Mattarella: "Guardare avanti, non indietro. Al futuro, non al passato"

Pace, pandemia, lavoro e povertà: il richiamo nel discorso di fine anno
Guardare avanti, non indietro. Al futuro, non al passato. Con fiducia, senza nostalgie. Nel suo messaggio di fine anno Sergio Mattarella batte sul chiodo della modernità con cui tutti dovremo fare i conti, politica compresa. L’invito è a «stare dentro il nostro tempo» imparando a «leggere il presente con gli occhi di domani». Mettendo al sicuro il pianeta, attrezzandoci alla rivoluzione digitale, affrontando i problemi dell’oggi nella prospettiva del domani, dando risposte nell’interesse dei più giovani. C’è tra le righe del discorso - una quindicina di minuti, pronunciato in piedi nella Palazzina neoclassica del Quirinale - l'indiretto richiamo a quanti vorrebbero riportare indietro l’orologio della storia; per trovarne qualche esempio nelle cronache basta affondarvi le mani. «Il chiaro risultato elettorale ha consentito la veloce nascita del nuovo governo guidato, per la prima volta, da una donna. È questa una novità di grande significato sociale e culturale», si compiace il presidente, «che era da tempo matura nel nostro Paese, oggi divenuta realtà». Ma c’è dell’altro di cui essere orgogliosi. Nell’arco di pochi anni, fa presente il capo dello Stato, «si sono alternate al governo pressoché tutte le forze politiche presenti in Parlamento». E queste forze si sono via via confrontate con la concreta realtà dei problemi, che rappresenta l’antidoto più efficace contro la fuga in avanti delle demagogie e dei populismi. Di qui la speranza, se si preferisce il richiamo rivolto a maggioranza e opposizione: ciascuna per la propria parte facciano onore al proprio ruolo e rispettino le regole del gioco senza delegittimarsi a vicenda. Nell’interesse della Repubblica, «la nostra Patria».
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