Opinionisti Giorgio Ciofini

Il Pionta

È ‘n posto che non cià mezze misure, ‘n do’ una volta c’era il manicomio e oggi c’è l’Università

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Qui nacque il cristianesimo aretino, qui fu sepolto San Donato, qui Guido Monaco compose il suo tetragramma, ma è un parco per diversi col centro anziani e l’Università.

Il Pionta

                È ‘n posto che non cià mezze misure, ‘n do’ una volta c’era il manicomio e oggi c’è l’Università, che ha ‘reditato i beni della follia a ufo. O è stato viceversa? Comunque già Erasmo ciaveva messo in guardia da Rotterdam, mostrandoci com’è sottile e ambiguo il confine che divide la ragione dalla follia, di cui aveva fatto l’Elogio, ‘n un’opera immortale e mai così attuale, come de ‘sti tempi sovrani. Basta guardare com’han ridotto il Pionta, che la domanda impazza: ‘nsomma eron più matti quelli di prima che c’eron rinchiusi, o tutti quel’altri? E qui non dico di chi sviaggia ‘nsu e ‘ngiù per via del Domo Vecchio, che va a metadone e che, per me, arsogna i tempi di prima del Pirella. Dico piutosto di quelli che, fino a l’altranno, a l’Università ciandavono ‘n machina, che pareva d’essere sotto ‘l domo, in piazza de’la Libertà di parcheggiare, o ‘n piazza Amintore Fanfani sotto Natale. Praticamente, al Pionta, un c’era posto neanche su’ Tetti Rossi e ‘ndo fanno i nidi l’ucelli. Se qualcheduna non è cascata sul capo dei passanti e non c’è scappato il morto, forse è perché anche la nostra Madunnina del conforto, deve aver ripianto. Poi qualch’ucello che conta se dev’essere incazzato dimolto e ora le machine almeno un le metton più su’l’alberi. Però, a furia di parcheggiare, le casine e i giardinetti d’epoca son ridotti come i residenti che vanno ‘nsu e ‘ngiù, per via del Domo Vecchio a chiedere: ce l’hai ‘na sigaretta? Ora, per chi de noialtri un lo sapesse, e son dimolti, il Pionta è un luogo sacro alla memoria della città. Qui si riunirono e pregarono i primi cristiani de ‘Rezzo, qui fu sepolto San Donato, qui Guido Monaco compose il suo tetragramma, qui la civiltà antica sopravvisse alla barbarie e seppe rinascere, qui si mostrano al passante i resti del duomo vecchio, che Cosimo distrusse con mezz’Arezzo, qui sono sepolte le reliquie dell’aretinità e, chi ci passa, sappia che cammina s’un cimitero di memorie. Questo è un luogo magico, dove follia e ragione si confondono come residenti e i visitatori, ospiti fissi e professori de l’Università e ce se trova de tutto: statuette di gesso trattate com’il granduca Ferdinando ‘n cima a piaggia del Murello, siringhe abbandonate, monconi di colonne romane, aiuole asfaltate con le fontanelle e tutto, eterni cantieri imbellettati da strisce di plastica biancorossa oramai storicizzate e ci toccherà discutere qualch’anno co’ le Belle Arti per rimovelle, perch’oramai fanno parte del paesaggio. Ora mi chiedo e chiedo a voi: fin’a quando questo colle intriso di storia patria, tra ‘l Castro e il Vingone sulla via per Roma, deve pagar gabelle ai matti veri, che non sono l’ospiti del Pionta? Non sanno che qui è sepolto il genius loci, almeno da quando Cristo fece svoltare il tempo e ‘ncominciò il primo millennio della nostra Era? Ti basta entrare e subito t’accorgi che il Pionta è armasto un luogo per diversi. Già l’accessi sono particolari com’i residenti. Il primo e il principale è da via Luigi Cittadini, chiamato pomposamente viale. In pratica è il nostro circuito cittadino, ‘n do’ tutt’i giorni par d’essere al Gran Premio di Montecarlo. Le machine non sono di Formula uno, ma un van più piano e, per attraversare, ce vole la bandiera rossa, o la safety car. Per fortuna ch’a occidente del viale, da’ la parte ‘n do’ tramonta il sole, propio in fondo a via Laschi, c’è ‘n ingressino alternativo, così romantico che sarebbe piaciuto dimolto anch’al Carducci, quello dei Cipressi che a Bolgheri alti e schietti van da San Guido in duplice filar. Qui sono così apiccicati, che non passa manco la luce del sole e sono l’ideale per le coppiette. Se a Venezia ciànno ‘l ponte dei Sospiri, a’Rezzo ci sa ‘sto vialetto del Pionta, ‘n do’ l’innamorati vanno ‘n fila indiana, lei davanti e lui dietro, sennò unn’ci si diverte, s’arvolta e ce s’artrova a Pescaiola.                

Redazione
© Riproduzione riservata
02/02/2023 21:26:07

Giorgio Ciofini

Giorgio Ciofini è un giornalista laureato in lettere e filosofia, ha collaborato con Teletruria, la Nazione e il Corriere di Arezzo, è stato direttore della Biblioteca e del Museo dell'Accademia Etrusca di Cortona e della Biblioteca Città di Arezzo. E' stato direttore responsabile di varie riviste con carattere culturale, politico e sportivo. Ha pubblicato il Can da l'Agli, il Can di Betto e il Can de’ Svizzeri, in collaborazione con Vittorio Beoni, la Nostra Giostra e il Palio dell'Assunto.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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