Coronavirus, dopo 106 giorni Sydney festeggia la fine del lockdown
L’Australia apre i confini a 2mila medici e infermieri: manca ii personale interno
A Sydney, in Australia, gli oltre 5 milioni di residenti festeggiano oggi il primo giorno senza lockdown, imposto 106 giorni fa per contenere la curva dei contagi e la trasmissione della variante Delta. La fine della maggior parte delle restrizioni interessa gli abitanti che hanno già completato il ciclo vaccinale, che, oltre a condividere i pasti nei bar e nei ristoranti riaperti, potranno frequentare palestre, biblioteche e piscine. Le attività non essenziali erano rimaste chiuse dallo scorso giugno, segnando delle restrizioni senza precedenti alla libertà personale degli australiani. Così, ieri in serata, migliaia di persone si sono riversate in pub e negozi, che hanno aperto le loro porte a mezzanotte e un minuto. Lunghe code fuori dai locali durante la notte, altrettante questa mattina nei saloni di bellezza e barbieri. Molti cittadini hanno invece colto l’occasione per recarsi in visita a parenti e amici, dopo i quasi quattro mesi di limitazioni che vietavano gli incontri tra familiari e i viaggi oltre 5 chilometri dalla propria residenza. Con il numero di nuovi contagi in calo, solo 496 lunedì nello stato del New South Wales, e oltre il 70% di over 16 anni completamente vaccinati, la città sta tornando lentamente alla normalità. Il prossimo obiettivo è portare la popolazione con ciclo vaccinale completo all’80%, per poter attuare un ulteriore allentamento delle restrizioni. Si prevede non ci voglia molto: attualmente, oltre il 90% degli abitanti ha ricevuto almeno una dose. Per la maggior parte della pandemia, l'Australia ha portato avanti un’efficace lotta al Covid attraverso la chiusura delle frontiere, le restrizioni e i tracciamenti di massa. Adesso il Paese abbandona gradualmente le misure imposte, da un lato per un calo nei contagi, dall’altro per necessità interne. I confini internazionali dell'Australia si riaprono, infatti, temporaneamente per favorire l'ingresso di 2 mila medici e infermieri stranieri qualificati, necessari a sopperire alla grave crisi di personale sanitario, più forte negli ospedali delle aree regionali. Questi arriveranno nei prossimi sei mesi e saranno assegnati prevalentemente agli ospedali di periferia e agli studi medici. Nonostante il miglioramento della situazione pandemica, gli ospedali di Sydney e di Melbourne sono vicini alla capienza massima, richiamando rinforzi di personale. La precedenza andrà, come spiegato dal ministro della Salute, Greg Hunt, a medici e infermieri che avevano già presentato domanda di immigrazione, che potranno quindi evitare le restrizioni di viaggio e iniziare a lavorare subito dopo l’arrivo. La maggior parte del contingente giungerà probabilmente da Inghilterra, Irlanda e altri paesi in cui le qualifiche professionali di medici e infermieri sono riconosciuti come equivalenti dagli enti regolatori. Secondo cifre del sindacato infermieri, fino al 21% del personale di recente registrazione nei servizi ospedalieri del Paese consiste di immigrati.
Commenta per primo.