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"Nel sesso orale non può esserci costrizione", carabiniere assolto dalla giudice: la sentenza shock

Una sentenza che se fosse confermata cancellerebbe anni di battaglie delle donne

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Sentenza che farà sicuramente discutere quella proveniente da Livorno. Nel testo scritto da una giudice donna emerge come "non può esserci mai costrizione nel rapporto orale". E così un carabiniere è stato assolto all'accusa di violenza sessuale. Una sentenza che se fosse confermata cancellerebbe anni di battaglie delle donne. L’estensore è appunto una giudice donna e in due passaggi, come emerso dalle motivazioni, si rischia di cancellare le garanzie di chi subisce una costrizione psicologica, una pressione, o anche un ricatto, in cambio di sesso. 

Il caso è stato riportato dal sito www.iltirreno.gelocal.it, e ha riguardato il processo nei confronti del maresciallo dei carabinieri Federico Dati, ex comandante del nucleo dell’ispettorato del lavoro di Livorno, assolto a metà aprile dai reati di concussione, tentata concussione, falso e violenza sessuale. Secondo l’accusa – tra il 2014 e il 2016 – avrebbe messo in atto ricatti sessuali sfruttando il proprio ruolo: in cambio di prestazioni, avrebbe promesso o comunque fatto intendere alle titolari di alcuni esercizi commerciali della provincia di Livorno, di non contestare le irregolarità che invece erano emerse nei controlli. "Al centro della contestazione il rapporto tra il maresciallo e la dipendente, poi diventata titolare, di un centro massaggi di Castiglioncello. I due, in più occasioni, avrebbero avuto rapporti sessuali, sia orali che completi. La donna, sentita in sede di incidente probatorio il 17 marzo 2017, aveva raccontato al giudice di essersi sentita costretta ad accondiscendere alle richieste perché davanti aveva 'un pezzo grosso'".

La premessa della giudice Tiziana Pasquali nelle motivazioni è che l’attendibilità della parte offesa sia di per sé debole. "Poiché - si legge - ben potrebbe l’esaminata aver rivenduto la propria relazione con l’imputato con spirito vendicativo, essendo in corso di verifica l’accusa nei suoi confronti di sfruttamento della prostituzione. E potendo ritenere collegabili le indagini a una iniziativa del Dati". E ancora: "La donna non descrive affatto comportamenti violenti da parte dell’imputato". "Solo in un caso ricorda che il Dati, per convincerla a una prestazione orale, le avrebbe avvicinato con forza la testa alle proprie parti intime, ma, ribadito che anzitutto non è in alcun modo specificato in quali concreti termini sia stata compiuta questa violenza, è ben chiaro che il gesto in sé non può comportare una coazione della continuazione del rapporto, che necessita, per le stesse modalità del tipo di rapporto sessuale, di una piena partecipazione attiva della donna". Una sentenza destinata a creare notevoli polemiche.

Notizia tratta dal Corriere dell'Umbria
© Riproduzione riservata
14/09/2021 06:33:54


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