Opinionisti Alessandro Ruzzi

Economia ed istituzioni

I rischi del prossimo futuro

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L'intervento delle istituzioni nell'attività di impresa rappresenta una delle principali connotazioni storiche nella divisione fra le società capitaliste e comuniste. L'evidente fallimento della economia di stato attuata nella Russia sovietica nel secolo passato sembrerebbe aver definitivamente risolto l'incertezza, ma ogni Stato interviene nell'economia in maniera pesante ogniqualvolta incentiva un settore economico, dal finanziamento all'aiutino legislativo, o delinea lo sviluppo verso determinate direzioni.

Con il piano nazionale di resilienza e ripresa, il tanto propagandato PNRR, si avrà di fatto un pesante intervento scritto a Roma su dettatura di Bruxelles.

Una transizione ecologica basata principalmente su elettrico a batterie espone l'Italia al cappio cinese (a questo punto conveniva avergli venduto l'Italia) e pochi benefici arreca al pianeta (vedere l'ultimo "presa diretta" aiuta).

Con questo intendo che gli interventi non possono sottrarsi alla scelta di politiche che trovino il favore dei principali stati dell'Unione europea come raccomandato dai vari settori economici di quelle nazioni. È evidente che il comparto automobilistico tedesco (il più importante d'Europa) avrà fatto sapere dove voleva l'aiutino, tanto per fare l'esempio; come contraltare, nessun settore economico italiano gode dello stesso peso in ambito europeo e quindi l'Italia investirà seguendo le linee di sviluppo concepite altrove. Anzi, visto lo strabordare dell'italian sounding direi che lassù nessuno ci ama (specie i nostri eletti). Già la determinazione della Commissione europea di proibire la commercializzazione di autoveicoli per uso privato salvo siano elettrici a partire dal 2035 pare andare nella direzione che le case automobilistiche tedesche privilegiavano visto che i loro listini annoverano già una percentuale elettrica elevata. Mi viene da pensare alla limitazione che incombe sulla italiana "valle dei motori". Lamborghini (100% tedesca) già dal 2024 avrà tre super car elettriche grazie al miliardo e mezzo investito da casa madre. Come compete la Ferrari automobili? Oltre a tutte le aziende italiane specializzate nella componentistica che si troveranno marginalizzate, siano esse marchi italiani o filiali italiane di marchi stranieri.

Contemporaneamente risulta evidente che i problemi del nostro sistema paese (costo del lavoro, politiche sindacali, burocrazia eccetera) si assommano a la politica fiscale non omogenea all'interno della Ue e vengono utilizzati come scusa apparentemente valida per abbandonare la produzione (ed i relativi lavoratori) in Italia; le multinazionali non sono opere di bene, si è sviluppata la corsa al licenziamento preventivo.

Personalmente avrei preso soltanto i denari che venivano concessi dalla Unione quale fondo perduto, ci ritroveremo (a Roma...) con una montagna di soldi da spendere in un arco di tempo breve dove i lavori saranno appena iniziati; dovremo restituire decine di miliardi per il niente. Niente per noi, tutto invece per gli amici degli amici che, potendo contare sull'intervento delle istituzioni nei settori su cui investire, si arricchiranno senza nulla dare al paese.

Questo cappello valga soltanto come prologo a futuri approfondimenti, ma serve a puntualizzare la mia contrarietà e preoccupazione ogniqualvolta le istituzioni abbiano qualunque parte attiva nei settori economici. Per esempio ho lamentato recentemente la scelta delle istituzioni locali aretine di sostenere il cosiddetto turismo, fregandosene della manifattura settore economico che pesa e tanto nella nostra provincia. Anche concedere i weekend senza traffico al centro città equivale a penalizzare gli esercizi in periferia: pur se i denari comunali vengono anche da tutti loro, la clientela viene spinta a favore di pochi!

Fare programmazione significa al più predisporre le infrastrutture che sono indispensabili; la disponibilità di rete è prodromica a tanti settori economici e questo è compito istituzionale, la nuova e vecchia Alitalia esempi di quello che non mi piace.

Apprezzai quindi l'iniziativa di oltre 15 anni fa ove la provincia di Arezzo fece fare un rapporto sul sistema economico aretino. Peccato che questo servì soltanto per fare un convegno. Lasciando dubbi sulla equità del costo (mi pare € 70.000) e sulla scelta dell'istituto (Nomisma, società legata a Prodi). Ma credo che coloro che lessero il rapporto ritrovarono spunti interessanti e degni di approfondimento. Peccato che furono ignorati e che la crisi mondiale innestata dal fallimento d'una banca d'affari statunitense sviluppatasi negli anni 2007- 2008 colpì la nostra provincia senza che le indicazioni di quel rapporto avessero portato a qualsivoglia tipo di protezione allora o dopo. Rimase ignoto.

Quindi lo ripeto, piuttosto di spendere € 31.000 per arricchire talune dirette covid con le immagini aeree della nostra città o € 80.000 per un libretto pubblicitario preelettorale (che nessuno nel mio palazzo ha ricevuto), avrei preferito una base reportistica che servisse poi come base di confronto fra il mondo delle imprese e le istituzioni affinché le istanze risultanti fossero poi rappresentate a livello più alto. I numeri camerali fanno riferimento ad un mondo vecchio, pensate a delocalizzazioni, filiali e quanto altro venga sovra o sotto valutato. Dove conta quanto oro hanno esportato gli affinatori o quelli che estraggono in Nuova Guinea. Mica glielo regalano.

Ultima annotazione: nel mio prezzo precedente ho parlato della necessità per le imprese aretine di investire in tecnologia. Non si deve intendere hardware, bensì mezzi e strumenti e persone per adeguare la propria azienda al cambiamento di modalità produttiva e rete distributiva che sta riguardando quasi tutti i settori. Per richiesta di "tirature" ridotte. In molti settori il grossista (inteso come colui che acquista e mette in magazzino) è scomparso, i negozi diventano sempre più spesso partner commerciali dei fabbricanti, i privati stessi sono a portata di mano: questo implica una rivoluzione tecnologica-mentale a cui nessuna azienda con più di 30 anni possa sottrarsi.

Redazione
© Riproduzione riservata
24/09/2021 17:20:41

Alessandro Ruzzi

Aretino doc, ha conseguito tre lauree universitarie in ambito economico-aziendale, con esperienza in decine di Paesi del mondo. Consulente direzionale e perito del Tribunale, attento osservatore del territorio aretino, ha cessato l'attività per motivi di salute, dedicandosi alla scrittura e lavorando gratuitamente per alcune testate giornalistiche nelle vesti di opinionista. alessandroruzzi@saturnonotizie.it


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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