Opinionisti Giorgio Ciofini

Il Sugnaccio

Era sempre ‘mpastato de que’la sugna nera, che si da ai motori, per non farli scricchiolare

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Carlo Conti in Debiti, è uno di quelli che possono avere anche cento vite e cento nomi. Chissà come si chiama oggi?  

Il Sugnaccio

         Si chiamava Carlo Conti e, da citto. abitava dalle parti di porta San Clemente, ma per tutti era il Sugnaccio, perch’era sempre ‘mpastato de que’la sugna nera, che si da ai motori, per non fare scricchiolare l’ingranaggi. Era il ragazzo di bottega del Vagheggi, ch’aveva un negozio di bicilette ‘n via Garibaldi, propio ‘n do’ oggi c’è Porca Vacca. Anch’a casa girava sempre co’ la solita tuta da meccanico blu, ch’oramai era diventata nera come la pece e un se la cavava manco per vire a letto. S’era a’l’inzio dei favolosi anni Sessanta, quando Carlo Conti diventò ’l Sugnaccio. Cieco com’una talpa, girava con du’ culi de bicchiere così spessi, che se gli cascavano ‘n un piede, vedeva le stelle ‘n pieno giorno, ma ‘n compenso quello che gli mancava nella vista, ce l’aveva sulla lingua. Aveva ‘na chiacchiera, ch’era capace de zittare ‘na decina de zitelle ‘nfervorate. Fare il biciclettaio, ‘n do’ si parlava solo coi muri e le catene, non era ‘l su’ mestiere ideale. Così appena fu grandino, salutò il Vagheggi, si levò la su’ tuta mezza nera e mezza blu, se dette n’arpulita e si mise a fare il venditore di libri porta a porta. Era ‘n estemporaneo e saltava di palo ‘n frasca com’un grillino, ma quel salto fu com’avettare da ‘na stalla di somari a ‘n salotto d’intellettuali. A’Rezzo lo conoscevon tutti e, quando lo vedevon girare coi libri ‘ntorno casa, se rintanavano e lo lasciavano a merlare davanti a’ campanelli ‘n fondo alle scale, ne’la su’ cultura. A’la fine, per fasse aprire, s’era comprato ‘n cane acrobata. Si chiamava Roy e saltava i pasti come nessun’altro. Con Roy a’le costole, il Sugnaccio sonava i campanelli ‘ntorno a’ pasti e quello, appena sentiva l’odore del mangiare, s’infilava ‘n casa a razzo e così a rota, co’ la scusa di recuperare ‘l cane, entrava anche il Sugnaccio. Ma anche con Roy, non riusciva a battere chiodo- Allora piantò i libri e prese moglie. Lei si chiamava Maria Debiti e veniva da‘na famiglia delle parti del Borgo, con parecchi terreni di propietà e greggi da mungere. Dopo gli sponsali, ‘n quattro e quattr’otto, il Suganccio si mangiò anche l’ultima pecorella smarrita. Come diceva sempre, la su’ moglie era diventata Maria Debiti in Conti e lui Carlo Conti in Debiti. Per sbarcare ‘l lunario, a ‘n certo punto, misero ‘n casa anche un altro Roy, un cane ch’aveva sette stomaci. Praticamente, tutte le sere, Carlo Conti in Debiti si faceva ‘nvitare a cena da l’amici che pagavon volentieri, perché li faceva sbillicare. Alla fine, quand’erano mezzi briachi, rivelava d’avere ‘n cane che mangiava per sette e così portava a casa tutto quel ch’avanzava. A ripensacce, il Sugnaccio doveva aver nei geni qualch’avo partenopeo e aveva fatto come Giotto con Cimabue. Quando diventò Carlo Conti in Debiti, pieno com’un ovo di cambiali, i creditori ch’andavano a reclamare ‘l dovuto, li tranquillizzava così: “Mica non v’ho mai detto che non ve pago, ve pagherò… vedete che c’è scritto anche qui!” – concludeva mettendogli la cambiale sotto ‘l naso. A’la fine eron diventati così tanti, che piantò baracca e burattini e si trasferì a Firenze, ‘n do’ fece anche ‘l mago ‘n una tv locale e chi l’ha visto giura ch’era anche meglio della Bonicioli. Dopo quarant’anni, che l’ho artrovato per caso a fare il benzinaio a ‘n distributore lungo l’Autostrada, ci siamo fatti le feste come Roy, il cane acrobata, ma unn’ho avuto il tempo de chiedegli come se chiama ora. E ora che non fa più ‘l benzinaio, chi l’artrova?    

Giorgio Ciofini
© Riproduzione riservata
01/11/2022 07:38:35

Giorgio Ciofini

Giorgio Ciofini è un giornalista laureato in lettere e filosofia, ha collaborato con Teletruria, la Nazione e il Corriere di Arezzo, è stato direttore della Biblioteca e del Museo dell'Accademia Etrusca di Cortona e della Biblioteca Città di Arezzo. E' stato direttore responsabile di varie riviste con carattere culturale, politico e sportivo. Ha pubblicato il Can da l'Agli, il Can di Betto e il Can de’ Svizzeri, in collaborazione con Vittorio Beoni, la Nostra Giostra e il Palio dell'Assunto.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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