Il cuoco emigrato a Londra: “Mi pagano il doppio e vince la meritocrazia”
Il viaggio dopo le esperienze nelle cucine stellate: “Non si cresceva mai, ho deciso di partire”
Quando Enrico Carloni ha deciso di lasciare l’Italia in direzione Londra non è stato solo per necessità. Un lavoro a Milano lo aveva, ma la paga, le condizioni di lavoro e la mancanza di prospettive erano tali che sentiva di non farcela più. Eppure non ha lavorato in piccole realtà di provincia, anzi. «Ho studiato all’alberghiero e poi ho iniziato a fare gavetta nella pasticceria, riuscendo a lavorare in diversi ristoranti stellati. Sono stato anche da Moreno Cedroni e da Enrico Crippa ad Alba. Ma in Italia ti devi sempre accontentare, accettare di fare tante ore e straordinari non pagati. Poi ti accorgi che non c’è meritocrazia, anche se sei bravo ti tengono lì e se vuoi fare carriera devi aspettare il tuo momento che però non arriva mai. Oppure devi cercarti una raccomandazione ma io non volevo farlo, non mi piace. Certo da noi si impara tanto è vero, ma senti di non poter crescere», racconta. E così lui, originario di Senigallia, per poter crescere ha deciso di tentare a fortuna nel Regno Unito ed è partito senza certezze in tasca. «Ho deciso di andare a Londra per fare un’esperienza all’estero e imparare l’inglese. Sapevo che all’inizio non sarebbe stato facile adattarsi a un Paese e una lingua diversa, ma dal punto di vista lavorativo le cose mi sono andate bene da subito. Rispondendo ad annunci online e rivolgendomi ad agenzie in una settimana sono riuscito a fare 4 colloqui, e alla fine ho scelto l’offerta che mi sembrava la migliore».
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