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Toscana, qualità della vita in peggioramento per un imprenditore del terziario su 4

Confcommercio Toscana: Il dato è superiore alla media nazionale, pari al 17,8%

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Tra gli imprenditori toscani del terziario, uno su quattro ritiene che la qualità della vita sia peggiorata negli ultimi due anni. Un dato superiore alla media nazionale, pari al 17,8%. Colpa dell’effetto pandemia, forse, ma anche della diminuzione del reddito medio e della crescita del senso di insicurezza di fronte ai fenomeni criminosi.  

È quanto emerge dall’indagine diffusa oggi (28 marzo 2023) da Confcommercio in occasione della decima Giornata della Legalità. Ad elaborare i dati aggregati relativi all’area del Centro Italia è Confcommercio Toscana. 

“La pandemia ha mostrato la vulnerabilità del nostro sistema economico e sociale, le imprese si stanno impegnando nella ripresa, ma gli ostacoli da superare sono ancora molti ed in questo clima ogni fenomeno criminoso è percepito in maniera ancora più grave – osserva il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni – la buona notizia, però, è che in Toscana, come nel resto del centro Italia, la fiducia nelle forze dell’ordine e nella giustizia resta alta: il 65,8% degli imprenditori  (più della media nazionale ferma al 59,4%) ritiene giusto denunciare fenomeni di usura e racket, mentre il 30% dichiara che non saprebbe cosa fare”  

Sul fronte della sicurezza, mentre a livello nazionale un imprenditore del terziario su 10 (10,3%) percepisce un peggioramento, nelle regioni del centro Italia –Toscana compresa – la percentuale scende al 7,9%. Oltre 8 operatori su 10 (83,4%) investono in misure di protezione per alzare la propria sicurezza e quella dei propri clienti, ricorrendo in particolare a sistemi di videosorveglianza e ad allarmi antifurto. “L’allarme resta altissimo, come sempre, in alcune categorie esposte più di altre al pericolo di furti e rapine, gioiellerie in testa”, sottolinea Marinoni.  

A preoccupare di più nel centro Italia sono racket e usura: il 14,1% degli imprenditori ha avuto notizia di fenomeni di usura o estorsione nella propria zona di attività, dato comunque inferiore alla media nazionale del 21,4%. Chi è minacciato dalla criminalità sente comunque vicine le forze dell’ordine (38%) e le associazioni di categoria e organizzazioni antiusura (21,5%). 

Abusivismo e contraffazione restano i fenomeni criminosi considerati più dannosi per le aziende di commercio, turismo e servizi: il 63,8% degli imprenditori se ne ritiene «molto o abbastanza» penalizzato, un dato comunque inferiore alla media nazionale del 65,1%. “Tutti i meccanismi commerciali fuori dalle regole, che siano messi in atto dai soliti furbetti o da vere e proprie organizzazioni criminose, alterano la concorrenza, comportano la perdita di fiducia e posti di lavoro, la diminuzione degli investimenti e tolgono risorse a tutti, allo Stato come alle imprese – dice il direttore di Confcommercio Toscana – combatterli è un atto dovuto anche nei confronti dei tanti imprenditori seri che fanno grandi sacrifici per restare sul mercato creando vera ricchezza e occupazione”.  

La Giornata che Confcommercio ha voluto dedicare alla Legalità, giunta alla decima edizione, si propone l’obiettivo di offrire l’analisi, la denuncia e la sensibilizzazione sulle conseguenze dei fenomeni criminali per l’economia reale e per le imprese. Un appuntamento annuale che coinvolge l’intero sistema confederale per promuovere e rafforzare la cultura della legalità, prerequisito fondamentale per la crescita e lo sviluppo. 

INDAGINE CONFCOMMERCIO SU USURA E FENOMENI ILLEGALI 

Sintesi dei principali risultati a livello nazionale   

  • Un’impresa su dieci del terziario di mercato percepisce un peggioramento dei livelli di sicurezza nel 2022.  
  • L’usura è il fenomeno illegale percepito in maggior aumento dagli imprenditori del terziario di mercato (per il 25,9%). Il trend è più marcato al Sud e nel commercio al dettaglio non alimentare dove l’usura è indicata in aumento da oltre il 30% delle imprese.  
  • Più di un imprenditore su cinque ha sentito parlare di episodi di usura o estorsione nella propria zona di attività e, in particolare, il 10,3% ne ha conoscenza diretta. Il “sentito dire” è decisamente più elevato al Sud (31,1%). 
  • Il 16,5% degli imprenditori teme fortemente il rischio di esposizione a usura e racket. Una preoccupazione che è più accentuata al Sud (18,1%). 
  • Di fronte all’usura e al racket il 59,4% degli imprenditori ritiene che si dovrebbe denunciare, il 30,1% dichiara che non saprebbe cosa fare, il 5,3% pensa di non poter far nulla. 
  • Oltre sei imprese su dieci si sentono penalizzate dall’abusivismo e dalla contraffazione soprattutto per via della concorrenza sleale e della riduzione del fatturato. Il dato è più elevato al Sud (68,9%) e al Nord Ovest (68,3%). 

STIME UFFICIO STUDI CONFCOMMERCIO 

  • 31mila imprese del commercio e dei pubblici esercizi sono oggi ad elevato rischio usura.  
  • L’illegalità costa alle imprese del commercio e dei pubblici esercizi 33,6 miliardi di euro e mette a rischio 268mila posti di lavoro. La perdita annua in termini di fatturato e di valore aggiunto è pari all’8,9%. In dettaglio, l'abusivismo commerciale costa 9,1 miliardi di euro, l'abusivismo nella ristorazione pesa per 5,4 miliardi, la contraffazione per 4,4 miliardi, il taccheggio per 4,8 miliardi. Gli altri costi della criminalità (ferimenti, assicurazioni, spese difensive) ammontano a 6,4 miliardi e i costi per la cyber criminalità 3,5 miliardi. 
Redazione
© Riproduzione riservata
28/03/2023 11:41:25


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