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WWF: In toscana chiusura dell’anno in nero per la fauna selvatica

Chiudere la caccia alla pavoncella, specie in declino

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La Regione Toscana chiude l’anno mostrando ancora una volta disinteresse per la tutela della fauna selvatica e ignorando le indicazioni del mondo scientifico.

La Regione a fine ottobre ha infatti deciso, dopo anni di stop, di riapprovare la caccia alla Pavoncella(Vanellus vanellus), un elegante uccello trampoliere che frequenta le zone umide. 

Le Associazioni WWF, ENPA, LAC, LAV, Legambiente, LIPU, al fine di tutelare questa specie selvatica in grave difficoltà, hanno presentato una formale diffida, chiedendo il ritiro del provvedimento e l’interruzione degli abbattimenti.

Ad oggi, a tre settimane dalla diffida, nessuna risposta è arrivata dalla Regione, che ancora una volta appare preferire e favorire il mondo venatorio, piuttosto che tutelare la nostra fauna selvatica, patrimonio di tutta la collettività e per questo motivo facente parte del patrimonio indisponibile dello Stato.

Non ritirare il provvedimento di apertura della caccia alla Pavoncella rappresenta una decisione gravissima, visto che la Pavoncella figura nelle liste degli uccelli in declino e a rischio in tutta Europa. Per questo negli ultimi anni ne era stata vietata la caccia, su precise e pressanti richieste da parte dell’Unione Europea. 

Di recente, nel mese di ottobre, la Conferenza Stato - Regioni ha approvato un Piano nazionale per la “corretta gestione” della Pavoncella, nel quale si affermava che una forma limitata di caccia può essere ipotizzata, ma nell’ambito di un complessivo piano di sostegno della specie, con interventi di ripristino ambientale finalizzati all’aumento numerico della specie, la cui popolazione negli ultimi due decenni ha subìto una grave diminuzione. 

La Regione Toscana non si è fatta attendere, ed ha deciso di procedere subito alla riapertura della caccia, approvando l’abbattimento di 997 pavoncelle (delibera n. 1501 del 20.10.2025). 

Il provvedimento è stato approvato senza ancora che fosse arrivato il parere (obbligatorio) dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), ed ha trovato applicazione sfruttando la norma che permette di procedere per “silenzio-assenso” dopo 30 giorni dalla richiesta. Il parere dell’Istituto è poi però arrivato, con pochissimi giorni di ritardo, e si è rivelato un parere fortemente negativo, sia per quanto riguarda la riapertura del prelievo in sé, sia per quanto riguarda il numero di esemplari eventualmente prelevabili che i tempi del prelievo.

Scrive infatti l’Istituto che le Regioni, prima di riattivare il prelievo venatorio della specie, devono mettere in atto “al più presto” azioni di tutela e ripristino degli habitat idonei, nonché programmi di monitoraggio, e solo a fronte di questi valutare la sostenibilità di una forma di caccia.

Di fronte a questo, ci si aspetterebbe da parte della Regione una presa d’atto ed un immediato dietro-front sul prelievo.

Ma alla Regione Toscana, evidentemente, del parere del Mondo scientifico nulla interessa. Interessa soltanto accontentare i cacciatori. E quindi si fa tutto l’opposto: prima si ricomincia a sparare alla specie e poi (chissà se e quando, probabilmente mai) si farà qualche intervento a suo sostegno.

Le scelte della Regione segnano una fine d’anno tragica per la fauna selvatica toscana.

L’anno prossimo potrà essere migliore? 

Il Presidente Giani ha voluto avocare a sé la competenza sulla caccia, invece che delegarla, come di consueto, ad un Assessore. Lo ha fatto per agire in questo modo? Dimostri che la tutela della fauna conta più degli interessi venatori, fermando subito l’assurdo prelievo venatorio di questa specie. 

Guido Scoccianti

Delegato regionale WWF per la Toscana

Redazione
© Riproduzione riservata
28/12/2025 12:53:43


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