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Grande tesoro di Baddow, una montagna di monete d’oro: chi l'aveva nascosto e perché?

Una scoperta eccezionale, unica nel suo genere

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Le autorità hanno reso pubblica la notizia del ritrovamento del più grande tesoro in monete d’oro mai fatto sul suolo britannico. In effetti il Grande tesoro di Great Baddow (nei pressi di Chelmsford), risalente all’età del ferro, tra il 60 e il 20 a.C., è una scoperta eccezionale, unica nel suo genere, che consente - per altro - l’acquisizione di informazioni inedite su un periodo cruciale della storia della Gran Bretagna. Un periodo di significativi sconvolgimenti, con l’invasione della Britannia da parte di Giulio Cesare. Quello in cui le popolazioni locali passarono dall’importazione di monete celtiche al conio di proprie valute regionali. Ma a chi apparteneva questa cascata d'oro? Le preziose monete furono nascoste per sottrarle alla furia delle tribù nemiche o costituivano un’offerta diplomatica? 

Il Great Treasure

Gli studiosi pensano che l’enorme quantità di monete d’oro denoti una situazione conflittuale tra due tribù confinanti: quella dei Trinovanti e quella dei Catuvellauni. Ipotizzano anche che il tesoro possa rappresentare un tributo al conquistatore romano. Un aspetto questo che accresce il mistero e l'appeal mediatico del tesoro. Si trattava davvero di un tributo per il famoso generale? Ad avviso degli archeologi molti indizi puntano in questa direzione, anche se gli esperti restano prudenti. La maggior parte delle monete – coniate dai Catuvellauni, ma sepolte in territorio Trinovante – potrebbe essere la traccia materiale di una sottomissione o di un pagamento imposto dai Romani durante la seconda spedizione di Cesare in Britannia (54 a.C.). Del resto le fonti raccontano di ingenti somme d’oro versate per comprare pace o alleanze, ma mai, fino ad ora, si erano trovate prove concrete di quei tributi. Si tratterebbe dunque - come osserva Claire Willetts, curatrice del Museo di Chelmsford - della prima prova archeologica delle lotte tra le tribù

Nello specifico il tesoro portato alla luce con l’utilizzo del metal detector consiste in 933 monete d'oro, per la maggior parte statere eastern british di tipo Whaddon Chase, con l’aggiunta di tre esemplari rari di altre tipologie e alcuni frammenti di un possibile contenitore ceramico o metallico. Gli esperti del British Museum hanno osservato che "il livello di conservazione, appare eccezionale. Le monete mantengono intatti i dettagli iconografici e le superfici quasi lucenti, segno di un seppellimento rapido e della tutela offerta dal terreno. L’omogeneità del deposito induce a pensare a una raccolta intenzionale, forse frutto di un solo atto di occultamento".

Il ritrovamento ha quindi una estrema importanza anche dal punto di vista scientifico, perché consente di “colmare alcune lacune nella documentazione archeologica di questo periodo”, come fa notare la consigliera comunale di Chelmsford, Jennie Lardge.

Dall'esposizione temporanea alla mostra permanente

Il tesoro di Great Baddow suscita un certo sbalordimento e pone domande importanti come “chi possedesse una così rilevante quantità di monete preziose” e “perché siano state sepolte”, come evidenzia Lori Rogerson, responsabile dei ritrovamenti dell'Essex.

I reperti saranno ora destinati alla visione pubblica nel Museo di Chelmsford . Nel 2026 il tesoro di Baddow sarà infatti esposto in maniera temporanea, poi dalla primavera del 2027 diverrà protagonista di una mostra permanente. Rappresenterà in defintiva una finestra aperta sulla storia della Britannia, sul complesso periodo dell’età del ferro e sull'influenza della presenza romana.

Notizia e foto tratta da tiscali.it
© Riproduzione riservata
22/05/2025 13:40:15


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