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Caso Cucchi: due carabinieri condannati a 12 anni per omicidio preterintenzionale

La sorella Ilaria: “Lo sapevamo”. Altri due militari sono stati ritenuti responsabili di falso

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Il caso della morte di Cucchi in carcere è stato affrontato ieri in due diversi processi. I giudici della prima Corte d'Assise di Roma, presieduta da Vincenzo Capozza, hanno condannato quattro dei cinque carabinieri imputati per la morte di Stefano Cucchi. Per la Corte, quello del geometra romano fu un omicidio preterintenzionale. I carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D'Alessandro sono stati condannati a 12 anni; assoluzione «per non aver commesso il fatto» invece per il militare dell'Arma Francesco Tedesco, unico imputato presente in aula. Condanna a 3 anni e 8 mesi per il maresciallo Roberto Mandolini e a 2 anni e mezzo per Tedesco, entrambi per l'accusa di falso. Subito sono arrivate le parole di soddisfazione di Ilaria Cucchi: «Stefano è stato ucciso, questo lo sapevamo e lo ripetiamo da 10 anni. Forse ora potrà risposare in pace. Il nostro pensiero va al carabiniere Casamassima e alla moglie». per Giovanni, il papà, «questa sentenza parla chiaro a tutti. Non vogliamo un colpevole ma i colpevoli e finalmente dopo 10 anni di processi li abbiamo». Anche la mamma, Rita Calore, ha sottolineato il tempo trascorso: «Un po' di sollievo dopo 10 anni di lotte e di dolore estenuante, di processi non veri. È quello che aspettavamo da 10 anni».

Il processo ai medici
La seconda corte d'assise di appello di Roma, al termine del terzo processo di secondo grado, ha invece emesso una sentenza di assoluzione e una di «non doversi procedere», perché il reato di omicidio colposo è ormai prescritto, nei confronti dei cinque medici dell'ospedale Sandro Pertini dove Cucchi morì il 22 ottobre del 2009, sei giorni dopo essere stato arrestato dai carabinieri per detenzione di stupefacenti. Accuse prescritte per il primario del Reparto di medicina protetta dell'ospedale dove fu ricoverato il geometra romano, Aldo Fierro, e altri tre medici Flaminia Bruno, Luigi De Marchis Preite e Silvia Di Carlo. Per Stefania Corbi la formula di assoluzione è «per non commesso il fatto». Per tutti il reato contestato è di omicidio colposo. Il processo ai medici del Pertini ha avuto un iter tortuoso. Tutti furono portati a processo inizialmente per l'accusa di abbandono d'incapace (nello stesso processo erano imputati anche tre infermieri e tre agenti della Polizia penitenziaria, assolti in via definitiva). Condannati nel giugno 2013 per il reato di omicidio colposo, gli stessi medici furono successivamente assolti in appello. E da lì iniziò una nuova vita processuale fatta di un primo intervento della Cassazione che rimandò indietro il processo. I nuovi giudici d'Appello confermarono l'assoluzione che fu impugnata dalla Procura generale. La Cassazione rinviò nuovamente disponendo una nuova attività dibattimentale conclusasi ieri. 

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
14/11/2019 21:52:24


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