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Montedoglio punto zero, la rinascita del lago al centro del maxi convegno

Il Cavalier Mercati di Aboca: "Se non avessimo il lago oggi dovremmo preoccuparci per il futuro"

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Aspetti positivi e negativi, ma anche valorizzazione dell’invaso di Montedoglio. Questi i temi del convegno che si è tenuto al centro congressi “La Fortezza” di Sansepolcro promosso dalla Fondazione Progetto Valtiberina, con la partecipazione dell’Ente Acque Umbre Toscane (Eaut) ed il sostegno di Aboca. Netto e chiaro l’intervento iniziale del Cavalier Valentino Mercati, fondatore e presidente del gruppo Aboca. “Da quando esiste l’invaso di Montedoglio sono ovviamente più gli aspetti positivi di quelli negativi, se non avessimo il lago oggi dovremmo preoccuparci per il futuro. Il lago è una risorsa importante e senza diga di Montedoglio fra dieci anni non c’è più acqua da bere: se rallentiamo con le docce poco male, ma se non beviamo capite che non si vive. Mi sento però di dire in questo momento, come Fondazione, di aiutare i sindaci a conoscere e applicare le leggi. Vogliamo muoverci con decisione”. Oltre alla partecipazione delle varie istituzioni, tanti privati cittadini e imprenditori hanno preso parte all’evento che ha toccato vari aspetti di Montedoglio. Una rapida storia della nascita dell’invaso poi l’ingegner Simone Viti, presidente di Eaut, si è soffermato sul piano squisitamente tecnico. “L’invaso quest’anno parte sicuramente da un livello più alto, anche perché la stagione irrigua è stata in media il 30% più bassa rispetto alla scorsa. Il collaudo accadrà se ci sono le condizioni che il Ministero autorizza: il lago deve salire, ma non dimentichiamo che ha pure la funzione di regimazione e laminazione delle acque. Vediamo quando arrivano queste condizioni, certamente quanto piove non è nella nostra possibilità stabilirlo e dovremmo aggiornarci periodicamente”. Richiami inevitabili sono andati anche alla sera del 29 dicembre 2010, quando avvenne il crollo del muro di sfioro: giudicata una tragedia sfiorata. “La diga in realtà è un ‘catino’ che si riempie e si svuota – le parole di Alessandro Ghinelli, sindaco di Arezzo ma nel ruolo di ingegnere che si occupò sia delle cause del crollo che della ricostruzione - il modo di regolamentare le portate in uscita è fondamentale prima di tutto per la sicurezza e poi per l’esercizio del sistema acquedottistico che porta acqua in Valdichiana. Tutto ciò che c’era da rinnovare è stato rinnovato: dal 2010 in poi, attraverso una serie di studi, è stato fatto sostanzialmente un ‘tagliando’. Dal momento della sua costruzione sono passati tanti anni, soprattutto sono cambiate tante cose in particolare dal punto di vista meteorologico e gli organi di scarico sono stati opportunamente adeguati al netto del difetto strutturale che ha provocato il crollo, ma anche al nuovo modo di piovere. Non sono più fatti straordinari, ma stanno diventando ordinari”. Diversi gli interventi anche nel pomeriggio, soprattutto sullo sviluppo turistico del bacino artificiale. “Parliamo di lago e non di diga, quindi cambia già l’approccio con l’argomento – conclusioni affidate all’architetto David Gori, presidente di Fondazione Progetto Valtiberina – e l’evento di oggi credo possa essere un punto di partenza per una nuova conoscenza e visione di queta importantissimo infrastruttura. Benissimo parlare di sviluppo turistico, energetico ma se a monte non mettiamo il cappello della sostenibilità e della qualità delle acque non potremmo veramente fare passi in avanti. Questo è importante perché il tempo in cui la risorsa acqua sarà davvero scarsa è molto vicino”.

Redazione
© Riproduzione riservata
30/11/2023 10:40:30


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