Rubrica Tecnologia

MySpace, vent'anni della piattaforma che ha anticipato i social network

Il sito americano che diventò un punto di riferimento per la musica in rete

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I Millennial devono moltissimo a Tom Anderson e Chris DeWolfe quando vent'anni esatti fa diedero vita a una comunità virtuale che offriva ai propri utenti blog, profili personali, gruppi, fotografie, musica e video. Quella rete sociale si chiamava MySpace e ha anticipato la grande stagione dei più importanti social network, che poi hanno soppiantato quella creatura nata all’inizio del terzo millennio.

MySpace, la prima idea di social network

Lanciato il 1° agosto del 2003 negli Stati Uniti, la piattaforma antenata di Facebook, Twitter e Spotify, è riuscita nell'impresa di raggiungere un picco di utenti attivi di oltre 30 milioni quando ancora le app sui telefoni cellulari erano agli albori e internet non era ancora diventata la realtà virtuale a cui era impossibile rinunciare. Il concetto alle spalle di questo primissimo embrione social era molto semplice: la condivisione per tutti i partecipanti di contenuti digitali, quali canzoni e filmati. La possibilità di personalizzare il proprio profilo con suoni e clip video fu il motivo che decretò la fortuna del social network. Infatti molti gruppi emergenti e cantanti sconosciuti scelsero MySpace come supporto mediatico per pubblicizzare i propri lavori.

Quei due studenti delle università di Berkeley e Southern California ebbero un'idea davvero rivoluzionaria. Nello stupore generale di molti, la piattaforma americana diventa in poco tempo un successo, con l'apertura di almeno 4.500 profili al giorno, ovvero un nuovo utente ogni 5 secondi. Quella che era definita come "rete sociale" piacque perché costituì una delle prime connessioni virtuali dove non si stringevano solo delle conoscenze, ma si "incontravano" persone anche in base alle proprie passioni, in particolare la musica. In Italia, nel 2003 il termine "social network" era ancora lontano anni luce e infatti MySpace arrivò nel nostro Paese "solo" nel 2007.

La crisi imposta da Facebook e Twitter

Nel 2005 venne acquistato dalla News Corporation di Rupert Murdoch per 580 milioni di dollari e ampliò la possibilità di espressione e comunicazione degli utenti includendo nuove funzioni, come ad esempio l'invio dei messaggi con i telefoni cellulari e l'uso di alcuni gadget virtuali predefiniti (i widget), che potevano essere usati per abbellire la pagina del profilo personale, offrendo così una maniera diversa modo di presentarsi all'utenza. Fino alla metà del 2009 è stato il social network più utilizzato nel mondo raggiungendo cento milioni di visitatori in un mese. Ma fu proprio in quello stesso anno che MySpace Italia chiuse, soprattutto a causa della nascita di Facebook e Twitter (rispettivamente nel 2004 e nel 2006).

Brani, demo e filmati girati in maniera "grezza" affollavano le varie bacheche. Tutto quello che serviva era solamente un po' di curiosità e voglia di mettersi a cercare un cantautore o una band affine ai propri gusti musicali. L'alternativa era quella di lasciarsi consigliare dagli amici virtuali. Infatti, benché non fosse nato con il preciso scopo di promuovere canzoni ed EP, la piattaforma di Anderson e De Wolfe diventò il rifugio sicuro per molti giovani artisti. Possiamo dire che MySpace abbia aiutato il passaggio dalla musica "prodotta nella propria stanzetta" a quella fruibile gratuitamente da tutti. Tutto quello che oggi pensiamo sia merito di YouTube o Spotify, in realtà lo è di quel social ora popolato da utenti inattivi.

Adele e Mika devono molto a MySpace

Va da sé che sin dalla sua impostazione, MySpace fosse lo strumento prediletto di tutti coloro che ancora non sapevano di chiamarsi Generazione Y. Uno dei casi più eclatanti è di certo quello degli Arctic Monkeys, i quali iniziassero a riempire club e locali per i loro concerti senza aver ancora pubblicato in maniera ufficiale un disco. Molti altri giovani, che sarebbero diventati poi delle icone degli anni Dieci del Duemila, seguirono l’esempio degli Arctic Monkeys. Stiamo parlando di Adele, che deve molto a MySpace grazie all'incarnazione della classica ragazza amante della musica, che girava video amatoriali nella sua stanza accompagnandosi con la chitarra. Quei filmati postati sulla piattaforma l'aiutarono a emergere, portando la sua musica e la sua notorietà al livello che sappiamo tutti. Impossibile, poi, dimenticarsi di Mika. La popstar libanese già nei primi anni Duemila pubblicava brani su quella piattaforma, riscontrando parecchi consensi da parte degli utenti. I discografici della Island Records si accorsero del suo talento e nel 2007 uscì il primo singolo, Grace Kelly.

La triste conclusione

Che cosa resta adesso di MySpace dopo due decenni di vita? Purtroppo poco o addirittura niente. Dopo un rapido declino di pubblico, è stato venduto alla compagnia Specific Media, per 35 milioni di dollari: una piccola frazione di quanto pagato solo qualche anno prima da News Corporation. Dal 2016, la proprietà è passata alla Time Inc. A livello culturale, il punto più alto viene raggiunto quando i Rem decisero di pubblicare su MySpace il loro nuovo album, Around the Sun, nel 2004. Oggi MySpace è un aggregatore di notizie sul mondo della musica, fermo però a marzo del 2022: molto è stato dovuto alla perdita, nel 2019, di oltre 50 milioni di brani pubblicati da 14 milioni di artisti. Si tratta di contenuti digitali che vanno dal 2003 al 2015, un tesoro prezioso per i Millennial e per tutte le altre generazioni. La sintesi odierna potrebbe essere questa: ha compiuto appena vent'anni, ma MySpace è già purtroppo pronto per andare in pensione.

Notizia tratta da ilgiornale.it
© Riproduzione riservata
04/08/2023 21:41:54


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