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Concertone del Primo Maggio, Conte: “Sto con Fedez”. Letta: “La Rai chieda scusa”

L’Usigrai: «Via la politica dalla Rai, si cambi sistema».

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«La telefonata dei dirigenti di Rai3 a Fedez è sconcertante, intervenga la Vigilanza Rai contro la censura: i diritti civili e il rispetto per le persone LGBT non sono mai “inopportuni”». Parole di Fabrizio Marrazzo, portavoce Partito Gay per i diritti LGBT+, Solidale, Ambientalista e Liberale, la mattina dopo il tentativo (non riuscito) di censura a Fedez prima di salire sul palco del concertone del Primo Maggio: «Quanto accaduto dimostra che la politica deve essere lontana dalla Rai, chiediamo che venga fatta piena luce e verificati quanti altri episodi simili sono accaduti e non ne siamo a conoscenza». 

La mattina dopo il video sul tentativo di censura pubblicato su Twitter dallo stesso Fedez, la polemica, come prevedibile, è insomma esplosa. La Rai – la cui smentita è stata a sua volta smentita proprio dal video di Fedez – tenta nuovamente di smarcarsi, in una nota nella quale la dirigenza ribadisce che «l'intervento relativo alla vicedirettrice di Rai3 Ilaria Capitani non corrisponde integralmente a quanto riportato, essendo stati operati dei tagli (nel video di Fedez, n.d.r.)». In sostanza, spiega la nota, la Rai non avrebbe chiesto preventivamente i testi degli artisti intervenuti al concerto del Primo Maggio, «richiesta invece avanzata dalla società che organizza il concerto». Restano però le parole chiare della vicedirettrice Capitani, che – prosegue la nota – sarebbero state tagliate in alcuni passaggi per la Rai fondamentali: «Le parole realmente dette sono: "Mi scusi Fedez, sono Ilaria Capitani, vicedirettrice di Rai3, la Rai non ha proprio alcuna censura da fare. Nel senso che la Rai fa un acquisto di diritti e ripresa, quindi non è responsabile né della sua presenza, ci mancherebbe altro, né di quello che lei dirà. Ci tengo a sottolinearle che la Rai non ha assolutamente una censura, ok? Non è questo. Dopodiché io ritengo inopportuno il contesto, ma questa è una cosa sua».

Fabrizio Salini, Ad Rai, non vuole «equivoci» e non accetta «strumentalizzazioni che possano ledere la dignità aziendale e dei suoi dipendenti». Riferendosi alla registrazione della telefonata pubblicata sui social, dice: «Di certo in Rai non esiste e non deve esistere nessun "sistema", e se qualcuno, parlando in modo appropriato per conto e a nome della Rai, ha usato questa parola mi scuso. Su questo assicuro che sarà fatta luce con gli organizzatori». Ribadisce: «Nessuna censura». 

La polemica continua malgrado le nove smentite
Parole, quelle dell’ultimo passaggio – pronunciate dal vertice di Rai 3 – che non cambiano i termini della questione sollevata così clamorosamente da Fedez, e bastano a fare da detonatore: «Ci aspettiamo parole chiare dalla Rai, di accuse e chiarimento – dice questa mattina il leader del Pd, Enrico Letta, ospite su Radio 24 al Caffè della Domenica di Maria Latella – Voglio ringraziare Fedez: le sue parole forti che condividiamo in pieno, rendono possibile rompere un taboo, cioè che non si può parlare di diritti perché siamo in pandemia. Occuparsi di pandemia non vuol dire che non si possono fare battaglie per i diritti, ius soli, come ddl Zan». Anche Matteo Orfini, parlamentare del Partito Democratico pensa «che qualcuno debba chiedere scusa a nome della Rai, e qualcuno dovrebbe dimettersi – scrive su Twitter – Quanto accaduto non è accettabile in un'azienda che più di ogni altra dovrebbe tutelare la liberta d'espressione». L’ex premier Giuseppe Conte, su Twitter, è telegrafico: «Io sto con Fedez, nessuna censura». 

Il leader della Lega, Matteo Salvini, su Twitter definisce la polemica Fedez-Rai 3 «tutta interna alla sinistra: artista di sinistra, "censori" di sinistra. Viva la musica e la libertà. Aspettiamo che qualcuno paghi e si dimetta». Aggiunge come «nota bene»: «L'interlocutrice Rai registrata da Fedez era portavoce di Veltroni, sindaco Pd di Roma». Massimiliano Capitanio, capogruppo leghista in Vigilanza Rai, prova inutilmente a spostare l’attenzione: «Nella giornata dei diritti dei lavoratori, Fedez, contravvenendo alle regole Rai, ha sfilato con il cappellino Nike, dimenticando la tempesta di polemiche sullo sfruttamento del lavoro minorile in Cambogia che investì proprio quella multinazionale. Chi ha consentito a Fedez di fare pubblicità alla Nike?». Gli fa eco Isabella Rauti, senatrice di Fratelli d'Italia, responsabile del Dipartimento Pari Opportunità, Famiglia e Valori non negoziabili, tenta di spostare l’attenzione: «Fedez preferisce fare un comizio, trasformando il Concertone in un festival dell'Unita' vecchio stile. E, dal palco in diretta Rai3, mentre pubblicizza indirettamente la Nike indossando un cappello logato, il politico-cantante insulta, con tanto di nomi e cognomi, rappresentanti del mondo associativo pro Life, la cui “colpa” è quella di criticare il ddl Zan e l'introduzione del reato di omontrasfobia». La Rauti accusa Fedez di aver «abusato del servizio pubblico pagato da tutti noi e senza possibilità alcuna di contraddittorio». E, paradossalmente, lo attacca per aver «lanciato e imposto un messaggio politico a senso unico, funzionale alla più generale offensiva gender, ulteriore conferma di voler reprimere la libertà di espressione e di opinione di chi la pensa diversamente».

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
02/05/2021 13:57:41


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