Il Nobel per l'economia a Bernanke, Diamond e Dybvig
Premiati per la ricerca su banche e crisi finanziarie
Il Premio Nobel per l'Economia 2022 è stato assegnato all'ex presidente della Fed Ben Bernanke (nella foto), a Douglas W. Diamond and Philip H. Dybvig per “le ricerche sulle banche e le crisi finanziarie”. Lo annuncia l’Accademia reale delle Scienze svedese spiegando che «le loro scoperte hanno migliorato il modo in cui la società affronta le crisi finanziarie». Una motivazione che suona come un monito verso la crisi e il rischio recessione cui corre l’economia globale. D’altra parte Bernanke era alla guida della Fed quando scoppiò la crisi dei subprime che travolse l’intero sistema bancario internazionale. Non solo, ha guidato la Banca centrale americana quando l’Europa attraversò la crisi della spread e non esitò a prendere posizione contro la Germania responsabile degli squilibri economici del Vecchio continente: «Esporta molto più di quello che compra danneggiando occupazione e produzione dei suoi vicini» ripete come un mantra da anni. Insomma, l’assegnazione del Nobel a un ex banchiere centrale, insieme a due professori esperti di banche, sembra un monito chiaro. «Le banche centrali sono in grado di sconfiggere l'inflazione, spesso ci dimentichiamo di una lezione di Milton Friedman e cioè che la politica monetaria delle banche centrali agisce con un ritardo temporale» ha dichiarato Douglas Diamond accendendo un fato sul problema del debito pubblico globale: «La politica monetaria e la politica fiscale devono lavorare assieme», a oggi il sistema finanziario «è molto più preparato» rispetto al 2008.
D’altra parte l’Accademia sottolinea come i premiati di quest’anno in Scienze Economiche «hanno migliorato significativamente la nostra comprensione del ruolo delle banche nell’economia, in particolare durante le crisi finanziarie. Un importante risultato della loro ricerca è il motivo per cui è fondamentale evitare i crolli bancari».
Un rischio tutt’altro che secondario in questo frangente. La crisi energetica rischia di travolgere come uno tsunami il comparto bancario che da anni sostiene e garantisce gli operatori energetici.
Nelle motivazioni, quindi, si spiega che affinché «l’economia funzioni, i risparmi devono essere indirizzati agli investimenti. Tuttavia, c’è un conflitto: i risparmiatori vogliono avere accesso immediato ai loro soldi in caso di spese impreviste, mentre le imprese e i proprietari di case devono sapere che non saranno costretti a rimborsare i loro prestiti prematuramente. Nella loro teoria, Diamond e Dybvig mostrano come le banche offrano una soluzione ottimale a questo problema. Agendo come intermediari che accettano i depositi di molti risparmiatori, le banche possono consentire ai depositanti di accedere al loro denaro quando lo desiderano, offrendo al contempo prestiti a lungo termine ai mutuatari».
Tuttavia, la loro analisi «ha anche mostrato come la combinazione di queste due attività renda le banche vulnerabili alle voci di un loro imminente collasso. Se un gran numero di risparmiatori corre simultaneamente in banca per ritirare il proprio denaro, il rumour può diventare una profezia che si autoavvera: si verifica una corsa agli sportelli e la banca crolla. Queste dinamiche pericolose possono essere evitate se il governo fornisce un’assicurazione sui depositi e agisce come prestatore di ultima istanza per le banche». Diamond «ha dimostrato come le banche svolgano un’altra funzione importante per la società. In quanto intermediarie tra molti risparmiatori e mutuatari, le banche sono più adatte a valutare il merito di credito dei mutuatari e a garantire che i prestiti siano utilizzati per buoni investimenti».
Ben Bernanke «ha analizzato la Grande Depressione degli anni '30, la peggiore crisi economica della storia moderna. Tra le altre cose, ha mostrato come le corse agli sportelli bancari siano state un fattore decisivo nel rendere la crisi così profonda e prolungata. Quando le banche sono crollate, si sono perse preziose informazioni sui mutuatari, che non potevano essere ricreate rapidamente. La capacità della società di incanalare i risparmi verso investimenti produttivi è stata quindi gravemente ridotta».
«Le intuizioni dei vincitori hanno migliorato la nostra capacità di evitare gravi crisi e costosi salvataggi», ha dichiarato Tore Ellingsen, presidente del Comitato per il Premio in Scienze Economiche.
Commenta per primo.