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Nomine Ue, c'è l'accordo sui nomi: da Von Der Leyen a Kallas e Costa

Non c'è Enrico Letta, ma Meloni chiama Fitto

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Le grandi famiglie politiche dell'Ue, popolari, socialisti e liberali hanno trovato la quadra sui nomi. Nel corso del Consiglio dell'Unione europea previsto per il 27-28 giugno a Bruxelles i nomi che verranno fatti saranno quelli già emersi nel corso del Consiglio informale svoltosi la settimana scorsa e che ben esprimono gli equilibri politici, anche a fronte della rappresentanza nell'Europarlamento. Ursula Von Der Leyen (Ppe) ipoteca quindi il secondo mandato, l’ex premier portoghese Antonio Costa (S&D) si dirige verso la presidenza del Consiglio europeo, al posto di Michel, e la premier estone, Kaja Kallas, dei Liberali, sarà l'Alta Rappresentante per la politica estera, ossia ministra degli Esteri dell’Unione.

Questi nomi dovranno ora passare al vaglio del Consiglio e sono frutto di un accorrdo tra i socialisti - tra cui il tedesco Scholtz e lo spagnolo Sanchez - i liberali, dove si annovera Macron ma anche l'olandese Rutte, e i popolari, i cui esponenti di punta sono il polacco Tusk e il greco Mitsotakis. A fare l'anticipazione dell'accordo ritrovato sono la Frankfurter Allgemeine Zeitung e l'agenzia tedesca Dpa che citano persone informate vicine alle trattative.

I prossimi passi 

I passi successivi sono scritti: se l'accordo soddisfa tutti verrà portato sul tavolo del Consiglio che voterà la proposta. Perché il pacchetto regga serve il voto di almeno 15 Stati su 27, purché siano abbastanza popolosi da rappresentare il 65% dei cittadini dell'Ue. Lo stesso il presidente del Ppe Manfred Weber, pochi giorni fa, aveva scritto sui social che sui nomi non si arretra: "Forte unità e ottimo scambio con von Der Leyen e Metsola. La vittoria elettorale, guidata dai nostri contenuti e da personalità convincenti, ci conferisce un mandato forte". Giochi fatti insomma. 

Sarà però il Parlamento europeo a mettere il sigillo sull'elezione della presidente della Commissione, calendarizzato a luglio. Il pacchetto prevede anche l'elezione della presidente della Camera, Roberta Metzola, figura apprezzata a livello politico, la cui riconferma è data per scontata. Ed è qui che si giocherà sui numeri. La maggioranza che serve a von Der Leyen - esattamente come 5 anni fa, la "maggioranza Ursula" - è di 361 voti, per ora una soglia incerta. Facendo i conti della serva la presidente uscente dovrebbe contare su circa 400 voti su 720 deputati. Elezione blindata, senza necessità dei voti del gruppo della destra meloniana (Ecr) o dei Verdi, con in quali resta aperta un'interlocuzione. E' possibilie però che possa essere chiesta loro una sorta di appoggio esterno, in funzione anti franchi tiratori. Per ora sembra assodato che se Meloni verrà consultata dalla presidente in pectore lo sarà solo come capa del governo italiano. La comunicazione ufficiale dal Ppe potrebbe a Roma arrivare già oggi, dicono le fonti di stampa tedesche.

Non si è fatto invece il nome di Enrico Letta, indicato come possibile secondo nella staffetta alla presidenza del Consiglio dell'Ue con Antonio Costa, che quindi potrebbe svolgere il suo mandato per 5 anni. A questo punto l'Italia potrebbe ambire a un ministero di peso: Meloni ha in nuce la candidatura di Raffaele Fitto, anche come vicepremier. Ma si erano fatti altri nomi, come quello della capa della delegazione dei negoziatori per il G7, Elisabetta Belloni. 

Notizia e Foto tratte da Tiscali
© Riproduzione riservata
26/06/2024 07:41:45


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