Opinionisti Alessandro Ruzzi

L'Italia è razzista? Sì, certo un po'

Ma non soltanto

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L'ultima volta l'argomento è tornato in evidenza durante il festival di Sanremo con le dichiarazioni della campionessa di pallavolo Egonu.

Non sono sicuro che l'esperienza personale di questa atleta sia perfettamente inquadrabile nel tema razzismo, ma sono a conoscenza -per altri riscontri- che troppi italiani hanno atteggiamenti razzisti(ci) basati sul colore della pelle e sugli accenti. E spesso carichi di conseguenze per persone che da anni lavorano in Italia provenendo da paesi stranieri, ma anche italianissimi/e.

Nel caso della giovane protagonista dell'ultimo torneo internazionale di pallavolo credo più giusto parlare dell'atteggiamento molto provinciale che gli uomini italiani esprimono quando si trovano dinanzi ad una ragazza bella, alta, statuaria, per di più campione sportivo che fa risaltare particolarmente la modestia degli interlocutori. Irraggiungibile e desiderata. Una donna con la lingua certamente  tagliente e probabilmente una eccessiva inclinazione alla esposizione mediatica ed a "confidare" aspetti privati che ben poco c'entrano con il motivo della sua notorietà. Temuta dalle donne che la sentono “concorrenza”.

In molti casi si tratta di una razzismo di ignoranza, persone che sfogano le proprie insoddisfazioni mortificando -e non solo- individui degnissimi che anzi spesso sono fondamentali nella vita di molte famiglie italiane. Razzismo che ignora le esperienze dei tanti italiani che all'estero vivono lo stesso trattamento sulla loro pelle.

O è un provincialismo greve e grave, le cui radici nuovamente si annidano nell'insufficiente contrasto esercitato tramite le istituzioni, i mezzi di informazione, la scuola -a proposito ricordo Arezzo ai vertici per tasso d'abbandono scolastico. Una generazione che col reddito di cittadinanza si risolve tutto: il merito, questo disperso, è il risultato di 50 anni di lotte politiche iniziate dal 18 politico che ci portano a confrontarci con persone non qualificate, non impegnate, doppio lavoristi.

Parole, atti che fanno male lo stesso a chi le riceve.

Poi c'è il razzismo non razzismo, quello che certi gruppi etnici o politici sventolano a ogni convenienza per glorificarsi e bearsi e giovare e permettersi atteggiamenti di totale impudenza. Come quelli che sarebbero popolo eletto per stirpe, un popolo non lontano da noi che ha iniziato a proclamarsi meglio degli altri migliaia di anni fa: come stupirsi se questi erano quelli "buoni"...

Influisce tanto anche la gelosia alimentata da un uso improprio dei social. Che attecchisce pure nella nostra realtà locale, la rissa fra alunne di scuola media alla ex Cadorna la dice tutta. Famiglie distratte. Io spero che le future generazioni siano meno sensibili a valutazioni di stampo razzistico: le giovani donne tuttavia cresceranno con tutti i cattivi insegnamenti a disposizione, i maschi nell'ambito di gruppi si contenderanno il controllo in guerra di settori della città e del piccolo mercato criminale. A scivolare nel bullismo.

Certo l'automatismo immigrazione/delinquenza è difficile da stroncare se le istituzioni non si impegnano nel contrasto alla immigrazione da parte di individui che finiscono per delinquere (o peggio ancora quelli che vengono per delinquere), ma ancora più potrebbe fare il recupero dell'economia perché lo scivolare di larghe fasce della popolazione residente in sacche di povertà relativa mette in contrasto chi fatica a sopravvivere. Non temo l'arrivo di una famiglia con creature, sta a noi Italia farli innamorare della nostra nazione, non ad annegare nei suoi arenili.

Un bel casino, senza dubbio. Perlomeno vorrei tenerne fuori le false cause di carattere internazionale: per esempio lo stato di Israele. Adoro quando gli ebrei in difficoltà nel controbattere a critiche nei confronti delle azioni del loro governo (tutti gli ebrei sono israeliani, lo esprimono con la loro legge del ritorno) accusano l'interlocutore di essere antisemita.

Redazione
© Riproduzione riservata
03/03/2023 18:14:46

Alessandro Ruzzi

Aretino doc, ha conseguito tre lauree universitarie in ambito economico-aziendale, con esperienza in decine di Paesi del mondo. Consulente direzionale e perito del Tribunale, attento osservatore del territorio aretino, ha cessato l'attività per motivi di salute, dedicandosi alla scrittura e lavorando gratuitamente per alcune testate giornalistiche nelle vesti di opinionista. alessandroruzzi@saturnonotizie.it


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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