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Cina, le accuse a Lady Huawei sono “inventate”

È persecuzione politica, Meng accolta in patria

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Meng Wanzhou, la numero due di Huawei, è tornata in Cina a bordo di un aereo charter fornito dal governo di Pechino.  Accolta da decine di persone festanti all'aeroporto di Shenzhen è apparsa sulla scaletta dell'aereo con un vestito rosso fiammante, il colore della bandiera cinese, e ha salutato i suoi sostenitori. «Benvenuta a casa» si leggeva su diversi striscioni, mentre la folla gridava «Signora Meng Wanzhou, sei una eroina. Ti amiamo», racconta il South Morning China Post. Wanzhou ha letto un discorso letto davanti alla folla ringraziando il presidente Xi: «Lui ha a cuore la sicurezza di ogni cittadino cinese, inclusa me», ha affermato, dicendosi commossa dell'interesse mostrato. Meng ha poi espresso il proprio apprezzamento per le agenzie governative che la hanno assistita nei tre anni trascorsi agli arresti domiciliari in Canada. 

Con il suo arrivo si è chiusa la saga giudiziaria che per oltre due anni e mezzo ha visto al centro la direttrice finanziaria di Huawei che ha lasciato il Canada per tornare in Cina dopo un accordo raggiunto con il Dipartimento di Giustizia Usa che le ha evitato l'estradizione negli Stati Uniti per frode bancaria e violazione delle sanzioni all'Iran. La vicenda che l'ha vista protagonista dal suo arresto all'aeroporto di Vancouver, il 1 dicembre 2018, ha coinvolto anche i due cittadini canadesi Michael Kovrig e Michael Spavor, arrestati pochi giorni dopo in territorio cinese e anch'essi rilasciati nelle scorse ore. L'analista ed ex diplomatico Kovrig e l'uomo d'affari Spavor, ha annunciato il primo ministro canadese, Justin Trudeau, sono sulla via del ritorno in Canada. Nelle stesse ore, Meng si imbarcava per tornare in Cina. «Senza un Paese forte non avrei la libertà oggi», è stato il ringraziamento rivolto alla Cina della direttrice finanziaria di Huawei, in un messaggio diffuso dai media locali mentre era in volo per il rientro a Shenzhen. Meng era stata arrestata su richiesta degli Stati Uniti e posta agli arresti domiciliari a Vancouver per presunte violazioni alle sanzioni all'Iran da parte di una società, Skycom, controllata da Huawei che operava nel Paese, e accusata di frode bancaria ai danni di Hsbc nel 2013.

L'accordo raggiunto riguarda la sola Meng, mentre il Dipartimento di Giustizia Usa sta lavorando a un processo contro Huawei, che si e' gia' detta pronta a difendersi. I legali di Meng hanno manifestato apprezzamento per l'esito della vicenda, sottolineando che la «principessa di Huawei» non si è dichiarata colpevole e dicendosi fiduciosi del ritiro di tutte le accuse nei prossimi 14 mesi, in base all'accordo raggiunto nelle scorse ore. Secondo una nota della Procura generale della Corte Orientale di New York, però, Meng, nell'accettare l'accordo «si è assunta la responsabilità per il suo ruolo chiave nel perpetrare uno schema per frodare un'istituzione finanziaria globale» e le sue ammissioni confermano che, mentre era direttrice finanziaria di Huawei, «ha fatto molteplici rappresentazioni false a un dirigente di un'istituzione finanziaria riguardo le operazioni in Iran di Huawei».

A livello internazionale, il caso Huawei è stato visto da subito come un caso di «diplomazia degli ostaggi» e una personificazione delle tensioni tra la Cina e l'Occidente, con gli arresti in Cina di Kovrig a Spavor ampiamente ritenuti una rappresaglia di Pechino e definiti più volte «arbitrari» da Canada e Stati Uniti. Pechino ha negato fino a oggi un collegamento tra i casi dei «due Michael» e la vicenda di Meng, difendendo il proprio sistema giudiziario. I due cittadini canadesi sono stati incriminati per spionaggio a giugno 2020 e sono comparsi in aula a marzo scorso, in un processo a porte chiuse. Ad agosto, Spavor è stato condannato a undici anni di carcere per spionaggio, mentre Kovrig non ha ricevuto una condanna per lo stesso reato.

Il caso Huawei è andato di pari passo anche con le tensioni tra Cina e Stati Uniti, venute allo scoperto durante l'era di Donald Trump alla Casa Bianca. I provvedimenti contro l'azienda sono culminati con l'inserimento nella black list del Dipartimento del Commercio Usa, e Huawei è divenuta un caso esemplare della disputa tra Washington e Pechino per la supremazia tecnologica a livello globale. 

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
25/09/2021 19:36:26


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