C'è qualcosa di buono dalla strage del 7 ottobre?
Potrebbe esserci...
La situazione che si sta sviluppando in Palestina porterà a sostanziali modifiche nelle relazioni fra arabopalestinesi -Gaza, Cisgiordania- ed Israele.
Alla fine della seconda guerra mondiale vivevano -ancora, mai dimenticare i 6 milioni di morti nei campi nazisti- persone che conoscevano la crudeltà più depravata dei loro aguzzini eppur decisero che, quando in Israele, avrebbero fondato una società diversa, così adesso ci sono decine di persone che hanno conosciuto la crudeltà di Hamas. Credo siano coloro che hanno la chiave per il cambio di passo della società israeliana: nel peggio con la volontà di espellere gli arabi, o in meglio trovando una diversa convivenza, se si ridurrà la distanza fra i coloni (coi sefarditi recenti immigrati in Israele) -l'estrema destra israeliana- e quel mondo sulla costa -area più progressista.
Come essere indifferente alla sete di vendetta o alla voglia di pace che verrà espressa da persone che hanno visto massacrare i loro cari ed hanno conosciuto il terrore della prigionia? La vendetta non ha sete di giustizia. La pace si poggia su pura volontà. A loro la scelta.
Faranno come Yitzhak Rabin, primo ministro della sinistra laburista, nato in terra di Israele, un militare che l'ha difesa realmente finisce per essere ucciso, colpito alle spalle da un israeliano, per gli importanti progressi verso una soluzione definitiva con il riconoscimento dei diritti della popolazione palestinese.
Oppure faranno come i coloni che sparano a freddo sugli arabi con i fucili che ha distribuito il loro ministro della sicurezza nazionale.
Israele dal 1995 ha avuto una deriva imperialista, occupazione di ulteriori territori, contrasto duro con gli arabi. Una leadership che ha chiuso gli occhi davanti ad una guerra annunciata per gli interessi politici personali, per trovarsi a guidare un popolo unito e non più diviso fra chi ti sostiene e chi ti vuole fuori.
15.000 vittime a Gaza per le 1.400 israeliane, una follia, molti israeliani hanno compreso che non c'è sostegno a tali oscenità. Perché ora si troveranno anche con il problema di 1,5 milioni di sfollati e che gli altri paesi arabi vicini vogliono lasciare ad Israele, che ha fatto il danno. Considerato che hanno già re-incominciato a cannoneggiare questi numeri sono destinati a ingigantire mentre sempre più gente nel mondo si chiederà se non stia ad Israele fare il primo passo verso un reale cambiamento.
Ho fatto un sogno, c'è qualcuno in Israele che ci proverà.
Alessandro Ruzzi
Aretino doc, ha conseguito tre lauree universitarie in ambito economico-aziendale, con esperienza in decine di Paesi del mondo. Consulente direzionale e perito del Tribunale, attento osservatore del territorio aretino, ha cessato l'attività per motivi di salute, dedicandosi alla scrittura e lavorando gratuitamente per alcune testate giornalistiche nelle vesti di opinionista. alessandroruzzi@saturnonotizie.it
Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.
Commenta per primo.