Afghanistan, i taleban: “Siamo entrati nel Panshir”, ma la resistenza nega
Scontri già dalle prime ore del mattino, panico tra i civili che abitano nella valle
Continuano i combattimenti nella valle del Panshir, dove i taleban hanno intensificato i bombardamenti contro le forze della resistenza, guidate da Ahmad Massoud. Secondo quanto riporta un giornalista di Al Jazeera, gli attacchi sono diventati sempre più violenti nel corso delle prime ore di questa mattina, scatenando il panico tra i civili che vivono nelle vicinanze.
«I taleban hanno conquistato il Panshir, l'ultima roccaforte della resistenza in Afghanistan». A riferirlo sono tre fonti talebane alla Reuters, mentre il leader della resistenza, Ahmad Massoud, ha smentito la notizia. «Grazie a Dio l'Onnipotente, controlliamo l'intero Afghanistan. Li abbiamo sconfitti e ora il Panshir è sotto il nostro controllo», ha detto un comandante talebano. Intanto a Kabul si sono sentiti forti spari celebratori. La notizia della caduta del Panshir circola da alcune ore, come pure quella della fuga in Tagikistan dell'ex vice presidente del deposto governo afghano, Amrallah Saleh, tra i comandanti della resistenza in Panshir. Saleh ha però da poco smentito di essere scappato, parlando proprio dalla provincia settentrionale all'emittente Tolo News. Saleh ha confermato che sono in corso intensi combattimenti ma non ha parlato di capitolazione. Secondo alcune fonti del movimento degli studenti coranici citate da Reuters, sarebbero già stati rilvelati i nuovi nomi del governo. Alla guida del nuovo governo afghano si insedierebbe il Mullah Abdul Ghani Baradar, capo dell'ufficio politico dei taleban, mentre il mullah Mohammad Yaqoob, figlio del Mullah Omar, e Sher Mohammad Abbas Stanekzai avrebbero posizioni di rilievo nell'esecutivo. Uno dei portavoci dei taleban, Bilal Karimi, citato dall'agenzia russa Sputnik, ha però parlato di un ritardo nel varo del nuovo esecutivo per problemi tecnici, smentendo le notizie secondo le quali l’annuncio ufficiale sarebbe avvenuto oggi dopo le preghiere del venerdì. La data dell’annuncio ufficiale rimane quindi ancora incerta, ma, dice il portavoce, «il nuovo gabinetto dei ministri sara' presentato nel prossimo futuro».
Joseph Borrell: «l’Afghanistan non diventi base per il terrorismo»
«L'Afghanistan non deve servire come base per esportare il terrorismo ad altri Paesi», ha detto al termine del Consiglio informale dei ministri degli Esteri Joseph Borrell, l'Alto commissario dell'Ue per la Politica estera. «Restiamo impegnati nel sostegno della popolazione afghana e per sostenerla ci dovremo impegnare con il nuovo governo in Afghanistan, questo non significa riconoscimento», ha aggiunto.
Ma l’impegno, dice Borrell, dipenderà dal rispetto di alcuni elementi: «Giudicheremo il comportamento in base a cinque condizioni: non deve servire come base per esportare il terrorismo ad altri Paesi; seconda il rispetto dei diritti umani, in particolare i diritti delle donne, lo stato diritto e liberta' stampa; terza l'esistenza di governo di transizione rappresentativo e inclusivo; quarta condizione favorire l'accesso libero ad aiuti umanitari, nel rispetto delle nostre procedure e condizioni e quinta il pieno impegno dei taleban per favorire le partenze dei cittadini stranieri e afghani che vogliono lasciare il Paese».
Regno Unito: canali aperti ma nessun riconoscimento dei taleban
Anche il Regno Unito esprime la necessità di tenere aperti i canali di comunicazione per aiutare gli afghani in difficoltà, ma non intende riconoscere i taleban al potere. Lo ha ribadito dal Pakistan il ministro degli Esteri britannico, Dominic Raab, che ha assicurato che Londra «si prenderà le sue responsabilità umanitarie e sosterrà anche quei Paesi che devono far fronte alle maggiori richieste da parte di coloro che potrebbero essere sfollati nelle prossime settimane».
Negoziati complicati con i talebani secondo l'Alto rappresentante della Nato in Afghanistan
Negoziare con i talebani è un compito difficile. Ne è convinto l'Alto rappresentante della Nato in Afghanistan Stefano Pontecorvo che al workshop Ambrosetti di Cernobbio spiega che «bisogna tenere a mente due cose sui taleban, la prima che stanno mediando tra loro per mantenere unito il movimento, che non è una cosa facile per le loro stesse dinamiche interne». «La seconda cosa - aggiunge - è che a nessun talebano fa piacere vedere che loro arrivano al potere e metà del Paese vuole partire». «Quindi - conclude - se avremo una collaborazione coi talebani da questo punto di vista dovrà essere molto molto ben negoziata».
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