Contenuti online per adulti, l’Italia mette il lucchetto a 48 siti: le nuove regole dell’Agcom

Impossibile accedere a siti porno senza aver prima superato una verifica dell'età
L’Italia prova a mettere un limite all’accesso dei minori alla pornografia online. L’Agcom ha imposto a 48 portali per adulti l’obbligo di verificare l’età degli utenti, rendendo impossibile la navigazione senza dichiarare la maggiore età. Un esperimento complesso che nasce dal decreto Caivano, ma che apre più interrogativi che certezze.
Per la prima volta un’autorità nazionale traduce in regola operativa la richiesta di una “patente digitale” per l’età. Chi tenterà di visitare i siti elencati dovrà superare un controllo anagrafico automatico. In teoria, basterebbe a impedire ai minorenni di entrare. In pratica, sarà difficile fermare un fenomeno che ormai vive nei meccanismi più profondi del web e della cultura digitale.
Come funziona il nuovo blocco dell’Agcom
La delibera pubblicata sul sito dell’Autorità stabilisce che i portali interessati attivino sistemi di riconoscimento che accertino i 18 anni compiuti dell’utente prima di consentire l’accesso. Il procedimento non richiede documenti, ma verifica la maggiore età attraverso meccanismi di autenticazione indiretta, come quelli già sperimentati per i giochi online.
Secondo l’Agcom, il sistema non conserverà dati personali e servirà solo a impedire la fruizione di contenuti vietati. Tuttavia, il Codacons – l’associazione dei consumatori – invita alla cautela: «È una misura giusta, ma resta una goccia nel mare». L’organizzazione ricorda che, secondo una ricerca del CNR, l’88 % degli adolescenti maschi e il 40 % delle femmine hanno già avuto accesso a materiale pornografico.
Social e messaggistica: la frontiera senza controllo
L’aspetto più critico è che gran parte dei contenuti espliciti non passa più dai siti porno tradizionali. Video, immagini e clip circolano quotidianamente sui social network, nei gruppi chiusi di Telegram o attraverso applicazioni di messaggistica dove i filtri sono inesistenti. «I minori possono accedere liberamente a queste piattaforme, senza alcuna restrizione reale», osserva ancora il Codacons.
Il blocco, inoltre, riguarda solo gli utenti che si collegano dall’Italia. Chiunque utilizzi una VPN (Virtual Private Network) può aggirarlo in pochi secondi, collegandosi a un server estero che assegna un indirizzo IP diverso. In questo modo, il sistema di controllo italiano risulta del tutto inefficace.
Un muro nazionale in un web globale
La misura evidenzia il paradosso di un tentativo nazionale dentro un ecosistema globale. I siti porno più frequentati al mondo operano da server distribuiti in decine di Paesi; bloccarli solo sul territorio italiano significa costruire una diga in mezzo all’oceano. Eppure, il gesto politico rimane: per la prima volta si riconosce che il problema esiste e che il diritto alla tutela dei minori deve estendersi anche all’ambiente digitale.
Il Codacons lo sottolinea con realismo: «Bloccare 48 portali su un bacino sterminato non impedirà ai minori di accedere al porno, ma è un primo segnale di attenzione». L’Unione Europea intanto osserva: l’Italia potrebbe diventare un laboratorio di regolazione destinato a influenzare future direttive comuni.
La vera sfida è nell'educazione
Oltre i divieti, resta la questione culturale. Limitare l’accesso è utile, ma non sostituisce l’educazione sessuale e digitale, quasi assente nelle scuole italiane. Finché il tema resterà un tabù familiare, il porno continuerà a essere la scorciatoia con cui gli adolescenti scoprono la sessualità.
Immagine realizzata da un sistema IA

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