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La sirena di Piazza Torre di Berta a Sansepolcro

Per molti anni un simbolo della vita cittadina

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Installata durante la seconda guerra mondiale in cima alla torre di Palazzo Inghirami, è rimasta in funzione fino al settembre 1987, suonando alle 12 di tutti i giorni, per le convocazioni del consiglio comunale e quando si verificavano incendi e incidenti. Oggi è un cimelio visibile

È stata per 40 e più anni uno dei punti di riferimento giornalieri di Sansepolcro. Sì, perché dal periodo della guerra fino al 1987 il suo suono inconfondibile, ripetuto a seconda delle circostanze, era un preciso messaggio alla popolazione biturgense. Parliamo della sirena di piazza Torre di Berta, ancora visibile in cima alla torre di Palazzo Inghirami, anche perchè defilata verso un angolo di essa. Chi ha oramai superato la cinquantina ricorda benissimo quel sibilo alquanto marcato – interrotto dagli attacchi e dagli stacchi - che incuteva persino un certo timore fra i bambini, specie se ti svegliava in piena notte, come diverse volte è successo. Non era una sirena di guerra (e la paura in quel caso sarebbe stata giustificata), ma udirla in solitudine ti faceva un effetto particolare; e allora era meglio se fossi stato in compagnia. Non è strano? E dire che la sirena suonava non soltanto per mettere in allerta i pompieri, ma anche per scandire le ore 12 (per cui tutti i giorni sapevi che a quell’ora ti saresti dovuto preparare) e per “convocare” il consiglio comunale. Parlo così perché, almeno fino a quando avevo una decina di anni, la sirena mi rendeva inquieto per il suono che emetteva; sembra assurdo, ma era più forte del sottoscritto: un’autentica fobia che con il tempo però si riesce a debellare, man mano che l’età comincia a salire verso la maturità. Ancora oggi il ricordo di quel suono è nitido nella mente e magari, nel ripensare a ciò che incuteva, sarei portato a riderci sopra. Tutti siamo stati bambini e ognuno aveva i propri piccoli terrori: chi uno, chi un altro, ma è normale che sia così. Semmai, anche quando si diventa adulti e ci si ripensa, si tende a tenere per sé questi ricordi (pensando che tu forse eri l’unico a provare quel tipo di paura), oppure se capita l’occasione lo dici a mo’ di confessione, ragion per cui da piccolo ti piaceva quella determinata ragazzina così come ti impauriva la sirena che suonava. A meno che non esca all’improvviso un’altra persona - quando meno te lo aspetti - che ti riveli proprio ciò che non avresti voluto far sapere; è successo infatti tempo addietro che, durante una normale conversazione, un biturgense – trattasi di un uomo che oggi ha 60 e più anni – uscisse candidamente con questa frase: “Ma pensa che quando ero piccolo mi faceva paura la sirena! Te la ricordi la sirena di piazza?”. A quel punto, confessai anch’io. “Come no! E allora stai tranquillo: anch’io avevo il tuo stesso problema”. Chissà allora quanti bambini e ragazzini potrebbero essersi agitati al suono della sirena! A questo punto, viene da chiederselo. Ma questo è soltanto un curioso risvolto legato a uno strumento che ha fatto parte della vita cittadina; tutti, quindi, siamo cresciuti anche a pane e… sirena. Anch’essa ha una propria storia: un inizio e una fine legata a un triste fatto di cronaca, che sa tanto di amaro. Per poco tempo, venne messa in funzione un’altra sirena, ma ben presto è sparita anch’essa: non ci sono più segnali di allarme, anche perché adesso basta una chiamata con il telefonino per informare chi di dovere e in maniera molto più veloce.  

La sirena non aveva logicamente orari, perché incendi, incidenti e allagamenti avrebbero potuto verificarsi a ogni ora del giorno e della notte. Fra le situazioni curiose che si sono verificate (erano gli anni ’70), si segnalano tre riprese durante lo svolgimento in costume del Palio della Balestra: speaker messo in silenzio, anche perché il volume del sibilo lo avrebbe coperto, con balestrieri di Gubbio e spettatori ospiti rimasti sorpresi, perché ovviamente solo i tiratori e la gente del posto sapevano di cosa si trattasse. I ricordati messaggi della sirena avevano le seguenti modalità: una sola volta, magari più lunga nella durata, significava che stavano scoccando le 12 e questo era l’unico appuntamento fisso quotidiano; anche le domeniche e nei giorni di festa la sirena era sempre pronta a ricordare il mezzogiorno e quando capitava a quell’ora di trovarsi in piazza Torre di Berta il suono arrivava forte. Se la sirena fosse suonata due volte, staccando fin quasi al silenzio e riattaccando subito, per i cittadini di Sansepolcro avrebbe significato convocazione del consiglio comunale e questo normalmente avveniva nel primo pomeriggio, non ovviamente nei fine settimana; se invece la sirena fosse suonata in altre ore (di notte, o comunque non in fasce prevedibili), era pressochè matematico che lo avrebbe fatto in media tre volte, perché era accaduto qualcosa. Attenzione però alle quattro volte (raramente, ma è capitato), perché si verificava quando la situazione era di enorme pericolo e avrebbe comportato un ingente spiegamento di forze per un incidente o per la rimozione di mezzi. Va detto che in quegli anni la voce più frequente era “incendi di bosco”, perché durante il periodo erano molti i focolai che si sviluppavano nel circondario della Valtiberina Toscana, spesso non con il carattere del dolo ma per pura negligenza. È stato così, seppure a fasi irregolari, fino al 1990 (quando comunque la sirena in questione non suonava già più), poi dal 1991 sono entrate in funzione le postazioni di avvistamento e oggi i roghi boschivi in zona sono per fortuna un evento molto raro anche in piena bella stagione e con il gran secco che impera. È capitato comunque che la sirena fosse stata suonata anche per abbondanti piogge o improvvisi temporali che avevano provocato allagamenti: un pomeriggio di quasi 50 anni fa, con il livello del Tevere arrivato molto vicino a quello del ponte, la sirena si fece sentire per ben nove volte complessive, ossia in tre distinti momenti. A quanto risulta, andrebbe anche chiarita la questione relativa alla durata temporale del suono; in poche parole, se le tre riprese della sirena fossero state più veloci nella frequenza, la situazione sarebbe stata più delicata e quindi più urgente a livello di intervento. “Niente di vero”: questo ci ha detto Mario Testerini, ex vigile del fuoco di lungo corso e anche capo del distaccamento volontari di via Anconetana. E a chi spettava il compito di suonare la sirena? “Ai vigili urbani in primis, ma anche a carabinieri, forze dell’ordine in generale e addetti del Comune – dichiara sempre Testerini – per cui, alla notizia di un incendio o di altri fatti, chi possedeva la chiave dello sportelletto si recava ai piedi della torre e azionava l’interruttore”. Testerini ricorda però anche una circostanza curiosa di anni fa: “Sentimmo suonare la sirena in piena notte e alcuni di noi erano al lavoro; mi riferisco ai turnisti della Buitoni. Ebbene, dovemmo chiedere il permesso per uscire, ma poi scoprimmo che non era successo nulla; tanta l’arrabbiatura per essere stati presi in giro, fino a quando non ci ricordammo che era la notte del 1° aprile e che quindi si era trattato di un “pesce” in piena regola. Anche la goliardia vuole la sua parte”. E per quale motivo a Sansepolcro c’è stata la sirena “pubblica”? “Era stata messa durante gli anni della seconda guerra mondiale – precisa ancora l’ex capo distaccamento – allo scopo di segnalare preallarme, allarme e cessato allarme”. La collocazione sulla torre di Palazzo Inghirami rispondeva all’esigenza della centralità geografica con la complicità di piazza Torre di Berta, che fungeva da ottima cassa di risonanza; il suono si sarebbe poi propagato nelle aree periferiche. Una sua caratteristica peculiare era proprio quella di essere avvertita anche a distanza: a San Giustino, per esempio, il rumore arrivava chiaro, ma con il vento favorevole anche a Selci Lama – che dista 7-8 chilometri – la sirena del Borgo era udita senza disturbi. “La grande attenzione alle necessità della popolazione – fa notare la storica locale Donatella Zanchi – è stata la causale principale che ha portato la sirena in città e il suono delle 12 che si mescolava con quello delle campane voleva far capire che per scandire il traguardo della mezza giornata vi erano sia lo strumento religioso che quello civico. Il fatto che poi suonasse più volte negli altri casi – è sempre la Zanchi a parlare – prende probabilmente ispirazione dalla campana della vicina Torre di Berta: se l’incaricato suonava una volta, vuol dire che era in arrivo un cavaliere; due volte equivalevano a due cavalieri e quindi oltre dieci volte a distesa indicavano un grave pericolo”. Perché questa tradizione è poi scomparsa? “Perché il suono della sirena era diventato fastidioso sia per i residenti della piazza che del raggio limitrofo ad essa – riprende Testerini – e in effetti mi rendo conto quanto sia problematico svegliarsi all’improvviso a causa di un forte suono (sui muri dei palazzi attigui si avvertivano le vibrazioni nda); arrivarono al proposito numerose lettere di cittadini nelle quali si invitava a far cessare la sirena e così fu”. L’ultima triplice volta della sirena di piazza Torre di Berta è un atroce scherzo del destino; questo strumento, che si trova in cima alla torre di Palazzo Inghirami, suona nella notte fra il 30 settembre e il 1° ottobre 1987 per un incidente stradale in cima alla salita di Valdegatti, vicino a San Leo di Anghiari. E la giovane vittima (36 anni) è il dottor Massimo Inghirami, valido industriale esponente proprio della nota famiglia biturgense, titolare della prestigiosa azienda di camicie e proprietaria dell’immobile. Dopodichè, la sirena di piazza non suonerà più: rimarrà e rimane tuttora un simbolo visibile per chi alza la testa. Per un breve periodo, era stata sostituita con un’altra, collocata a Palazzo delle Laudi e con un suono diverso e meno grave. Ha funzionato per un po’, prima di tacere anch’essa. L’era delle sirene al Borgo aveva terminato la propria parentesi.             

Redazione
© Riproduzione riservata
18/08/2021 08:45:04


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