilevare solamente un certo determinato “perimetro” di MPS, come ad esempio solo le filiali delle regioni del centro/nord Italia. Non solo, ma – se l’operazione andrà in porto – dovremo vedere le determinazioni dell’Antitrust, in merito all’eventuale eccessiva concentrazione di filiali, della nuova banca, provincia per provincia. Ricordiamo infatti che, a seguito dell’assorbimento di UBI Banca, Intesa venne obbligata a venderne alcune filiali a BPER.

Così, è certamente troppo presto per capire tutte le implicazioni di un’eventuale operazione industriale così grande, però – calandoci nella realtà locale – possiamo già cominciare a prevedere qualche futuro scenario.

MPS e UniCredit sono, in provincia, la seconda e la quarta banca per numero di filiali/punti operativi, dopo – rispettivamente – Intesa Sanpaolo e BPER Banca. Molto più radicata è da noi la banca senese (una trentina di sportelli), ma molto importante è anche UniCredit (dodici).

Una secca fusione delle due banche, senza chiusura di filiali, porterebbe la “nuova” UniCredit ad essere la prima banca in provincia per numero di filiali, con una quarantina abbondante all’interno del totale filiali di tutte la banche pari a 165.

Riguardo ai lavoratori di entrambi gli istituti di credito, si parla all’incirca – sempre nella provincia di Arezzo – di un numero superiore ai 350 (di cui circa 150 nel Comune di Arezzo), un numero molto rilevante che deriva anche da una importante presenza di uffici in città di tutti e due gli istituti di credito.

La FABI – Federazione Autonoma Bancari Italiani, il primo sindacato nel settore bancario, seguirà passo passo la trattativa, proprio per scongiurare conseguenze negative sui lavoratori delle banche e sui clienti.

Anche a livello locale, massima è ora l’attenzione della FABI Arezzo, proprio per l’importanza di queste banche nei nostri territori e per il forte impatto che potrebbe avere una loro fusione. Occupazione, mobilità territoriale, valorizzazione delle alte professionalità presenti, mantenimento di presìdi decisionali forti nel capoluogo, questi e altri argomenti sono alla nostra massima attenzione.

Sollecitiamo le istituzioni, i politici e le categorie economiche ad accendere un faro, per quanto di loro competenza, su questo nuovo scenario del panorama bancario nazionale e locale.

La FABI, nazionale, aziendale e locale, farà anche stavolta la sua parte nell’interesse delle lavoratrici e dei lavoratori; Arezzo merita attenzione e noi, per quanto ci concerne, ce ne facciamo carico, con spirito costruttivo, senza pregiudizi, ma senza alcun timore.

 

Redazione
© Riproduzione riservata
31/07/2021 12:28:25


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