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“Cinque domande con”… Biagio La Monica, presidente della Croce Rossa di Sansepolcro

Quesiti importanti sottoposti dalla nostra redazione al numero uno del comitato biturgense
Prosegue con il mondo dell’associazionismo la nostra rubrica “Cinque domande con”: dopo la Confraternita di Misericordia è il turno di Biagio La Monica, presidente della Croce Rossa di Sansepolcro.
· Presidente si aspettava che il Coronavirus creasse un’epidemia di questa portata?
“Era una pandemia annunciata. Non possiamo farci illusioni: Covid-19 è più vicino a noi di quanto si possa immaginare. Lo raccontano le molte storie di persone contagiate, ricoverate in ospedale, decedute in poche settimane. Lo raccontano le storie dei potenziali positivi che non saranno mai diagnosticati, perché il sistema sanitario non ce la fa a sostenere la strategia del tampone per tutte le persone più a rischio. Purtroppo, contro il coronavirus si manifestano due approcci contrapposti: c'è chi continua come prima e chi, come l'Italia, sta riscoprendo il valore della sanità pubblica”.
· Secondo lei come nasce questo virus? E si potrebbe manifestare ancora, seppure in forme diverse?
“Sull’origine del Covid-19, che si sta diffondendo ad una velocità preoccupante, non ci sono certezze. Sono state date molte origini a questo virus, dal mercato del pesce al laboratorio BLS-4 di Wuhan. Probabilmente la vera origine non si saprà mai! Questa vicenda prima o poi finirà, ma intanto ci costringe a ripensare tutto. Dopo l’attacco terroristico alle Torri Gemelle del 2001 e la crisi finanziaria del 2008, la guerra contro questo virus invisibile e così contagioso è il terzo evento, dall’inizio del millennio, a ribaltare la storia, a scompigliare ogni certezza, a tramortire le nostre vite. Certo le epidemie sono tra gli eventi con maggiore potenza di trasformazione della storia umana”.
· Come si è organizzata e quali servizi ha erogato la Croce Rossa di Sansepolcro per far fronte a questa emergenza?
“Come ha rimarcato il nostro Presidente Nazionale, Francesco Rocca, anche adesso, in questa nuova “Solferino contemporanea”, ognuno di noi può fare la differenza. Ognuno di noi può essere da esempio come lo sono quotidianamente i nostri volontari in prima linea nelle ambulanze o a fianco di infermieri, medici e personale sanitario, così come quelli che contribuiscono a tenere aperto il nostro Comitato con tanti servizi solo apparentemente più “semplici”, ma non meno importanti. Ognuno di noi può e deve contribuire a sconfiggere questo virus. Come? Donando il sangue, vista la carenza nelle strutture sanitarie in questo periodo; aiutando gli anziani, le persone più fragili e gli immunodepressi, facendo loro la spesa e recapitandogli i farmaci a domicilio; diventando "volontario temporaneo" per contribuire a far fronte alle tante necessità della Valtiberina. Ma, soprattutto, essendo forti e resilienti. Il pensiero che ci guida, ossia le nostre idee, ci hanno consentito di trasformare questi momenti bui in una nuova rivoluzione, quella del “Tempo della gentilezza”.
· Crede che la politica sanitaria della Regione Toscana abbia fatto tutto quello che era possibile fare per combattere questa pandemia?
“Non spetta a me esprimere giudizi sulla politica sanitaria della Regione Toscana. La Croce Rossa Italiana ha fiducia negli uomini, nella scienza, nelle istituzioni. Non per ingenuo fideismo. Più semplicemente perché le alternative concrete sono ancor meno persuasive o addirittura non vi sono affatto”.
· Pensa che questa situazione nel futuro possa cambiare il modo di vivere delle persone?
“Quando la pandemia del Covid-19 sarà domata la nostra quotidianità potrebbe non essere più la stessa. Il giorno in cui riusciremo di casa, andremo a cena fuori, cammineremo nei parchi e torneremo a fare mille altre azioni che avevamo sempre dato per scontate, potremmo essere diversi, cambiati da settimane di quarantena. Anche se è nella natura umana il dimenticarsi presto delle tragedie passate per riprendere la vita di sempre, voglio augurarmi che il futuro post-emergenza possa trasformarci in persone più umane, più unite, più buone”.
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