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Senago in preghiera: “Il perdono richiede tempo. La vicinanza non può ridursi a spettacolo”

Nell’omelia il ricordo di Giulia Tramontano

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«Abbiamo messo i fiori, i biglietti. Ma questa vicinanza non deve ridursi a mero spettacolo». Don Vincenzo Colonna, parroco della chiesa della Beata Vergine di Fatima e Santa Rita di Senago, durante l’omelia di questa mattina ricorda Giulia Tramontano, la ventinovenne incinta di sette mesi uccisa dal fidanzato.

Nel giardino, a pochi passi dalla parrocchia c’è una panchina rossa dove, nei giorni scorsi, il paese ha organizzato una veglia in ricordo della giovane. C’erano la sindaca e la famiglia di Giulia, mamma Loredana, papà Franco, la sorella Chiara e il fratello.

A cinquecento metri la fila di box auto dove Alessandro Impagnatiello ha nascosto il cadavere. «In questo tempo anche la nostra comunità è stata scossa dal male, un male che ci punge dentro e ci fa soffrire. Di cui, però, dobbiamo liberarci. E non cedere alla tentazione di essere semplici spettatori», aggiunge don Colonna che davanti all’altare ha simbolicamente posato dei rami di un roveto.

Senago, ventuno mila abitanti, questa domenica è un paese in preghiera. Lo scrivono i fedeli nel quaderno della parrocchia: «Per Giulia e Thiago. Signore li affidiamo a te». Lo dicono, con le intenzioni, durante la messa nella chiesa di San Bernardo: «Preghiamo per Giulia e per il suo bambino, che il Signore doni loro per sempre quell'amore che cercavano nella vita trovando invece violenza e morte».

Proprio lì, nei locali parrocchia nel centro del paese, davanti al Municipio, a giorni sarebbero cominciati gli incontri per il battesimo con i futuri genitori. Erano attesi anche Giulia e Alessandro. «Avrei dovuto incontrarli a breve per iniziare il percorso - dice il diacono Francesco Buono - La tragedia quindi mi ha colpito in modo ancora più drammatico. Penso alla gioia con cui avrei battezzato quel bambino e ho tanto desiderato di poterlo fare nei giorni in cui Giulia era sparita e tutti speravamo di ritrovarla viva».

Parlare di perdono, riflette don Sergio Grimoldi, «in questo momento è troppo prematuro. Il perdono è un cammino che richiede tempo, penso che se ne parlerà molto al di là nel tempo».

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
04/06/2023 19:59:13


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