Patrizio Bertelli oggi arcomprato mezz’Arezzo
Il ‘lmatrimonio tra Patrizio e Miuccia è stato il più riuscito del secolo ventesimo
Da sir Robert a Hong Kong, ha scalato le classifiche che contano ed è diventato un magnate spedito a Levanella, per consacrare Piazza Grande al requiem di Wolfgang Amadeus Mozart.
Patrizio Bertelli
È nato Patrizio e un’se poteva confondere coi plebei de’Rezzo, che son sempre stati becchi e bastonati da l’era di Mario e Silla, che ci rase al solo. Perciò, oggi, arcomprato mezz’Arezzo, per ricostruirlo adattandolo ai tempi in cui, n‘sette o otto, son più ricchi d’una quarantana de milioni di quel’ìaltri. L’origini, nel Bertelli, si palesarono subito anche in questa nobile regione del Granduca, ‘n do’ i geni si trasmettono più facilmente che ‘nquell’altre diciannove. Così, quando la plebe aretina si dava a’l’oro com’a dare ‘nterra, Patrizio scelse la pelletteria e si fece chiamare sir Robert, per sottolineare la differenza abissale dal volgo di que’l homines novi che poi, più che con l’oro, s’eron rifatti col rame. Pensavi ch’uno così sarebbe finito a Buckingham Palace o ‘n Trafalgar Square, invece finì a Milano ‘n galleria, ‘ndo’ pesto’ le palle al toro e conobbe la signora Prada. Cosi’ ‘lmatrimonio tra Patrizio e Miuccia è stato il più riuscito del secolo ventesimo, a’la luce dei bilanci del ventunesimo. Oggi ‘l Bertelli, parino, è ‘secondo più ricco d’Italia, co‘n patrimonio di svariati miliardi di dollarini, giusto per far rima con guadrini. A chi dice che i soldi non fanno la felicità, i Prada sono lì a smentillo di sana pianta, con bona pace anche del papa Francesco e del Ghinelli, c’ha consacrato Piazza Grande a’la musica e al Requiem di Wolfgang Amadeus e degno successore di chi spedì ‘l Bertelli al confino di Levanella e, coi su’frati assessori, fa la cerca de’le noci per far quadrare i conti del Comune. Del resto i pullman di cinesi, russi, americani e giapponesi lunghi come sono, come facevano a strambare ‘n piazza Grande? E pu’ l’aretini le machine ‘n do’ le mettevano, sotto le scalinate del domo che, da quando ‘l Beppe chiuse al traffico piazza de’la Libertà di parcheggiare, son sempre piene com’un ovo? Il Bertelli ha ‘n naso che pare ‘l rostro d’una nave vichinga, grazie al quale ha vinto anche la Vuitton Cup, perché piglia ‘l vento di bolina e Luna Rossa volava, anche s’èra bonaccia. Oramai lo metton sul pennone e, ‘l più de’le volte, unn’ c’è manco bisogno d’issare le vele per vincere le regate. Ma quel naso gliè servito anche de più ne gli affari di famiglia, ‘n do’ il signor Prada è ‘n antesignano. È ‘nfatti il primo caso ‘n Italia ch’ha preso ‘l nome dalla moglie, anticipando i tempi de’ qualche anno. Quand’ancora portava il suo, da signorino, mi so’ onorato de vedello ‘n par di volte al C.T. San Clemente, spettatore delle mitiche partite tra du’ principi del foro aretino: il Giancarlo Niccolai e ‘l Verdelli, detto Chiucchiu, che ci ha lasciato da poco nel rimpianto. In pratica, il Giancarlo, era ‘no stilista come la Miuccia e il Chiucchiu co’ la racchetta pareva la moglie di Bracciodiferro co’ la padella, ma era efficace come ‘l Bertelli negli affari. Era n’epoca ‘n cui l’unico Moro che qui si conosceva, non era quello di Venezia, ma ‘l Saracino. Ora, con Patrizio, tra l’aretini abbiamo anche ‘n lupo di mare, che ci mancava dai tempi d’Alessandro Dal Borro e dei cavalieri di Santo Stefano e siamo passati da’ la Spollinata su’ l’Arno a l’America’s Cup, dal Gualdani a Oracle, da Punte Buriano a Portland, ma il Bertelli s’è spedito ‘n esilio nel Valdarno. Così ìmpara a prendere il nome de’la su’ signora e non rompe i cantoni a’Rezzo, ‘n do’ gli stranieri ci piacion solo colorati. Infatti gliàn fatto gratis anche la casa delle culture, ‘n do’ esercitano a nostre spese. Peccato solo che ‘l Bertelli e la Miuccia il calcio lo vedono com’il fumo ne l’occhi e il glorioso Cavallino s’è dato a l’ippica e gli tocca mangiare ‘l fieno de’romani e ringrazialli sentitamente, perché ciànno regalato la serie C. Ma uno com’il Bertelli ci potrebbe regalare anch’i derby con la viola e via Pellicceria potrebbe diventare via Prada, atterrando ‘nmezzo al Comunale n’elicottero, come faceva Berlusconi col suo Milan.
Giorgio Ciofini
Giorgio Ciofini è un giornalista laureato in lettere e filosofia, ha collaborato con Teletruria, la Nazione e il Corriere di Arezzo, è stato direttore della Biblioteca e del Museo dell'Accademia Etrusca di Cortona e della Biblioteca Città di Arezzo. E' stato direttore responsabile di varie riviste con carattere culturale, politico e sportivo. Ha pubblicato il Can da l'Agli, il Can di Betto e il Can de’ Svizzeri, in collaborazione con Vittorio Beoni, la Nostra Giostra e il Palio dell'Assunto.
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