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Trent’anni di Protezione Civile a Sansepolcro

La storia di questa importante realtà ripercorsa con il presidente Angiolo Vanni

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Angiolo Vanni, presidente del Gruppo Comunale, ripercorre le tappe di una storia che per anni ha visto operare due sodalizi, poi riuniti nel 2009. Sempre presente nelle emergenze nazionali e locali, ora punta sulla certificazione della elisuperficie biturgense   

Da radioamatori a volontari di protezione civile: su questo campo, che ha assunto una importanza sempre maggiore, Sansepolcro vanta una storia ultratrentennale, con un gruppo iniziale che ben presto si è scisso e con le due realtà che hanno singolarmente operato fino alla riunificazione nel 2009. Oggi c’è un solo gruppo comunale, forte di una esperienza acquisita soprattutto sul campo fra i terremoti – anche forti - che si sono succeduti, le alluvioni e altre calamità, ma anche per ciò che riguarda l’emergenza neve e l’ordinario. Figura centrale nella città biturgense è quella di Angiolo Vanni, non tanto in qualità di presidente del Gruppo Comunale, di CenterVol e anche della Consulta provinciale, quanto piuttosto in quella di operativo, con il quale andiamo a ricostruire il capitolo della protezione civile e i vari passaggi in città e in Valtiberina.   

Tutto parte dall’idea di undici ragazzi, quindi persone in giovane età. Siamo nella seconda metà degli anni Ottanta, i telefoni cellulari e internet sarebbero approdati sulla scena nel decennio successivo e l’unico strumento per i collegamenti mobili è il ricetrasmittente, più comunemente chiamato “baracchino”. Siamo quindi davanti a un gruppo di radioamatori e avere il baracchino è un grande privilegio, per quei tempi, oltre che un prezioso contributo per la comunità in caso di emergenze e bisogni. Nella squadra degli undici c’è Maurizio Bianconi, che vive a Fighille di Citerna: ebbene, lui è l’unico effettivo ancora oggi. Il “sempre presente”, insomma. Gli undici pionieri decidono di mettersi insieme negli anni 1987 e ’88 e di costituire una realtà più organizzata. Nel marzo del 1989, davanti al notaio Marco Fanfani, nasce così ufficialmente a Sansepolcro l’Associazione CB “Città di Piero”. Fra i componenti di partenza non c’è Angiolo Vanni, che diverrà il riferimento principale: in quel periodo, Vanni (che oggi ha 75 anni) è consigliere comunale a Palazzo delle Laudi quale esponente di partito e ritiene che non vi debbano essere connotazioni o commistioni con la politica, per cui l’associazione deve rimanere libera e aperta. Il problema, semmai, è che questa associazione non rimarrà unica: appena sei mesi dopo, infatti, si consuma una scissione interna, per cui da una parte rimane l’Associazione CB “Città di Piero” e dall’altra c’è il nuovo sodalizio, che si chiama inizialmente Radioclub “Alto Tevere” e che si presenta ufficialmente a inizio 1991, con presidente Maurizio Biagioli (ci ha prematuramente lasciato nel 2017) e con la sede nella bretella attualmente chiamata via Sandro Pertini, sotto l’asse viario della E45. Proprio al momento della spaccatura, Angiolo Vanni decide di entrare in campo. Perché c’era stata la scissione? Sembra assurdo dirlo, ma crediamo che quella politica destinata a star fuori avesse invece finito con il rivestire il suo peso. Proprio nel ’90, a Sansepolcro avviene il primo ribaltone elettorale: il Pci scende sotto la maggioranza assoluta dei consensi e finisce da solo all’opposizione, mentre il nuovo governo cittadino è nelle mani di quattro partiti: Dc, Psi, Psdi e Pri, con sindaco il socialista Luigino Sarti. Nella conferenza stampa tenuta al convento dei frati Cappuccini, qualcuno – forse appoggiato dai nuovi amministratori – aveva impedito a Vanni di prendere la parola. “Dopo quella circostanza e alla luce della mia uscita dal consiglio comunale – dichiara Vanni – ho deciso di impegnarmi in prima persona, andando con i membri del CB “Città di Piero” non passati con il gruppo “Alto Tevere”. Come “Città di Piero”, abbiamo deciso di ridarci forza e vita: quale prima mossa, abbiamo formalizzato l’iscrizione al registro del volontariato e al dipartimento della protezione civile. Nel frattempo, ero divenuto presidente del gruppo praticamente da subito. Sempre nel ’91, ha avuto inizio l’attività estiva di avvistamento degli incendi boschivi, dapprima in collaborazione con il gruppo “Alto Tevere” e su cinque punti del territorio valtiberino toscano”. L’estate del 1990 era stata davvero di… fuoco, con ettari ed ettari di bosco andati in fumo; non a caso, da allora, la situazione è andata sempre più migliorando. Cinque, inizialmente, i punti di avvistamento: Citerna (in direzione di Monterchi), il Carmine di Anghiari, la Castora (sopra Sansepolcro), Croce Coperta nei pressi di Poggio Garavone (siamo fra Pieve Santo Stefano e Caprese Michelangelo) e Monte Modina, sopra l’abitato di Montalone nel Comune di Pieve. Anno 1992: l’Associazione CB “Città di Piero” fonda insieme ad un’altra decina di realtà la Consulta del Volontariato di protezione civile ad Arezzo; cresce poi il numero di volontari che aderiscono al gruppo e la sede fisica assegnata è la ex scuola elementare della frazione Trebbio, ma con l’obiettivo di rimanervi il meno possibile per trasferirsi in locali più nuovi e funzionali. Si consolida poi il lavoro della consulta e Vanni, presidente del “Città di Piero”, entra nel relativo consiglio come fondatore, mentre presidente viene eletto Mariano Carlini della Croce Bianca di Arezzo. Il ’92 è in continuo fermento: Patrizio Borella dell’associazione Kronos di Firenze convoca una ventina di realtà del settore non ancora “accasate” con i grandi movimenti (vedi Misericordia, Croce Rossa e Avis, per esempio) e fra queste ci sono anche i CB del “Città di Piero”. Succede così che nel 1993 viene fondata a Firenze, nello studio notarile del dottor Pasquale Marino, la federazione CenterVol, centro toscano di servizi per il volontariato, che era nella mente di Borella. Non c’era ancora il CesVot, che sarebbe nato più tardi. Nel 1994 viene aggiornato lo statuto per adeguarlo alle leggi in materia. “Come CenterVol – ricorda Vanni – avviammo le richieste alla Regione per fondare il centro dei servizi: la Regione storse il naso perché le grosse organizzazioni (appunto Misericordia, Croce Rossa ecc.) erano fuori”. Nel novembre del ’94, l’Italia registra la prima calamità atmosferica che vede operativo il CB “Città di Piero”: l’alluvione in Piemonte. “Ci organizziamo come gruppo assieme alla Comunità Montana Valtiberina Toscana – ricorda Vanni – predisponendo camion, ruspe, motoseghe e roulotte, ma quando eravamo per partire alla volta di Lanzo Torinese il prefetto ci bloccò: a suo parere, non sarebbe stato giusto che a ripulire il fiume Stura fossimo stati noi”. Ancora nel ’94, Vanni si reca in Regione a Firenze per chiedere la possibilità (non accordata) di avere volontari impegnati con il servizio civile e la convocazione dell’assemblea straordinaria del CenterVol a Scansano, in provincia di Grosseto. “Dissi subito: se volete che il CenterVol prosegua la sua strada, due persone debbono uscire – ricorda Vanni - altrimenti per la federazione sarebbe la fine. Andammo in cinque a Scansano, dove assunsi la presidenza del CenterVol e da membro del consiglio chiesi la testa delle due persone sopra menzionate. Nel 1996 e nel 1997 le grandi associazioni si svegliarono e chiesero di entrare nel neo-costituito CesVot (Centro Servizi Volontariato Toscana) e non vollero l’iscrizione del CenterVol perché non avevamo la presenza in sei province della regione”. Passiamo al settembre del 1997: il giorno 26, due violente scosse di terremoto squarciano Umbria e Marche lungo la dorsale appenninica. “Come Consulta provinciale – è ancora Vanni a parlare – andammo a Gualdo Tadino e poi a Casenove di Foligno, mentre il gruppo Alto Tevere era a Valtopina. Arrivati a Casenove, gli operai della Comunità Montana Valtiberina Toscana iniziarono a spianare i gradini sui quali avrebbero dovuto essere montati i container. Io chiamai i fratelli Rubechi di Santafiora e loro vennero con due ruspe e i camion: in due giorni, riuscimmo a realizzare le canalizzazioni di acqua, gas e scarichi; una volta attaccato il gas, bisognava certificare le cucine. Mi rivolsi a Roberto Barboni, sempre a Sansepolcro e assieme ad alcuni volontari certificammo 67 cucine. Ma nel ’97 successe anche una cosa particolare: la dottoressa Paola Vannini, insieme al Rotary Club di Città di Castello, mi informò che c’era un camion di aiuti proveniente da Lioni (Avellino), dove la popolazione locale era stata aiutata dalla provincia di Arezzo all’indomani del tremendo terremoto del novembre 1980. Io mi feci carico di inviare il Tir con gli aiuti a Casenove. Finchè eravamo presenti sette giorni su sette, andavamo anche a Sellano, Verchiano, Rasiglia e Popoli, poi abbiamo fatto la spola con Casenove e come consulta di Arezzo abbiamo raccolto 200 milioni di lire: l’allora presidente della Provincia, Mauro Tarchi, si rivolse a un’azienda di prefabbricati di Bibbiena, la quale ce ne fornì uno che montammo a Casenove per riportare in quel paesino alcune attività produttive e artigiane (vedi la parrucchieria) e un centro sociale”. Una settimana dopo l’Umbria e le Marche, il 2 ottobre 1997 due forti scosse si verificano anche a Sansepolcro, dove comunque i danni sono limitati. Seguono anni di lavoro fatti di avvistamenti incendi, manifestazioni ed esercitazioni varie con in mezzo l’altro forte terremoto in Valtiberina, datato 26 novembre 2001: “Quello fu peggiore – ricorda Vanni – e in piena notte (la scossa arrivò alle 2) io e il sindaco Dario Casini andammo insieme a fare un giro, rendendoci conto che, a parte piccoli danni, la situazione più delicata era quella delle 40 persone residenti nelle case popolari di via del Prucino. Il sindaco decise di ospitarle in strutture locali”. Quasi un anno dopo, cioè a fine ottobre 2002, la terra torna a tremare in Molise: l’epicentro è a San Giuliano di Puglia e la Consulta è di stanza nel vicino Comune di Bonefro, poi si recherà a San Giuliano; per Natale, farà arrivare un camioncino di panettoni. Sette anni più tardi, nell’aprile del 2009, il sisma devasta L’Aquila e l’Abruzzo: “Sempre come Consulta di Arezzo, ci mandarono dapprima a Camarda, frazione dell’Aquila con poche centinaia di abitanti – precisa Vanni – dove ci dissero di montare dieci tende e un posto medico avanzato. Smontato il campo di Camarda, ci trasferimmo a San Demetrio né Vestini, piccolo Comune nei pressi dell’Aquila: qui piazzammo il campo e portammo un frigo congelatore e salumi per le cucine. Ogni volta preparavamo da mangiare per cento persone, tecnici compresi, ma credo che uno fra gli esempi in assoluto di efficienza lo abbiamo dato proprio in quel frangente: laddove c’era il campo, sarebbero dovuti sorgere un asilo nido, una scuola materna, una elementare, una media, una palestra e un campo da gioco. Il gruppo tecnico della Provincia di Arezzo compì una sorta di miracolo: in 100 giorni e con 3 milioni e 200mila euro, il centro venne realizzato e inaugurato il 19 settembre 2009. Per snellire i lavori, vi lavorarono 19 imprese. Il giorno del taglio del nastro, giunsero l’allora capo della protezione civile, Guido Bertolaso e l’imprenditore Paolo Barilla, che aveva devoluto un milione e 200mila euro e che in quella occasione organizzò un “pasta party” sotto il tendone. A San Demetrio né Vestini siamo poi tornati nel 2019, invitati da Silvano Cappelli, sindaco nel periodo del terremoto”. Dal 2003, intanto, l’Associazione CB “Città di Piero” è già diventata Gruppo Comunale e l’obiettivo è quello di una riunificazione con il gruppo “Alto Tevere”, più legato al versante umbro che all’ambito toscano. L’operazione va in porto nel 2009, quando sindaco è Franco Polcri e assessore competente è Marco Frullani; presidente del nuovo Gruppo Comunale di Protezione Civile Sansepolcro-Alto Tevere è Angiolo Vanni e vice è Paolo Poltri, che proviene dal gruppo “Alto Tevere”. Le calamità naturali (e non) concedono una tregua, ma non tardano a ricomparire sulla scena italiana. Mercoledì 29 dicembre 2010, ore 21: si diffonde la notizia di una fuoruscita di acqua dalla diga di Montedoglio. “Non si sapeva cosa fosse successo – parole sempre di Vanni – e allora abbiamo preso i cani al canile del Trebbio (dove comunque l’acqua non era arrivata) e aiutato la gente nel fare determinate mansioni. Credo che la nostra fortuna sia stata quella di avere avuto nei laghi delle ex cave le provvidenziali casse di espansione, altrimenti l’acqua sarebbe arrivata a invadere il ponte sul Tevere”. Squadre impegnate nelle alluvioni dell’autunno 2011 ad Aulla e all’Isola d’Elba, poi il 20 maggio 2012 anche l’Emilia è sconquassata da un forte terremoto e la Consulta di Arezzo – con i volontari di Sansepolcro – è di supporto alla colonna mobile della Regione Toscana, montando le tende a San Possidonio, sopra Carpi. “A livello di aiuti – aggiunge Vanni - abbiamo portato come consulta l’arredamento per un asilo e siamo andati alla festa di inaugurazione, dove era presente il noto cantautore Ligabue”. In novembre, alluvione nel Grossetano: il paese di Albinia è tenuto sotto scacco dal fiume Albegna e allora i volontari di Sansepolcro si recano in Maremma con pompe e roulotte. Una sessantina di interventi ha poi caratterizzato la giornata del 5 marzo 2015, quella del fortissimo vento che soffia per 12 ore di fila su Sansepolcro e sulla vallata, mettendo ko una bella fetta di vegetazione arborea. Non è ancora finita: il terremoto del 2016, che torna a più riprese sulla zona fra Umbria, Marche e Lazio. “La Consulta ha scelto Visso, piccolo paese della provincia di Macerata – dichiara Vanni – e raccolto 140mila euro per l’allestimento di un percorso pedonale che toccasse anche Ussita e Sant’Angelo sul Nera. Una volta approvato il progetto, abbiamo consegnato i fondi. Sempre a Visso e a Pieve Torina siamo venuti incontro agli agricoltori e allevatori del posto, portando mangimi e foraggi; ciò è stato possibile grazie all’aiuto della gente di Badia Tedalda, Sestino e del Casentino”. Al termine di quella missione, Vanni – fino a quel momento vice – diventa presidente della Consulta provinciale del volontariato. Luglio 2019: i soccorsi vengono prestati a Rigutino, frazione di Arezzo, quando si abbatte una vera e propria bomba d’acqua. Ultimo capitolo: il Covid-19. Il biennio 2020-21 è stato dedicato alla pandemia, dal posizionamento con manutenzione della tenda pre-triage davanti all’Ospedale della Valtiberina alla consegna dei pacchi alimentari, dalla distribuzione delle mascherine alla continua assistenza garantita nel centro vaccinale di Sansepolcro e ai tamponi. “Dobbiamo ringraziare chi ha devoluto il 5 x 1000 alla nostra associazione: così facendo, ci ha permesso di recuperare le spese”, ha rimarcato Vanni. Nei suoi 25 anni di vita e con Vanni presidente, la Federazione CenterVol ha realizzato sezioni operative ad Agliana (Pistoia), Sansepolcro, Sestino e Badia Tedalda e allacciato legami con i vicini Comuni marchigiani di Sant’Angelo in Vado e Borgo Pace. Le varie attività di addestramento ed esercitazione vengono svolte assieme ad essi. Particolare è poi l’amicizia instaurata con il gruppo comunale di Padova. Da non dimenticare nemmeno le tre mostre di livello culturale con gli strumenti di un biturgense scomparso da anni, Aleardo Giannini (il cui materiale è meritevole di un museo), la pubblicazione di un volume dal titolo “Risorse umane ed emergenza di massa” e anche la distribuzione di un opuscolo alla popolazione su come fronteggiare il terremoto. Per ciò che riguarda le funzioni di carattere più ordinario, la protezione civile biturgense ha partecipato decine di volte alla ricerca di persone scomparse; molte sono state ritrovate vive, altre purtroppo erano decedute. Determinante il contributo fornito dai due gruppi (prima della unificazione) anche in occasione delle emergenze neve e delle interruzioni sulla E45, di notte e con il freddo pungente, disciplinando il traffico e servendo viveri agli automobilisti costretti a stare fermi. “Di questo andiamo fieri – rimarca Vanni – come di quanto fatto a Badia Tedalda e Sestino, dove abbiamo a più riprese spalato e pulito il territorio. Nel febbraio del 2012, a Monteviale di Badia, siamo intervenuti dopo il crollo di una parte del tetto di un capannone, che aveva provocato la morte di 12 cavalli”. Un altro versante operativo riguarda i cani. E Vanni spiega: “Dal 2003, esiste la convenzione per l’accalappiaggio dei cani randagi a livello comprensoriale e abbiamo in gestione il canile sanitario di Sansepolcro in località Mezzatorre, vicino al Trebbio, con 3-4 volontari che si alternano nel garantire h24 la cattura. Siamo riusciti in questo lasso di tempo a dare in adozione 333 cani senza chip a privati cittadini. Per effetto delle convenzioni in atto, la nostra attività può contare sulla bellezza di 12 automezzi in dotazione, oltre alle necessarie attrezzature. Sul piano logistico, dopo che è stata dichiarata l’inagibilità della ex scuola del Trebbio, disponiamo di due sedi in convenzione con il Comune di Sansepolcro: quella di via Bartolomeo della Gatta, al Foro Boario e quella di via Sandro Pertini, dove operava il gruppo “Alto Tevere” e dove si trova la elisuperficie che dobbiamo riattivare. Ecco, è proprio questo il grande obiettivo da conseguire: certamente, non è semplice come si possa immaginare. Basti pensare che - fra acquisto del terreno, spese e manutenzioni – quella pista viene a costare intorno ai 120mila euro di denaro pubblico. L’impianto è in efficienza e ciò che vorrei è vederlo certificato nei piani di protezione civile, anche perché l’atterraggio al campo sportivo di Santafiora potrebbe risultare impossibile con il fondo allentato”. Abbiamo lasciato volutamente per ultimo il capitolo più importante: quello dei volontari. “Credo che in questo lasso di tempo abbiano complessivamente gravitato attorno a noi sui 400 individui; ora siamo una sessantina, ma tutti operativi – puntualizza Vanni - e comunque il dato più importante è che queste persone hanno messo tempo, anima, cuore e persino soldi, mossi da una passione che è anche una vocazione. Ognuno di loro ha contribuito a creare a Sansepolcro e in vallata una vera e propria cultura della protezione civile, rendendosi artefice di risultati importanti anche sotto il profilo umano. La maggioranza di questi è ancora in vita, altri ci hanno purtroppo lasciato, ma a tutti va un sincero ringraziamento per l’impegno profuso”. Non possiamo che allinearci con il sentimento di Angiolo Vanni: quelle persone in divisa sono da sempre i nostri “angeli custodi”, che vegliano su di noi anche quando la notte ci riposiamo e che si rimboccano le maniche quando c’è da lavorare, regalando un sorriso e la speranza a chi è stato duramente provato da disastri o eventi naturali sui quali comunque occorrerebbe iniziare a fare – questo sì - una efficace opera di prevenzione. Più volte, l’intero territorio italiano ha mostrato la propria debolezza davanti soprattutto a quei fenomeni atmosferici più concentrati e accentuati, con i quali c’è il rischio di dover d’ora in poi convivere. E la protezione civile deve essere sempre più preparata.                               

Redazione
© Riproduzione riservata
09/03/2022 18:04:56


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